VIVICITTA' 2011
IN ATTESA DEL VENTENNALE
27 giugno 1991 inizia la guerra in Slovenia
Quest'anno la manifestazione podistica del Vivicittà in BiH organizzata da Ass. ADL a Zavidovici - onlus, UISP Brescia e Cremona si arricchisce di nuovi e significativi appuntamenti.
Lo sport che unisce
Pallavolo, basket e atletica, Srebrenica, Bratunac e Zavidovici, quattro giorni di sport nei luoghi simbolo del conflitto in Yugoslavia. Ragazzi e ragazze italiani e bosniaci si incontreranno sul campo per affermare i valori dello sport e dell'amicizia. Schiacciate, canestri e sprint saranno le armi che ciascuno userà per vincere, singoli o in squadra per affrontare la sfida della convivenza e della pace.
Le squadre
Pallavolo femminile:
Pallavolo basket maschile:
Marcia del Vivicittà
Le date
Giovedì 21 Aprile - partenza in pullman da Brescia
Venerdì 22 Aprile - arrivo a Srebrenica
Pomeriggio : torneo di pallavolo nel palazzetto di Bratunac
Sabato 23 Aprile
Mattina: torneo di basket
sera: arrivo a Zavidovici
Domenica 24 Aprile
Mattina : manifestazione del Vivicittà
Pomeriggio : torneo di pallavolo
Lunedì 25 Aprile
Mattina : torneo basket
Pomeriggio : ritorno in Italia
Conoscere i luoghi
Durante le giornate verranno organizzate visite e incontri ai luoghi della memoria presenti nelle singole città. Saranno realizzati anche incontri di conoscenza tra studenti italiani e bosniaci. Particolare attenzione verrà posta alla conoscenza di associazioni, cooperative e cittadini che sostengono progetti di convivenza.
Come ogni anno il viaggio in Bosnia scatena emozioni, riflessioni, pensieri.
I fatti sportivi della vacanza sono rimasti e rimarranno sempre gli stessi: divertimento, bei momenti passati insieme, tensione agonistica, scambio di esperienze.
Molto toccante la visita al cimitero ed alla fabbrica, ai limiti della realtà il video del genocidio di Srebrenika, esperienza quasi massima della crudeltà umana. Ciò che mi ha impressionato in negativo quest'anno è stata la freddezza con cui siamo stati accolti dai cittadini (non dalle autorità e dagli studenti). La mia impressione è che gli abitanti di Zavidovici non "abbiano" più bisogno del nostro aiuto, sembra quasi che ci vedano come i soliti "italiani" che vanno lì solo per vincere le partite, non capiscono che lo spirito dell'esperienza non è quello.
Ormai è da quattro anni che vengo a Zavidovici e noto che il paese ha fatto passi da gigante: molte ristrutturazioni sono terminate, le strade pulite.
Forse è per questo che il calore della gente è diminuito, forse ritengono che la fase in cui avevano bisogno di aiuto sia finita. Anche il rapporto con le famiglie si è raffeddato, tre anni sono stato ospitato in famiglia e la ragazza che mi ha ospitato è diventata mia amica in pochi giorni mentre oggi non usciamo più insieme per divertirci.
Da quello che ho sentito anche altri ragazzi ospitati non trovano più la stessa accoglienza.
Secondo me nei prossimi anni bisognerebbe concentrare l'attenzione a Srebrenika che sembra urlare aiuto dalle strade anche se chiaramente la città di Zavidovici rimane il centro simbolico del nostro impegno.
In conclusione in questi anni questa esperienza mi ha dato tanto e mi ha fatto crescerre. Spero che altri ragazzi sperimentino questa esperienza.
LUIGI LORINI
E' il secondo anno che compio questo viaggio verso la Bosnia.
Essendo tra il gruppo dei giovani che hanno appena iniziato questo percorso, non ho grandi osservazioni da fare.
Sicuramente tra questo e lo scorso anno ci sono molte differenze, ma comuni tra i ragazzi bosniaci ed italiani, come ad esempio, gli sguardi la competizione che da gioco si trasforma in litigio; bisogna lavorare tutti insieme per poter far si che questi difetti diventino un elemento di comunione.
Ritengo, infine, che questo viaggio sia molto utile e intendo ripeterlo nuovamente per poter lavorare insieme a tutti per dare un contributo più concreto alle persone che hanno sofferto in una realtà difficile e molto diversa dalla nostra.
Luca Cabrini
Nei nostri pensieri non dovrebbe esserci un dubbio riguardo alla liberta', ne siamo costantemente alla ricerca senza però pensare che un nostro sacrosanto diritto che dovrebbe essere incarnato nell'umanità che non dovremmo avere bisogno di cercarla perché la liberta' non dovrebbe essere una ricerca, bensi' un punto di partenza.
Sta di fatto che comunque qualcuno la liberta' l'ha tolta e quindi è nostro diritto riprenderla, soprattutto non potremo mai ritenerci soddisfatti finchè tutti non avranno ciò che gli è dovuto.
Per fare questo non siamo chiamati a compiere grandi gesti, dobbiamo solo comportarci con la massima spontaneità e arrivare a cambiare il mondo con atti di generosità quotidiana.
Il nostro viaggio in Bosnia rappresenta proprio questo, il non accontentarci del fatto che a qualcuno la libertà è stata negata pesantamente, attraverso una guerra assurda come lo sono tutte le guerre.
Quindi portiamo semplicemente un pezzo di noi, senza pretese, andando alla ricerca di ciò che chiunque dovrebbe avere come diritto principale, cercando di aiutare per quanto sia possibile un popolo che nonostante la vicinanza al nostro ha vissuto una realtà compiutamente diversa e purtroppo molto triste.
Ciò che questi cinque giorni mi lasciano nel cuore sono un misto di varie emozioni e sensazioni; cinque giorni intensi,stancanti, divertenti e alle volte tristi. Cinque giorni a stretto contatto con un'altra realtà, diversa e per molti aspetti uguale.
Prima di partire non sapevo cosa aspettarmi e adesso che ritorno so cosa ho imparato, capito e ricevuto, e il tutto non è esente da sorprese.
I ragazzi bosniaci mi sono sembrati molto pentiti e disponibili e anche piacevolmente esaltati dalla nostra presenza. Ho percepito la sportività sul campo e fuori e ho avvertito anche l'agonismo necessario a rendere bello e speciale lo sport.
Credo inoltre di aver davvero vissuto, anche se per un tempo davvero breve, la famiglia che mi ha ospitato, tanto che solo dopo due giorni mi ero già quasi affezionata.
Sicuramente ciò che mi lascia questa esperienza sono tanti bei ricordi (purtroppo anche qualcuno brutto) e una maggiore consapevolezza di un'altra realtà.
Veronica Preseglio
Ed eccomi qua, sul pullman di ritorno dalla Bosnia che in questo momento è in coda esattamente come all'andata...con la differenza che, questa volta, non ho più tutta questa fretta di arrivare a destinazione. Lo ammetto, non avevo tutta questa sicurezza prima di partire: non conoscevo quasi nessuno dei miei compagni di viaggio e stavo andando in un posto di cui conoscevo soltanto il nome e la posizione sul mappamondo. Invece, contro ogni aspettativa, è stata un'esperienza bellissima: una volta rotto il ghiaccio e fatta un po' di amicizia con gli altri mi sono sentito parte di un gruppo di italiani che, quasi in rappresentanza del loro paese, andavano ancora una volta in Bosnia a giocare con ragazzi come loro e a portare allegria e solidarietà.
Il pretesto è stato quello dello sport che, anche se apparentemente rende avversari due gruppi, in realtà è la prima occasione di incontro tra due realtà diverse; tutti i rapporti che possono nascere in questo frangente si sviluppano poi nei momenti di convivenza post-sportivi: il soggiorno all'interno delle famiglie e i dialoghi con gli abitanti della città.
Per far questo è stato indispensabile conoscere la lingua inglese, mezzo che ha permesso l'incontro tra due modi di vivere, ricchi di tante piccole differenze.
Da questo viaggio porto a casa un sacco di bei ricordi ma anche tanti piccoli insegnamenti, primo tra tutti quello di non giudicare mai le persone prima di averle conosciute e poi, stare insieme è sempre bello e mi stupisco ogni volta di quante amicizie possa far nascere o rafforzare.
Dormire, mangiare, bere, conoscere, divertirsi, giocare, approfondire conoscenze, crearne di nuove, ragazzi, ragazze, scambiarsi libri, opinioni, idee, discussioni,
E' la prima volta che affronto questa esperienza e non voglio che sia l'ultima. C'è gente nuova che ho conosciuto proprio in questo viaggio ma sembra che ci conosca da molto più tempo, C'è gente che ho conosciuto da tanto tempo ma questo viaggio è usato un modo per approfondire questa amicizia.
Ringrazio tutti dagli autisti ai professori, degli ex alunni "veterani" degli "alunni" "pivelli" che come me hanno intrapreso questo viaggio per la prima volta.
Giacomo Bellini.
Siamo aperti dal lunedì al venerdì: