Comitato Territoriale

Bergamo

Il CalciaStorie racconta Beppino

Ogni incontro del progetto “CalciaStorie” non lascia mai indifferenti, ma i due andati in scena la scorsa settimana, alla vigilia del 25 aprile, hanno davvero colpito i ragazzi dell’istituto Natta di Bergamo che stanno partecipando in questi mesi alla tappa orobica del progetto. Il “CalciaStorie”, organizzato a livello nazionale dalla Uisp e dalla Lega Calcio Serie A per dare un calcio al razzismo attraverso il recupero negli istituti scolastici della memoria storica, prevede che i ragazzi di ogni istituto scolastico coinvolto individuino una figura simbolo delle discriminazioni che, come nella società, anche nello sport purtroppo non mancano. Ecco che gli studenti del Natta, insieme al referente del progetto, lo psicologo dello sport Marco Gritti, hanno scelto di approfondire il profilo di Giuseppe Marcarini, giovane promessa del calcio bergamasco deportata durante la seconda guerra mondiale e che morirà a soli 24 anni per le sofferenze patite durante la prigionia in Germania.

La storia di Giuseppe, detto Beppino, è stata raccontata durante due incontri che si sono tenuti al Natta giovedì e venerdì scorso, alla vigilia della festa della Liberazione. Insieme a Gritti, a parlare ai ragazzi delle classi prime e seconde dell’istituto due ospiti d’eccezione: Elisabetta Ruffini, direttore dell’Isrec (Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea) di Bergamo e Francesco Sonzogni, nipote di Giuseppe Marcarini.

Sonzogni ha mostrato ai ragazzi la gavetta che Giuseppe Marcarini teneva sempre con sé durante la prigionia: sopra il giovane aveva inciso frasi come “Ritornerò cari tutti” o “Ai miei cari all’alba un ricordo, al tramonto un pensiero”, oltre all’elenco di tutti gli spostamenti in Italia e Germania. Una testimonianza commovente, toccante, che ha colpito i giovani ragazzi: “Ora proseguiremo nel progetto, che terminerà in concomitanza con la fine dell’anno scolastico – commenta Gritti -. La scelta di approfondire la figura di Marcarini è stata condivisa dai ragazzi: l’abbiamo proposta non a caso, visto che la storia dello sfortunato calciatore ha fatto parte della mostra “Campioni nella Memoria” organizzata poche settimane fa dalla Uisp di Bergamo”.

Non solo: la Uisp ha “adottato” il dossier di Giuseppe Marcarini, un approfondimento realizzato dagli studiosi dell’Isrec, insieme ad altre 18 figure di protagonisti dell’antifascismo bergamasco, in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione.

Giuseppe Marcarini nasce a Bergamo il 14 ottobre 1922, e ancora bambino resta orfano di entrambi i genitori. Una zia materna lo accoglie nella sua casa: nel 1942 è chiamato alle armi e inviato al distretto di Trieste. Beppino ha una passione: il calcio. Ancora oggi i suoi compaesani lo ricordano come una promessa del pallone, con il giovane che parteciperà anche al campionato durante il servizio militare. Il 9 settembre 1943, dopo l’armistizio, è fatto prigioniero dei nazisti insieme ai suoi commilitoni a Poggioreale del Carso. Inviato in Germania rifiuta l’adesione alla guerra nazifascista e l’arruolamento nell’esercito del Reich. E’ così che Beppino entra nell’universo dei campi di concentramento. A luglio 1945, a guerra finita, potrà finalmente tornare a casa: gli anni di prigionia hanno però minato il suo fisico e Beppino, malato di tubercolosi, muore il 24 giugno 1946 a 24 anni. Senza giocare a calcio, mai più. 

Fabio Spaterna

 

 

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