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Bologna

PISCINE CHIUSE O IN DIFFICOLTÀ

Il presidente di AcquaSeven Fabio Casadio analizza insieme al giornalista Marco Tarozzi la complicata situazione delle piscine.

PISCINE_CHIUSE_CASADIO_TAROZZIPiscine chiuse, o con la prospettiva di riaprire “a scartamento ridotto” non prima di febbraio. È una delle conseguenze di una pandemia che fa da sfondo alle nostre vite da quasi un anno e provoca apprensione, timori, speranze.

Una situazione che coinvolge molte realtà del territorio, e che cerchiamo di analizzare insieme a Fabio Casadio, presidente di AcquaSeven, il consorzio che dal 2015 rappresenta tutte le realtà che ruotano intorno alle piscine bolognesi, dai gestori agli utilizzatori, individuali o organizzati in società sportive. Una realtà che mette insieme progetti e aspettative di 2000 Service, Aics, Csi, Deakker, President, Sogese e Uisp, che attraverso il consorzio possono interfacciarsi, uniti, con l’amministrazione pubblica.

«Tutti insieme – spiega Casadio – avevamo presentato al Comune un piano economico-finanziario che teneva conto delle nostre potenzialità, dimostrando che la gestione stava a galla senza problemi. Che invece sono arrivati con la pandemia, facendo saltare gli equilibri del Pef. La normativa dice che se questi equilibri saltano per cause di forza maggiore, l’amministrazione comunale è tenuta a riassestarli. E infatti c’è stato un grande sforzo da parte del Comune, così come abbiamo potuto registrare un’attenzione del Governo che attraverso la cassa integrazione ci permette di salvaguardare il gruppo di lavoro. A questo punto, l’anello debole della catena è rappresentato dalle società sportive, che gestiscono i corsi. Essendo associazioni che si autofinanziano, il blocco totale dei corsi le sta mettendo in seria difficoltà».

Il problema di fondo è il perdurare di questo stop, ben oltre le più pessimistiche previsioni. L’attività si era rimessa in moto nel settembre scorso, ma già verso la fine di ottobre tutto si è nuovamente fermato. Inoltre i protocolli dello scorso autunno, a cui ogni gestore si era attenuto non senza ulteriori sforzi economici, appaiono superati: anche se si riuscisse a ripartire a febbraio (ma già affiorano dubbi), le misure di contenimento potrebbero prevedere ulteriori, penalizzanti restrizioni.«Ripartire con le attività e i corsi – continua Casadio – dopo tre mesi di lockdown e il periodo estivo che tradizionalmente comporta un calo delle presenze, ha comportato costi obbligati che sono già in bilancio: affitti, assicurazioni, campagne pubblicitarie sono già state pagate. A questo punto sorgono un paio di preoccupazioni forti. La prima, naturalmente, è che questa situazione perduri nel tempo. La seconda è che un’eventuale riapertura possa costituire un azzardo. Per intenderci: la media di utilizzo di una corsia è di dieci persone, e già i protocolli di settembre prevedevano un massimo di sette unità, con una riduzione del 30%, e con quei numeri si poteva assicurare un livello di sopravvivenza. Ora si ipotizza addirittura un rapporto individuale di uno a uno, ovvero di una persona a corsia: una riapertura a febbraio con modalità di questo tipo sarebbe impraticabile. Le spese non comprimibili affosserebbero definitivamente un gran numero di società».

Dunque, se la situazione non dovesse risolversi a breve, per il numero uno di Acquaseven resterebbe un’unica strada percorribile, una sorta di percorso virtuoso che coinvolgerebbe le stesse società, gli istituti bancari e finanziari, le istituzioni.

«Il ricorso al prestito bancario da parte delle società potrebbe diventare un passo obbligato. A questo punto entrerebbe in scena Cooperfidi, il cofidi di riferimento per economia cooperativa e no-profit, in funzione di garante verso le banche. L’auspicio è che la Regione Emilia-Romagna, che ha stanziato contributi proprio per arginare le difficoltà create dall’emergenza, scelga in quel caso di utilizzarli per coprire il debito nei confronti dello stesso garante. In questo momento delicatissimo, contiamo molto sul sostegno delle istituzioni, che hanno sempre riconosciuto il valore sociale del nostro mestiere. Le piscine hanno un ruolo fondamentale per la comunità, assicurano prevenzione e benessere. Sostenere chi le gestisce e le cura significa avere a cuore il futuro della collettività. Sperando che presto questa pandemia possa restare soltanto un brutto ricordo, liberandoci dalla sua morsa».

Di Marco Tarozzi.
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