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La prima donna arbitro di calcio in Europa è stata dell’Uisp

Luciano Senatori, storico dirigente dell'Uisp, ci racconta la storia di Maria Grazia Pinna, una delle protagoniste dei settant'anni Uisp

 

Parma, 02 marzo 2018 - Nel celebrare i settant’anni della nascita dell’Uisp, tra i tanti episodi e vicende vissute conviene ricordare che in Italia, ma quasi certamente anche in Europa, il primo arbitro di calcio al femminile ha la licenza rilasciata dalla Lega nazionale calcio Uisp. Sul finire degli anni ’70 del secolo scorso ad un corso di formazione per arbitri di calcio, promosso dall’Uisp Firenze, con profondo stupore di molti si presenta una ragazza trentenne di Cagliari residente a Firenze: Maria Grazia Pinna. Ammessa al corso, dopo tre mesi di frequenza è promossa ed ottiene la licenza per poter arbitrare partite di calcio in quegli anni soltanto maschili. Lo farà con passione e capacità atletiche e tecniche nonostante i pregiudizi e la cultura maschilista ancora imperante.

GUARDA IL VIDEO con l'intervista a Maria Grazia Pinna

In quel periodo non era la sola arbitro di calcio donna, tre giovani ragazze, due sarde e una romana, arbitravano partite maschili della Federcalcio, ma lo facevano quasi clandestinamente, il loro tentativo finì nell’oblio, la Federazione italiana arbitri non ha mai riconosciuto quell’attività. Maria Grazia Pinna rimase così la sola donna a scendere in campo per giudicare il gioco degli uomini e dei ragazzi e lo fece, come lei sostiene, con grande gioia e soddisfazione nonostante i pregiudizi e le critiche di tanti giornalisti che ritenevano inadatto ad una donna fare l’arbitro di calcio.

Infatti l’esperienza della prima donna arbitro di calcio fa scalpore. Siamo in pieno inverno del 1979, sul campo del Barco, nella periferia ovest di Firenze, (un rettangolo di fango con due isole di terra secca sotto le porte), si confrontano due squadre di calcio categoria Piccoli azzurri Uisp: Colonnata e Fiorenza. Quel primo pomeriggio di sabato, fatto insolito, diecine di giornalisti, fotoreporter e video operatori, nazionali e locali sono accalcati vicino agli spogliatoi. Perché tanto interesse? Per la prima volta in Italia, almeno in forma ufficiale, una donna è designata ad arbitrare la partita di calcio.

Il giorno dopo tra tanti articoli di giornale e servizi televisivi si legge: “Signora arbitro, ricorda com’è finita la partita? Uno a uno, mi pare, (invece il risultato era 3-0)”. Il Corriere della Sera del 13 febbraio, titola così la cronaca della partita firmata da Bruno Tucci. Una cronaca minuziosa dedicata all’arbitra, una donna, in cui il giornalista non perde l’occasione per rimarcare i limiti, la debolezza, la quasi incapacità del sesso debole ad arbitrare una partita di calcio. Dopo avere raccontato la vita di Maria Grazia Pinna, trentaseienne sarda, vedova e madre di due figli, elogiandone spregiudicatezza e coraggio nell’affrontare le vicende della vita, il giornalista utilizza tutte le sue capacità per far dire alle persone presenti, nel dopo partita, il loro punto di vista rispetto all’arbitro femminile.

“La donna arbitro non fischia mai, o poco”, “non capisce la differenza tra un fallo da punire con rigore anziché con punizione”, “non capisce niente”, “non ha esperienza”, “è andata male”, “un macello”.

Il giornalista sintetizza il suo pensiero elogiando le capacità della donna nelle sue funzioni di madre e di cittadina operosa, ma cercando di distruggerla nel ruolo fino a quel momento riservato esclusivamente ai maschi. Maria Grazia incurante delle critiche e dello scalpore suscitato prosegue assiduamente gli arbitraggi “attaccando il fischietto al chiodo” quando superati i cinquant’anni, dice lei, era giusto lasciare spazio ai giovani.

Pur nella relativa modestia dell’esperimento e nel poco seguito avuto in quegli anni, grazie al “coraggio” e alla provocazione messa in atto dalla Lega calcio Uisp, è stato infranto un altro tabù, un modo di pensare e di collocare la donna nella società. L’Uisp ha creato le condizioni per realizzare il gesto di sfida di Maria Grazia Pinna, indifferente ai giudizi di perbenisti e di molti dirigenti dello sport italiano.  Nei giorni precedenti la partita i giornali pubblicarono le foto dell’arbitra con la divisa nera in pantaloncini corti, suscitando un commento quasi generalizzato: tutto sommato ha delle belle gambe. Lei comunque era orgogliosa anche di questo giudizio, era orgogliosa di essere donna.

In questi giorni, nell’intervista rilasciata nel contesto delle memorie per il settantesimo dell’Unione, Maria Grazia Pinna sottolinea che i suoi ricordi belli sono in primis quelli dell’amicizia, della stima e del rispetto da parte di tutto l’ambiente calcistico dell’Uisp di Firenze.

Questa piccola ma significativa storia non trova riscontro nelle pubblicazioni Uisp dell’epoca, sicuramente troppo impegnate nel confronto aperto sulla avvenuta unificazione con l’ARCI, ma certamente è sedimentata nell’impegno delle donne Uisp che lo considerarono un altro passo in avanti sulla strada verso la parità di genere nello sport. Da quel momento trascorreranno solo alcuni anni e l’Uisp pubblicherà la “Carta dei diritti delle donne nello sport” approvata dal Parlamento Europeo nel 1987

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Trofeo Nazionale Uisp Calcio a 11 Over 35

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