MODENA - Capoeira, taekwondo, corpo libero, parkour, wushu. Se si vuole definire il tricking bisogna partire da qui: dalla mescolanza della ginnastica artistica con le arti marziali, del combattimento con lo spettacolo. A pieno titolo dunque questa disciplina entra a far parte dei "Percorsi Indysciplinati", il progetto dell'Unione Italiana Sport Per tutti che abbraccia vari sport giovanili "destrutturati" dallo skate al parkour. "Il tricking - racconta Alberto Poli, atleta dell'associazione sportiva Team Vertical Limit - prende forma durante gli anni Sessanta nelle esibizioni di arti marziali acrobatiche. Solo a partire dagli anni Novanta però ha iniziato ad avere successo, a dire la verità soprattutto fuori dall'Italia. Nel corso del tempo ci si è allontanati sempre più dal combattimento per concentrarsi sul freestyle: prendendo spunto da discipline distanti tra loro si è andati a cercare forme e combinazioni semplicemente belle da vedere".
Nato da contaminazioni di sport e specialità diverse, il tricking raccoglie praticanti provenienti da molti ambiti. "Alcuni - spiega Poli - sono veterani di arti marziali con grande tecnica, altri arrivano dal mondo della ginnastica ma esistono anche quelli che partono da zero: è una disciplina accessibile a tutti". Caratterizzato da salti, capriole e atterraggi morbidi il tricking, a differenza del parkour, si presenta come un'attività prettamente indoor da svolgersi su un tatami o un comune tappeto da ginnastica. "Anche per questo suo non essere uno sport urbano - afferma Franco Biavati, responsabile innovazione e sviluppo Uisp - il tricking ha avuto meno risonanza mediatica del parkour: gli atleti non si pongono in termini di contestazione e di riappropriazione degli spazi cittadini ma 'si limitano' a spingere all'estremo la libertà del corpo. Il lavoro per l'associazione è solo agli inizi ma il progetto è quello di predisporre al più presto un protocollo formativo per i nostri istruttori".