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Calcio: si riparte con una nuova stagione e vecchi razzismi

Combattere il razzismo fuori e dentro gli stadi dalla Serie A ai campetti di periferia. Il 7 ottobre a Roma iniziativa Uisp e Rete FARE

 

Parma, 20 settembre 2019 – Il campionato è ormai avviato e a caratterizzare le giornate non è solo quello che dovrebbe essere il vero protagonista, cioè il gioco, le azioni, i gol. La bellezza insomma. E' invece ancora l'ennesimo episodio di razzismo. Di nuovo a Cagliari. L'anno scorso vittima Muntari, questa volta Lukaku, uno dei più grandi giocatori al mondo. L'ululato dagli spalti e pure l'offesa postpartita in TV. L'abbiamo ripetuto più volte, fino allo sfinimento, che la misura è colma.
 
Ma partiamo per una volta dalla buona notizia: l'immediata decisione di TeleLombardia di stigmatizzare il commento razzista dell'opinionista sportivo. La gravità di quelle parole sta nel loro subdolo messaggio che sa di disprezzo e nel potere della diffusione in diretta televisiva. Su queste battute troppo spesso si è sorvolato, con superficialità, minimizzandone significato e impatto. Il calcio è una ribalta permanente con una capacità di moltiplicare all'infinito i messaggi. Dovrebbe essere il mezzo formidabile per veicolare valori positivi, mai odio. Questo dovrebbe essere in un paese civile e antirazzista. Certamente non accade solo in TV e non solo nel calcio. Del resto fino a poche settimane fa occupavano posizioni di governo personalità che hanno fatto del rilancio dei messaggi di odio un mantra quotidiano. Un'immagine per tutte quella dell'ex ministro degli Interni con personaggi pluricondannati noti a tutti per la loro violenza e criminalità.
 
Combattere il razzismo è cosa seria e si può riuscire a sconfiggere il fenomeno solo con impegno e un lavoro di lunga lena, profondo. Sono anni che si chiede l'applicazione di regole e l'assunzione di provvedimenti. Questi sono indispensabili per espellere una volta per tutte violenti e razzisti dagli stadi. Ma è evidente che finora non ha funzionato. Le ragioni sono diverse.  Prima di tutto l'applicazione poco convinta e mai resa efficace. E per essere efficace dev'essere un obiettivo perseguito con impegno straordinario coinvolgendo in modo corale ogni ambito. Società civile, istituzioni e mondo sportivo all'unisono devono parlare un linguaggio che non offra spazi e giustificazioni ad atteggiamenti razzisti. Ma abbiamo detto che lo stadio è una potentissima ribalda e per questo va trattato con la dovuta attenzione. In Italia purtroppo siamo di fronte a qualcosa di più ampio. Evidentemente abbiamo davanti una società malata che necessita di un impegno generale per sradicare il razzismo. E' per questo che la lotta deve andare di pari passo fuori e dentro gli stadi. Ricostruire una cultura del rispetto e della valorizzazione delle differenze parte da lontano. Qualcosa che passa necessariamente attraverso un percorso che ridisegni l'immaginario abbrutito da messaggi e comportamenti venuti anche da chi rivestiva ruoli istituzionali senza che ciò venisse sanzionato e perseguito adeguatamente.
 
La condanna per le offese razziste all'ex ministra Cecile Kyenge è stato un segnale importante che dovrebbe essere seguito da altre iniziative legali per stigmatizzare comportamenti razzisti troppo spesso sottovalutati. Servirebbe perché ci sono stati segnali, ribaditi ogni giorno, che hanno ferito decenni di cultura europea e italiana legata ai diritti e solidale. Quella parte di identità europea di cui essere fieri e costruita con coraggio e generosità dai nostri genitori dopo l'orrore della guerra e su cui è stata scritta la nostra Costituzione. Salvini non è più ministro, ma la cattiveria e l'odio seminati restano e sono diffusi. Sono un sintomo che va al di là della singola figura o forza politica. E' tutt'altro che facile, e sicuramente non istantaneo, riuscire a invertire la rotta. Evidentemente iI germe del razzismo è rimasto solo sopito in troppe realtà della società e quando trova sbocco e riconoscimento politico si esprime senza più riserve. La denuncia e condanna a tutti i livelli degli episodi razzisti che segnano il campionato di serie A o B sono importanti e indispensabili anche per questo. Per il loro effetto simbolico e propagatore.
 
Al contempo va osservata con altrettanta attenzione e adottata la stessa fermezza nelle serie di livello meno visibili. Quelle dei campionati dilettanti, amatoriali, nei campetti di periferia. Là dove troppo spesso si sedimenta e si esprime il razzismo che coinvolge  giocatori, arbitri, allenatori così come genitori e pubblico. L'incitazione all'offesa razzista, all'aggressione, sono ovunque e con questo dobbiamo fare seriamente i conti. C'è una grande sottovalutazione verso quello che accade nei luoghi dello sport diffuso e anche lì è necessario agire con rigore. Lilian Thuram, socialmente impegnato nella lotta al razzismo  ricorda che quando ad essere offeso con insulti razzisti è un giocatore di alto livello come è stato lui, questo trova la forza e gli strumenti per difendersi, mentre i bambini o giovani che quella notorietà non hanno continueranno a subire. Anche a loro bisogna pensare quando si denuncia ogni episodio di razzismo in uno stadio importante. Per il riflesso che ha nell'immaginario di chi è "invisibile". Sia la vittima dell'offesa che di chi l'ha praticata. E' un segnale anche per loro. Questo è il mondo e il mestiere dell'Uisp che, nella sua storia e nelle attività di tutti i giorni, lavora nei territori, dal basso, prima di tutto con le ragazze e i ragazzi. Da troppo tempo lo spazio bello e gioioso del calcio è malato. Come tutta la società nel suo insieme. Alcuni segnali lasciano una speranza. Serve un'assunzione di impegno a vari livelli, servono messaggi netti dalle istituzioni alla società civile per sconfiggere la cultura dell'odio. Dal bar, al mondo digitale dei social, ai media. Il 7 ottobre a Roma si svolgerà presso l'UNAR che patrocina l'iniziativa, una tavola rotonda promossa dalla rete FARE insieme all'Uisp. Sono stati invitati FIGC, Assocalciatori, Assoallenatori, Lega Calcio Serie A e B, Lega dilettanti, UNHCR, per discutere insieme su come rilanciare un fronte unito contro il razzismo. Sarà l'occasione per verificare se siamo pronti a fare squadra, ognuno esercitando la propria parte, per dare un calcio al razzismo, per imprimere una svolta, aprire una nuova stagione antirazzista senza se e senza ma del calcio italiano. Dipende da tutti noi se riusciremo a restituire al calcio l'innata bellezza multicolore del gioco. Quello che parla una lingua universale, che fa giocare nel rispetto tutte e tutti, di ogni colore e identità.


(Fonte: Ufficio Stampa & Comunicazione UISP Nazionale - Raffaella Chiodo Karpinsky, membro del Board della rete FARE)

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TITOLI ASSEGNATI 2019

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  • Pol. Real Sanvittorese (Lazio Sud-Est)  - Lazio

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  • ASD GS Sterpeti  (Pesaro) - Marche

Rappresentativa Calcio a 11 Maschile

  • Empoli - Toscana

Rappresentativa Calcio a 5 Maschile

  • Latina - Lazio

Rappresentativa Calcio a 5 Femminile

  • Arezzo - Toscana

Finali Nazionali Calcio a 11

  • Cral Angelini Abruzzo - Abruzzo/Molise

Trofeo Nazionale Uisp Calcio a 11

  • SSD Live Love Lift (BAT) - Puglia

Finali Calcio a 5 Maschile

  • Fabietto Bar Antrodoco - Lazio

Trofeo Uisp Nazionale Calcio a 5 Maschile

  • Giuliano Marmi - Piemonte

Finali Calcio a 5 Femminile

  • L'Alter Ego - Toscana

Trofeo Nazionale Uisp Calcio a 5 Femminile

  • U.S.D. Barcanova Calcio - Piemonte

Finali Calcio Camminato

  • WFC Panchester United Isrt - Marche

Trofeo Nazionale Uisp Calcio Camminato

  • ASD Il Progetto/Uisp Pordenone - Friuli-Venezia Giulia

Titolo Nazionale Calcio a 7

  • Nottingham Forest - Toscana

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  • Circolo Arci "Svegliarci" Palagiano - Puglia

Finali Calcio a 11 Over 35

  • Vigor Old Boys - Calabria

Trofeo Nazionale Uisp Calcio a 11 Over 35

  • Asdc BSporting (Brescia) - Lombardia