PIACENZA - "Arte dello spostamento". Fu questo uno dei primi nomi con cui si provò a descrivere il parkour, l'arte dello spostarsi nel modo più efficiente possibile da un punto A a un punto B senza badare troppo alla spettacolarità del gesto. Forse è questo il punto di contatto con il ciclismo, l'altra grande passione del responsabile del neonato gruppo di parkour della Uisp Emilia-Romagna, Massimo Barani. "Fino ai 20 anni - racconta - mi sono dedicato alla bici, anche per il downhill e il freestyle. Da qui mi sono avvicinato al parkour come a un gioco: ora, dopo sei anni di pratica, ho scoperto che è qualcosa di molto più complesso".
Ventiseienne, di Piacenza, Barani - conosciuto trai i tracciatori col soprannome di Koi - ha cominciato ad allenarsi insieme a un gruppo di amici in palestra e solo successivamente, volendo entrare a far parte di un'associazione già strutturata, si è avvicinato alla Uisp. "All'epoca erano ancora poche le realtà in Italia a dare spazio a quest'attività e la Uisp ci sembrò garantire l'offerta sportiva migliore. Ora che abbiamo costituito un gruppo specifico per il parkour dobbiamo essere in grado di supportare i i tracciatori più esperti così come chi si avvicina alla nostra disciplina. Nonostante la natura destrutturata di questo sport, contrariamente a quanto si possa pensare, se esiste un'offerta valida i ragazzi non esitano a iscriversi a un'associazione".
Il neonato gruppo regionale di parkour si riunirà a breve per tracciare le linee guida da seguire per l'organizzazione delle attività anche in base a quanto verrà deciso nel coordinamento nazionale. "Nella nostra regione - spiega Barani - il parkour è molto radicato a livello base ma molte realtà non si sono ancora consociate. Ogni provincia ha un gruppo abbastanza forte, penso soprattutto a Bologna, Forlì, Modena e Reggio Emilia e Parma: presto metteremo insieme le nostre idee per dare finalmente il via ai lavori".