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Calcio anno zero: ma il calcio Uisp è sempre più sociale

 

Anno zero è il leitmotiv che accompagna i titoli dei giornali di questi giorni, all’indomani di Italia-Svezia. In alcuni casi l’analisi si ferma lì, al tecnico, ai giocatori, al modulo, ai vivai. In altri allunga un po' il collo alle responsabilità politiche della Federcalcio. In qualche caso la visuale si allarga alla critica di un modello e alla necessità di provare a rifondare il sistema calcio e il sistema sport su basi diverse. Questo tipo di dibattito, nel quale l’Uisp è impgnata da tanto tempo, ci interessa di più. E ci si accorge finalmente che il gioco piú bello del mondo ci è stato scippato. E intanto  il calcio sociale e per tutti Uisp continua il suo impegno sul territorio e progetta nuove strategie e nuovi approcci per renderlo sempre più inclusivo. E lancia un appuntamento per provare a discuterne insieme, a bocce ferme: sabato 25 e domenica 26 novembre a Montecatini Terme si terrà il seminario nazionale della Struttura di attività calcio Uisp, dal titolo “Patto associativo e calcio sociale”, cui prenderanno parte  circa 130 dirigenti provenienti da tutta Italia.

“Il nostro obiettivo è condividere un percorso di evoluzione con i vari livelli della struttura, dal territorio al regionale al nazionale – spiega Alessandro Baldi, responsabile calcio Uisp – Adattiamo le regole del gioco che tanto amiamo evidenziando tutte le caratteristiche che tutelino i nostri soci e quindi il nostro calcio. Andiamo incontro a tutte le persone che vedono questo sport come un momento ricreativo, ludico, inclusivo. È stato un processo lungo, attento e condiviso, perchè crediamo che sia il momento di innovare e investire le nostre risorse umane ed economiche in un calcio sociale. Per fare questo attingiamo a tutte quelle attività che con lo strumento calcio fanno integrazione, coinvolgono le donne, le persone detenute, gli over 50, con azioni mirate a spostare sempre più l’asticella verso un calcio che sia veramente sociale”.

Un esempio?
“A Montecatini presenteremo il primo campionato nazionale Uisp di calcio camminato, che partirà a breve, coinvolgerà undici città con otto squadre ciascuna e giocherà le sue finali nell’ambito delle finali nazionali del calcio Uisp. Protagonisti saranno uomini e donne over 50, che hanno ancora voglia di divertirsi con il gioco più bello del mondo. Poi di esempi ne avremmo tanti e storici, la rassegna nazionale di Matti per il calcio (guarda il servizio di Sportabilia, Rai Sport 1), il tradizionale appuntamento con i Mondiali Antirazzisti (guarda il servizio di Rai Sport 1), oltre a tante esperienze territoriali di squadre composte da richiedenti asilo: il calcio Uisp non sta a guardare, è dentro la società e si impegna per la sua crescita”.

Tanti i commenti di giornalisti ed esperti del mondo sportivo apparsi in rete dopo la debacle di lunedì 13: “Sono abbastanza vecchio da ricordare l'eliminazione dell'Italia calcistica dai Mondiali di calcio del 1958 – ha scritto il sociologo dello sport, Nicola Porro, dopo l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali di calcio 2018 - Ci vollero dodici anni per ritrovare la strada. La Germania sprofondò dieci anni fa e seppe ripartire aprendo i vivai (a proposito di ius soli...), finanziando l'avviamento alla pratica e il ruolo della scuola pubblica. E poi: senza cercare capri espiatori, ma ci rendiamo conto di chi dirige e governa il sistema calcio italiano? Come può il grande calcio essere rappresentativo di un Paese se è talmente autoreferenziale da selezionare così le sue dirigenze? Spero che la politica senta il dovere di battere un colpo, se ne è capace”.

L’eliminazione dell’Italia ha dato vita a commenti anche sopra le righe, ad uno di questi ha risposto il giornalista Nicola Sbetti dalla sua pagina Facebook: “Un noto politico italiano ha twittato che siamo usciti perché in Serie A ci sono troppi stranieri... ma che dire di quei potenziali talenti nati e cresciuti in Italia ma che non possono giocare perché senza cittadinanza?”. "

Anche il giornalista Carlo Paris è intervenuto dalla sua pagina Facebook evidenziando le ipocrisie del calcio italiano: “ Vedo che il n.1 del Coni ed il ministro dello sport parlano di necessaria ricostruzione del calcio italiano. Sarebbe stato meglio intervenire prima ma questo è un problema interno al calcio che solo il calcio avrebbe potuto affrontare. Dunque, al di là delle sacrosante parole di Malagò e Lotti, il calcio di Tavecchio e Lotito farà una rivoluzione contro se stesso? La risposta è facile: No! Perché se Tavecchio sta lì è perché lo hanno votato democraticamente. Dunque, ipocrisie del giorno dopo la sconfitta a parte, questo siamo e questo esprimiamo. Vedrete che verrà trovato un personaggio presentabile magari come Ct e tutti staranno zitti. E si continuerà a fare tutto come prima. Ogni tanto mi vengono sulle labbra parole come valori sportivi , etica, professionalità , passione ... ma le rimando subito giù. Non è aria”.

“Stavolta siamo all'anno sottozero – scrive il sociologo Pippo Russo sul sito calciomercato.it -  Perché abbiamo bruciato anche quelle risorse che in occasione delle precedenti ripartenze era stato possibile utilizzare. A cominciare da un minimo di peso politico internazionale, che nei momenti decisivi faceva la differenza. L'Italia viene trattata come una nazionale di seconda fascia, a dispetto di chi continuava a illudersi che gli organizzatori avrebbero fatto di tutto per averla ai Mondiali. Se non ci salviamo noi non ci salva nessuno. E la strada da fare sarà lunghissima”. Per leggere l'articolo integrale clicca qui

Lo psicologo dello sport Alberto Cei, ha affrontato la questione dal punto di vista del ct, andando ad analizzare le cause dei tanti errori commessi: “Il limite principale di Ventura è stato di non avere saputo costruire una squadra unita e fornire una leadership condivisa – scrive Cei nel suo blog sull’Huffington post - Tavecchio disse: "Vogliamo fare qualcosa di straordinario ed entrare nella storia", ma a tale scopo si deve costruire un clima motivazionale in cui ogni calciatore si senta unito agli altri da un filo che è un amalgama di volontà, tenacia, impegno, coraggio e umiltà. Questa costruzione viene prima di ogni schema o tattica di gioco, perché la sua funzione è di esaltare il valore umano di ognuno, che in una squadra unita su queste basi diventa molto di più della somma dei singoli valori". Per leggere l’articolo integrale clicca qui 

(da Uispress n. 40 del 17 Novembre 2017)

 

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