Settore di Attività Nazionale

Ciclismo

L'ufficio su due ruote

Ieri a pagina 27 del quotidiano "La Stampa" si parlava di ciclo guide.

Uscito ieri un pezzo sul tema mestieri del ciclismo, a firma Pagani Elisabetta, dove si pone l'accento su temi interessanti, compreso il tema delle ciclo-guide.

UISP Ciclismo ha potuto dire la sua sul tema, purtroppo la parte pubblicata è una riduzione dell'intero conteso ( gli spazi ridotti hanno costretto).

Eccovi il testo completo inviato alla redazione.

Sul tema “ciclo guide” cominciamo con il dire che UISP, al pari di altri Enti di promozione sportiva riconosciuti dallo stato italiano, ha una serie di attività che sono certificate ed autorizzate dai vari organismi competenti.

In specifico, UISP detiene i riconoscimenti del C.O.N.I. nonché del Ministero dell’Istruzione ed ha protocolli d’intesa per la formazione, in particolare la struttura di ciclismo, da molti anni, promuove un percorso formativo per l’accompagnatore cicloturistico.

Bisogna però stare ben attenti a non travisare le parole.

Si tratta di fare, attraverso la bici, dell’attività ludica per il piacere della scoperta del territorio, se vogliamo usare meglio il concetto, si tratta di fare del “turismo in bici” accompagnato da persone preparate.

In tale contesto, U.I.S.P ciclismo, propone la formazione di una figura qualificata per promuovere l’ attività di accompagnatore all’interno di un ambito associativo e non al di fuori di esso.

Il corso spiega ampiamente quali siano le differenze tra il mondo delle associazioni e quello del lavoro nonché quello professionale.

Al corso vengono spiegate le differenze e le peculiarità dell’operare come libero professionista/imprenditore, cosa significhi aprire una P.IVA, iscriversi ad un albo, essere un operatore del turismo e quali “riconoscimenti” occorre avere.
Al corso vengono anche illustrati quali sono i vantaggi ed i limiti della legislazione, in tema di operatività nell’ambito di un’associazione.

Quindi la figura che viene “formata” consegue titolarità ed operatività per uno specifico ambito, quello delle associazioni, in tale contesto non vi è difficoltà, come associazione e purché previsto dallo statuto, a promuovere la sinergia e la cooperazione con enti di promozione del territorio e con strutture ricettive per muovere le due ruote.

Questo a condizione che si operi sempre nei parametri previsti dalla legislazione vigente.

Quindi, qualora la ciclo-guida operasse a titolo di servizio o professionale, dovrebbe abilitare parametri contabili/fiscali, così come spiegato ai corsi e previsto dalla legge.

Molte associazioni prevedono corsi formativi di tale portata con percorsi, più o meno, simili.

Per fare ulteriore chiarezza, alcune regioni riconoscono, previo corso di formazione, esame ed abilitazione specifica, alcune figure abilitate ad operare in ambito professionale/turistico.

Non in tutte le regioni esiste un albo specifico per la figura della “guida in bicicletta” oppure della “guida alpina” oppure del “maestro di sci”.

In molti corsi regionali, non viene neppure toccato il tema del “turismo in bicicletta” e le problematiche connesse all’essere professionalmente preparati ad affrontarle, eppure la guida che esce da questi corsi può essere una figura riconosciuta ed abilitata in tale ambito ciclistico, spesso pur senza averne alcuna competenza e capacità.

Questo è una lacuna, un paradosso che si cerca di colmare con la cooperazione tra enti di promozione sportiva , istituzioni ed enti di promozione del territorio.

In alcune regioni, come Sardegna e Liguria ad esempio, si è andati e si sta andando verso un integrazione di queste figure che vengono dal mondo delle associazioni, cercando di consentire loro un accesso a quel riconoscimento professionale che gli manca.

In altre regioni, si cerca di promuovere questa integrazione.

Il problema non è tecnico, bensì (purtroppo) politico e spesso si fa molta fatica a creare integrazione in un mondo che, in genere, tiene le porte chiuse.

I numeri dell’economia del ciclismo sono interessanti

Secondo un recente rapporto di Legambiente sull’economia della bicicletta il cicloturismo in Italia vale poco più di 2 miliardi di euro, una cifra modesta rispetto a un potenziale stimato di 3,2 miliardi e, soprattutto, nei confronti di altri Paesi del Vecchio Continente. La sola Germania, con 11,4 miliardi di euro/anno, raccoglie il 25% dei 44 miliardi spesi in Europa per viaggiare a pedali con la Francia come unico rivale concreto con 7,5 miliardi. A superarci in classifica però, sono pure Gran Bretagna con 2,8 miliardi, Svezia e Olanda con 2,6 e la “fredda” Finlandia che riesce a raccogliere dalle sue ciclovie 2,2 miliardi di euro annui.
Il problema del Bel Paese sarebbe nella carenza di infrastrutture e, soprattutto, nell’inadeguatezza dei servizi.

Il turismo in bicicletta si sta conquistando spazio, è il nuovo modo di viaggiare e sta incontrando interesse in sempre più nuovi appassionati, anche grazia all’avvento della mobilità assistita (leggi e-bike)

In Austria già da tempo credono in questi concetti, secondo le fonti dell’Ente Turismo, il 25% dell’incoming in quel paese è legato alla bicicletta e la vicina Svizzera non è da meno3,3 milioni di ciclo-turisti hanno sfruttato la rete ciclabile effettuando 330.000 pernottamenti (di cui 200.000 in albergo) ed hanno consumato beni e servizi.

Il Biciturismo non è più un attività dedicata ai soli appassionati ma coinvolge tutta la famiglia (bimbi compresi) e la vera differenza la fanno i percorsi in sicurezza ed i costi più accessibili.

Noi viviamo in uno strano paese, cosciente di questa potenzialità ma che vive nella più alta concentrazione di automobili d’Europa (dato in crescita costante dal 2013).

Stando all’ultimo rapporto sulla mobilità (presentato da Isfort – Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti), lo scorso aprile in Italia si sono registrate 624 auto ogni 1000 abitanti a fronte di un tasso medio Europeo di 490.
Questo significa, in un paese come il nostro con 60 milioni di abitanti, che ci sono 8 milioni di auto in più sulle strade rispetto alla media in Europa.

Significa anche che le politiche di mobilità sono spesso “ingessate” nel dover tenere conto del parametro auto e che gli spazi per percorsi ciclabili e ciclisti sono sempre in secondo piano.

Da noi i turisti con la bici passano su strade spesso pericolose e vengono ritenuti una “nicchia” di eccentrici sui quale non vale la pena investire ma i numeri sopra citati credo dimostrino ampiamente il contrario.

Ecco quindi che il sostegno alla bici, alla viabilità ad essa dedicata e lo sviluppo di nuove figure come la guida cicloturistica possono diventare un volano per il turismo in Italia ed UISP Ciclismo s'impegna per questo.

 

 NOTIZIE DA UISP NAZIONALE

 

 

 

 

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BIKE CARD Tutorial

La Direzione Nazionale UISP ha comunicato a tutti i livelli che in data 01 febbraio 2023 è stato sottoscritto, nel rispetto delle prerogative di ciascun organismo, il rinnovo della Convenzione UISP - FCI per il 2023

Hanno sottoscritto la convenzione 2023 i seguenti Enti: US ACLI, CSAIN, AICS, LIBERTAS, CSEN, ACSI, CSI, UISP e ASI (con Bike Card). I loro tesserati possono regolarmente partecipare alle gare e alle manifestazioni amatoriali e cicloturistiche della FCI.

Dal 09/02/23 OPES ha sottoscritto la convenzione 2023. I loro tesserati, in possesso della Bike Card, possono regolarmente partecipare alle gare e alle manifestazioni amatoriali e cicloturistiche della FCI.

 

Per agevolare le procedure, è possibile verificare la presenza del ciclista nel database della Bike Card, accedendo alla procedura on line direttamente da questo link oppure tramite l’immagine sottostante

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