Comitato Territoriale

Cagliari

La deriva di uno sport che non ci piace

Il comportamento sportivo diseducativo di protagonisti importanti dello sport. Ce ne parlano P.Casu presidente del Comitato e G.Loddo Responsabile del Calcio.

 

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori. Gente dal cuore generoso ma anche capace di buttare al vento le proprie virtù per un pallone. Eh già, perché gli italiani sono anche pallonari, hanno nel cuore un pallone per il quale sono capaci di perdere amicizie, litigare in famiglia o mandare a quel paese il datore di lavoro, compromettendo i loro rapporti personali.

Che strani questi italiani, sono capaci di non scendere in piazza a lottare per i loro diritti infranti ma farebbero carte false, e riempirebbero ettari di piazze, per rivendicare i diritti della loro squadra del cuore.

E poi ci sono loro, i beniamini, quelli che fanno una parata all’ultimo secondo che vale la coppa del mondo, quelli che fanno uno stratosferico gol in rovesciata che vale un campionato, quelli che esternano sentimenti davanti alle telecamere o ai giornalisti della carta stampata. E quei gesti sono amplificati dalla loro importanza, più lotti per qualcosa di importante e più è alta la cassa di risonanza di quel che dici e fai.

Ma ci sono anche i capitani, i giocatori più rappresentativi della squadra, gli uomini simbolo, le bandiere di una società, quelli che arrivano prima al campo, quelli che danno l’esempio, quelli che soffrono e si sacrificano per i loro compagni di squadra, quelli che ci mettono la faccia quando si perde e quando si vince. Capitano, mio capitano, l’intoccabile dei suoi tifosi, colui che «durante la gara è l'unico ad avere facoltà di interpellare l'arbitro, in forma corretta e a gioco fermo, per chiedere chiarimenti in merito alle decisioni assunte e per formulare eventuali riserve”. In “forma corretta” appunto, ed è questa la discriminante tra chi pensa che il “Capitano possa dire ciò che vuole e chiedere (e non sindacare) spiegazioni”. Sono due cose nettamente differenti. E tutto ciò che fa e dice il capitano ha una cassa di risonanza, a certi livelli, soprattutto tra i più giovani, nei bambini che imitano i loro beniamini quando fanno gol e in tutto quello che fanno e dicono.

Ecco perché “il Respect e il no to racism, il Fair Play come modello di vita, il Self Control sono importanti in queste persone, perché hanno maggiore responsabilità” dice Pietro Casu, presidente del CoTerritoriale mitato UISP di Cagliari. “Gli esempi di questi personaggi famosi dello sport, a tutti i livelli … “ continua l’ex Presidente della Lega Calcio del Comitato UISP Campidanese “ … in particolare nel calcio, vengono poi riportati anche a livelli amatoriale. Gli arbitri vengono accerchiati, insultati, offesi, derisi per una decisione sfortunata o per una episodio dubbio. Questo non è più sport, non si esporta più la cultura della sconfitta, l’accettazione di quel che succede nel campo, subito si pensa alla malafede dell’arbitro”.

E allora, via ai freni inibitori “Un arbitro all'altezza non infrange il sogno di una squadra che ha messo tutto in campo per 90 minuti. Ha voluto fare il protagonista. Un essere umano non può fischiare un episodio stra-dubbio, dopo una gara del genere a meno che al posto del cuore non abbia un bidone dell’immondizia. Se non hai la personalità per stare a questi livelli, allora vai in tribuna con la famiglia, compra le patatine e goditi lo spettacolo” spara a zero così il capitano della Juventus Gianluigi Buffon, all’indomani di una partita di calcio in Champions League, dopo un rigore subito negli ultimi 30’ secondi di gioco, che rincara la dose “E poi non sei un uomo, queste cose qua le fanno gli animali, non gli uomini. Questo arbitro ha la sensibilità di un bidone dell'immondizia. Avrebbe dovuto capire il disastro che stava facendo.” Buffon si esprime ancora sull’arbitro: “Devi capire il disastro che stai facendo. Se non hai sensibilità, stai in tribuna a mangiare patatine. L’arbitro non ha visto la partita d’andata, non conosceva i giocatori in campo, non sapeva un cazzo”. Caduta di stile, non certo quella di Alessandro Del Piero, benianimo e uomo di esempio di tutti i bianconeri e gli italiani "Quando Gigi ha parlato dell'arbitro... Ho fatto fatica a comprenderlo, onestamente" ha commenta così le parole di Gigi Buffon nel post partita di Real-Juve. 

Sono gli stessi freni inibitori u po’ mollati che hanno altri protagonisti dello sport, come alcuni dirigenti di rango del calcio che conta, come lo sfondone sessista di Massimo Ferrero presidente della Sampdoria, che alla fine del derby della lanterna di pochi giorni fa si è infatti lasciato andare ad una battuta alquanto imbarazzante. Per cercare di spiegare come la sua squadra avrebbe dovuto affrontare il Grifone, ha ammesso: «Se mi tengo stretto Giampaolo? Se lo tiene stretto la moglie. Io gli posso volere bene perché oltre ad un maestro di calcio è un uomo per bene, una grande persona e grande lavoratore: sta lì 12 ore a staccarsi i maroni con questi che quando vedono la palla non la buttano dentro. Ma la porta è come una donna, va penetrata!” Caduta di stile.

Ed anche gli allenatori non sono di meglio, ci ricordiamo benissimo le famose polemiche di un tale Jose Mourinho, denominato “The Special One” quello delle manette al vento per accusare gli arbitri, quello che parlava di “prostituzione intellettuale” e di “Zero Tituli” o dei soldi dell’Unicef al Barça (sponsor sulle maglie) per stigmatizzare sconfitte e insuccessi. Caduta di stile.

E ci ritornano in mente, infine, le gaffe di Carlo Tavecchio, l’ex Presidente della FIGC. In principio fu lo scivolone su “Optì Poba è venuto qua, che prima mangiava banane ed ora gioca titolare nella Lazio”, poi arrivò lo scivolone sugli italiani violenti “La violenza è nel DNA Italiano, anche nel gioco delle biglie o delle bocce” sugli ebrei  "io non ho nulla sugli ebrei, sono il primo a sostenerli. Ma è meglio tenerli a bada" e sulle donne simili agli uomini “Finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio. Invece abbiamo riscontrato che sono simili.” Tre anni di gaffe continue, come quella sui Gay “Io non ho nulla sugli omossessuali però teneteli lontani da me. Io sono normalissimo.” Caduta di stile.

Chiude Pietro Casu “Abbiamo bisogno di altro in Italia di una nuova cultura dell’accettazione delle diversità, accettare le varie forme di diversità per convivere con esse rispettandole, e poi c’è quella altrettanto importante della sconfitta e della vittoria. Vincere e perseguire il successo è una motivazione positiva ed essenziale per lo sviluppo e la crescita di una persona, di un bambino in particolare, che diventa negativa quando è presentata come unico e solo obiettivo da percorrere.

Gli fa eco l’attuale responsabile della Struttura di Attività del Calcio UISP di Cagliari, Loddo Giovanni, sull’episodio di Buffon dichiara “Capisco il suo rammarico, ma da un capitano della Nazionale e della Juventus certe parole dette in tv vanno censurate, poi ci lamentiamo che nei campi di calcio dilettantistici picchiano gli arbitri, senza dubbio non ci facciamo bella figura. Lui avrebbe dovuto dare un esempio ai giovani che lo ascoltavano ossia a quelli che un domani diventeranno giocatori, arbitri e uomini.

E’ proprio vero, alcuni protagonisti del mondo sportivo dovrebbero avere loro la “sensibilità di tacere”, stiamo vivendo una povertà educativa senza precedenti e queste tematiche vanno messe al centro dell’agenda quotidiana di un ente di promozione sportiva come il nostro.

#finoallafine #fairplay #Respect

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