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Campania

Resistenza Civile intervista Antonio Marciano

Intervista ad Antonio Marciano presidente Uisp Campania
Lo sport di base sta affrontando ancora un periodo grigio. Durante l’emergenza covid tutte le attività sportive si sono fermate e la riapertura adesso è difficile. Per capire in che modo lo sport di base possa ripartire, e che misure siano state messe in campo, ne abbiamo parlato con il neo presidente della UISP Campania Antonio Marciano che parla di un disastro, arginato per ora, ma che rischia di pesare sulle società sportive, ma lancia anche un messaggio di speranza per la ripartenza. Antonio Marciano è uno dei più giovani dirigenti sportivi in Italia. Per anni ha guidato il comitato UISP della Zona Flegrea aumentandone le attività e i tesserati. 
 
 
Dopo un anno di pandemia, lo sport continua a essere assente da qualsiasi dibattito. Perché?
 
Dire che lo sport sia assente da qualsiasi dibattito non è del tutto vero, si è parlato tanto del campionato di serie A, di Olimpiadi, di autonomia del CONI e di riaprire gli stadi per gli Europei di calcio; possiamo dunque dire che si è parlato dello sport che tira, quello dei campioni, quello che fa leggere i giornali! Ma come spesso capita ci siamo dimenticati di raccontare lo sport di base, quello della gente comune, quello che non fa fare audience e non fa comprare i giornali; ma che per quanto si faccia finta di girare la faccia altrove è il cardine dello sport Italiano. I centri dove vanno a scuola calcio i nostri figli o i corsi di nuoto o danza, le palestre che ci consentono di praticare attività sportiva per la nostra salute, purtroppo non fanno audience e oggi a malincuore devo dire che chi nel nostro Paese ha responsabilità informative cerca la via più facile: quella dello sport che fa spettacolo, lo sport del campione anziché raccontare lo sport che riguarda la vita di tutti noi e dei nostri quartieri.
 
La pandemia ha avuto però un grosso impatto sulle piccole associazioni sportive. Come si supera questa grande crisi?
 
Ormai dopo più di un anno di chiusure, a cui bisogna aggiungere altre risorse investite per adeguarsi inutilmente ai protocolli, questa è una domanda da un milione di dollari! Credo che oggi lo sport debba avere la forza e gli aiuti adeguati per riprogrammarsi, servirà una qualità e uno sforzo organizzativo sempre maggiore nelle proposte di sport da fare ai cittadini, garantendo sicurezza e inventandosi nuovi modi di gareggiare senza mai far morire il valore dell’incontro che ogni disciplina porta con sé; sono convinto che lo sport potrà fare molto per la ripresa, in quanto il lungo periodo di lockdown ha sottolineato la necessità di lavorare insieme per un nuovo modello di sport sociale e sostenibile all’interno del quale vengono condivisi valori che l’UISP porta avanti da 72 anni, lo sport è lo sbocco perfetto per aiutare le persone a riprendersi. Che si tratti di semplice sport “guardato” o quello più attivo e “praticato”, lo sport incoraggia la realizzazione fisica e mentale, è educazione non formale; pertanto bisogna riabilitare e riorganizzare i luoghi dello sport, dove la persona ha l’occasione di vivere se stessa nella propria interezza.
 
Dall’Europa arriveranno i soldi del Next Generation Ue. Può essere uno strumento di ripartenza?
 
Come ha detto anche il presidente di Sport e Salute vito Cozzoli “lo sport è a impatto zero, green, circolare e sostenibile per sua natura” pertanto credo che non si possa prescindere dallo sport come protagonista del futuro green che si sta prospettando in Europa; a questo se ci affianchiamo quanto lo sport sia fondamentale per il contrasto di malattie come l’obesità ed il diabete e come ciò incida ed inciderà sempre di più sul sistema sanitario nazionale, oppure quanto lo sport sia fondamentale per l’integrazione e la coesione dei nostri territori, allora credo che i fondi di cui parliamo non servino per il rilancio dello sport: è rilanciare lo sport che diventa fondamentale per le future generazioni.
 
Lo sport amatoriale è in ginocchio, quali sono i maggiori problemi? 
 
Credo che il problema maggiore sia quello di perdere gran parte dell’enorme capitale sociale rappresentato dalle associazioni e società sportive del territorio, alla fine di tutto molti sodalizi non riusciranno più a riprendere le attività con ovvie ripercussioni sul fronte occupazionale (i sussidi, se non sono già finiti, non dureranno per sempre) e sociale, in quanto i nostri territori perderanno presidi di socialità, legalità e benessere soprattutto in quelle zone più a rischio. Purtroppo senza aiuti adeguati e con costi fissi che ogni mese pesano, lo scenario non potrà essere altro.
 
I giovani sono in panchina, secondo lei cosa servirà per farli diventare di nuovi protagonisti? 
 
Effettivamente in Italia da troppo tempo gli indicatori sulle nuove generazioni sono ai minimi europei, innanzitutto credo bisogni guardare con maggiore serietà agli obiettivi di sviluppo 1 e 10 della Comunità europea, ovvero quelli relativi alle povertà d alle diseguaglianze, inoltre sono del parere che i nostri giovani oltre a cercare di essere aggiornati in un mondo che corre ormai sempre più veloce senza farsene accorgere, debbano guardare con interesse le opportunità che sta aprendo il settore delle nuove tecnologie e della green economy, cercando di sviluppare sempre più il rapporto con il territorio.
 
Com’è la situazione in altri paesi europei? E in Italia cosa si poteva fare? 
 
Al netto che il concetto di sport in Europa non è quello prettamente “spettacolistico” e di tempo libero che si tende dare in Italia, questa parte viene giustamente presa come dovrebbe essere ossia come quella parte di sport che seppur importante rappresenta meno del 5% delle persone che lo praticano, ma comunque il Covid ha colpito duramente in tutta Europa, magari con aiuti differenti ma comunque in tutti i settori. In Italia sarebbe stato opportuno dare sostegni pensati con nesso di causa, che fossero davvero proporzionati ai bilanci delle associazioni e società sportive; altra cosa che ha definitivamente affossato lo sport è stata l’assoluta mancanza di una proiezione per il futuro; dover stare chiusi senza una strategia per ripartire. Inoltre anche le Regioni avrebbero potuto fare di più, ma al netto di qualcuna virtuosa non ho visto molto. La Campania se volessimo fare una classifica sarebbe agli ultimi posti sotto questo aspetto.
 
Lei è diventato presidente della UISP CAMPANIA nel momento più difficile per lo sport di base. Quali sono i suoi obbiettivi? 
 
Effettivamente il momento non è dei migliori ma sarà una sfida seppur complicata molto affascinante, l’obiettivo è quello di costruire, attraverso lo sport sociale e grazie alle nostre società ed associazioni sportive affiliate, un sistema che possa servire alle persone a riappropriarsi del proprio corpo, dei propri spazi e dunque della propria vita. Portando avanti una proposta sportiva incentrata sull’individuo e sulle proprie potenzialità anziché sul risultato. Sono del parere che questo sia il futuro dello sport: aiutare le persone a crescere sotto il profilo fisico e mentale, essere uno strumento che aiuti i territori a sviluppare una serie di modelli in grado di accrescere le politiche di welfare oltre alle proposte di un turismo sostenibile.
 
Antonio Marciano nasce a Pozzuoli il 24 Gennaio del 1982, sposato un figlio e un’altra in arrivo. Spinto da sempre per una forte passione per l’organizzazione di eventi sportivi e sociali ad appena 12 anni organizza i suoi primi campionati di calcio scolastici, con ovvie ripercussioni sia a casa con i miei genitori che con i docenti (era più fuori dalla classe che dentro!). A 16 anni fonda la sua prima associazione sportiva che arriverà a contare circa 600 associati, essendo sin da giovanissimo diventato quasi un lavoro, si specializza presto in tema di fiscalità e organizzazione degli enti del terzo settore. Per i suoi ideali si avvicina a circa 18 anni al mondo UISP, diventandone più avanti dirigente considerati i numeri dei suoi tesserati, ma soprattutto la passione che mi animava. A 26 anni avvia la sua attività di consulente per gli enti del terzo settore; a 31 viene eletto presidente del Comitato Uisp Zona Flegrea, a 39 ossia nel febbraio scorso viene eletto come presidente dell’Uisp Campania.
 

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