Il prossimo gennaio 2016 scade il termine utile per società sportive dilettantistiche di dotarsi dei Defibrillatori Semiautomatici Esterni (DAE). Come indicato infatti dal Decreto dell’allora Ministro della Salute, Renato Balduzzi, che regolamenta proprio la dotazione e l’utilizzo dei DAE, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2013, le società dilettantistiche hanno 30 mesi di tempo per adeguarsi al provvedimento, mentre per quelle professionistiche il termine era di 6 mesi.
Sono escluse dal provvedimento e quindi dall’obbligatorietà del possesso di un DAE le società dilettantistiche che svolgono attività a ridotto impegno cardiocircolatorio, quali: bocce, biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro, giochi da tavolo e sport assimilabili.
È ormai dimostrato dalla letteratura scientifica internazionale che in caso di arresto cardiaco improvviso un intervento di primo soccorso tempestivo e adeguato contribuisce ad aumentare la percentuale di sopravvivenza delle persone colpite. L’intervento di pronto soccorso comprende le manovre tipiche della rianimazione cardiopolmonare precoce, tra i quali il massaggio cardiaco, ma non solo. A queste prime manovre deve infatti seguire in tempo breve la disponibilità di un DAE. L’immediatezza del trattamento è fondamentale perché la defibrillazione è efficace se eseguita durante i primi 5 minuti successivi all’arresto cardiaco improvviso. È importante inoltre che tutti questi trattamenti siano integrati con l’intervento dell’équipe di rianimazione avanzata.
I defibrillatori semiautomatici esterni, essendo strumenti molto semplici da utilizzare, permettono al personale non sanitario specificamente addestrato di effettuare le procedure di defibrillazione, esonerandolo dal compito della diagnosi che viene effettuata dall’apparecchiatura stessa. Il riconoscimento della tipologia di aritmia è infatti automatico, mentre solo il comando avviene per mano dell’operatore. I DAE, analizzando il ritmo cardiaco, diagnosticano automaticamente la fibrillazione cardiaca ed erogano la scarica elettrica solo se riconoscono la fibrillazione ventricolare, ossia un ritmo cardiaco anomalo e caotico.
I DAE devono essere marcati CE come dispositivi medici, ai sensi della vigente normativa comunitaria e nazionale.
L’onere della dotazione del DAE e della sua manutenzione è a carico della società. Le società che operano in uno stesso impianto sportivo hanno la possibilità di associarsi ai fini dell’attuazione delle disposizioni stabilite dal Decreto Balduzzi. Inoltre le società singole o associate possono demandare gli oneri previsti al gestore dell’impianto sportivo attraverso un accordo che definisca chiaramente le responsabilità sull’uso e la gestione del dispositivo. In conclusione, il DAE può essere acquistato dalla società sportiva, da un gruppo di società sportive o da chi gestisce l’impianto sportivo.
Le società che utilizzano un impianto sportivo, in maniera permanente o anche solo temporaneamente come nei casi di una gara fuori casa, devono assicurarsi che sia presente un defibrillatore regolarmente funzionante. Nel caso di assenza nell’impianto ospitante, la società che si trova a gareggiare fuori casa, può comunque utilizzare il DAE in proprio possesso.
Per ogni società sportiva non esiste un numero prestabilito di tesserati da formare attraverso i corsi BLSD, ma il numero di persone adeguatamente addestrate deve essere sufficiente per garantire la presenza di almeno una persona formata durante tutte le attività, quindi sia nel corso delle competizioni sia degli allenamenti.
I DAE devono essere sempre disponibili, accessibili e funzionanti. Il dispositivo, adeguatamente segnalato e riconoscibile, deve essere posizionato in un luogo che sia equidistante da ogni punto dell’impianto sportivo. La distanza deve essere comunque percorribile in un tempo breve ed utile per garantire l’efficacia dell’intervento.
I defibrillatori devono essere inoltre sottoposti alle verifiche, ai controlli e alle manutenzioni periodiche secondo le scadenze previste dai manuali d’uso e nel rispetto delle vigenti normative in materia di apparati elettromedicali. Le società proprietarie dei DAE possono stipulare delle convenzioni con le Aziende Sanitarie o con soggetti privati in modo che essi provvedano alla manutenzione delle apparecchiature, ponendo comunque i costi a carico del proprietario.
Inoltre ogni società deve indicare un referente che si occupi di verificare regolarmente che il defibrillatore sia mantenuto in condizioni di operatività.
Per la loro fondamentale importanza è necessario che le tecniche di primo soccorso diventino un bagaglio di conoscenza comune e diffusa. Questa cultura specifica non può quindi essere esclusivo patrimonio delle professioni sanitarie, ma deve raggiungere la maggior parte della popolazione, in modo che ogni cittadino con un’adeguata formazione di rianimazione cardiopolmonare possa prestare soccorso.
In particolare, in base alla legge sui DAE, il loro uso in sede extraospedaliera è consentito anche al personale sanitario non medico e al personale non sanitario che abbia proprio ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione.
I corsi di formazione che consentano al personale non sanitario di utilizzare i defibrillatori comprendono l’addestramento teorico-pratico alle manovre di BLSD (Basic Life Support and Defibrillation), anche pediatrico. Per il personale formato deve essere prevista l’attività di riqualificazione ogni due anni.
I corsi BLSD possono essere svolti dalle organizzazioni medico-scientifiche senza scopo di lucro e dagli enti operanti nel settore dell’emergenza sanitaria, riconosciuti dalla regione in cui si svolgono le attività, che abbiano un rilievo nazionale e che dispongano di una rete di formazione.
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