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Bergamo

Si conclude il CalciaStorie. Un'esperienza da ripetere

La stagione sportiva e quella scolastica sono ormai agli sgoccioli, e con queste è andata in archivio anche la prima edizione del “CalciaStorie”, il progetto antirazzista portato avanti a braccetto da Uisp e Lega Calcio Serie A in tutte le città italiane dove è presente una squadra del massimo campionato. Durante l'anno abbiamo reso conto delle varie tappe dell'iniziativa, che a Bergamo la Uisp ha organizzato all'istituto Natta, affidandone la realizzazione allo psicologo dello sport Marco Gritti che con competenza e passione ha saputo coinvolgere e interessare i ragazzi delle classi che hanno partecipato al progetto. Giovedì nell'aula magna è andata in scena l'ultima giornata del CalciaStorie: “E' stato un lavoro complesso. Più che teoria abbiamo fatto esperienza, pratica diretta, ricostruendo le esperienze di due figure come Arpad Weisz e Giuseppe Marcarini”, ha spiegato Gritti. Weisz è stato un allenatore vincente del Bologna, deportato e ucciso ad Auschwitz. “Beppino” Marcarini, invece, era una giovane promessa del calcio bergamasco che per il suo antifascismo fu deportato in Germania. Alla fine della guerra riuscì a tornare a casa, ma morì pochi mesi dopo per gli stenti della prigionia. Su Marcarini si è concentrato in particolare il lavoro dei ragazzi del Natta, che hanno tra le altre cose realizzato delle grandi mappe che hanno ricostruito le varie tappe della deportazione di Marcarini.

A parlare durante il CalciaStorie è stata quindi la storia, insieme a sui protagonisti. Gritti ha ricostruito le varie tappe di un'esperienza ricca, e a tratti dura da digerire per i giovani studenti: “A gennaio abbiamo incontrato il difensore dell'Atalanta Guglielmo Stendardo, poi il progetto si è sviluppato su più fronti: dalle lezioni in palestra di rugby, insieme al professor Di Fresco, all'incontro con i giocatori della Primavera dell'Atalanta alla Casa del Giovane”. Durante le varie giornate del CalciaStorie i ragazzi hanno potuto incontrare anche Francesco Sonzogni, nipote di Giuseppe Marcarini, e la direttrice dell'Isrec (Istituto per lo studio della Resistenza e dell'Età Contemporanea), Elisabetta Ruffini. Giovedì non è mancata una rappresentanza dell'Atalanta, con la società nerazzurra che si è spesa in prima persona per la buona riuscita del progetto: “A volte i campi di calcio si trasformano in campi di violenza, e questo non è accettabile – ha spiegato ai ragazzi la dottoressa Lucia Castelli, pedagogista del settore giovanile della società atalantina -. Questo accade solo nel calcio, perchè allo stadio si è in tanti e si tende a diminuire le responsabilità. Ringraziamo la Uisp per questa iniziativa: confidiamo in voi ragazzi, tifate con correttezza, e al tempo stesso fate sempre sport”.

Al Natta è arrivato anche uno dei responsabili del settore giovanile dell'Atalanta, ed ex giocatore professionista, Giancarlo Finardi: “Ho avuto la sfortuna di avere un'esperienza diretta in famiglia, visto che mio padre finì in un campo di concentramento. Dopo due mesi che era sotto le armi è finito in Germania: un'esperienza pesantissima, che comunque lui non mi ha mai voluto far pesare. A queste persone va portato un enorme rispetto”. “Lo sport ha costruito un pezzo importante del fascismo: bisogna essere attenti per saper scegliere”, ha aggiunto la direttrice dell'Isrec, Elisabetta Ruffini. Chiusura nelle parole del presidente della Uisp di Bergamo, Milvo Ferrandi: “Il CalciaStorie ha rappresentato un'esperienza molto importante. Abbiamo dato un senso diverso alla ricorrenza per i 70 anni della Liberazione, riscoprendo anche la figura di Marcarini. Ci sono tante cose che possiamo imparare e che possiamo portare a conoscenza degli altri”.

Fabio Spaterna

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