"Durante il riscaldamento sentii qualcosa di strano al piede, ma per evitare una nuova sfuriata dell'allenatore, tacqui. Mi avviai a lunghi passi verso gli ostacoli, ma lui mi fermò e urlò: 'Alza quelle gambe! Vaffanculo, se cadi sull'ostacolo e ti fai male sarà colpa mia!'. Mentre la sua voce risuonava per lo stadio vuoto, sentii come qualcosa, come se sul piede mi fosse cresciuto un mignolo. Era mai possibile? Era un topolino, un piccolissimo roditore che si era infilato nella scarpa. [...] Allora mi misi a correre [...] ma il topolino si era messo comodo nella punta della scarpa e non gli andava che stessi fermo".
L'approccio con l'atletica descritto da Emir Kusturica nella sua autobiografia Dove sono in questa storia non è dei più piacevoli. Ma quel topolino nella vita e nelle visioni del regista bosniaco diventa una metafora, quella dell'osservatore privilegiato che vede scorrere dinanzi a sé la storia con le sue tragedie. Da un punto di vista infinitesimamente piccolo e forse per questo più acuto. Ai punti di vista diversi e divergenti è dedicato il nuovo numero di FuoriArea.net - la rivista digitale, multimediale e interattiva della Uisp Emilia-Romagna - in cui lo sport viene osservato da chi non ha la vista, il ciclismo mostrato per come appare dall'interno di un'officina di biciclette, la storia di un club di hockey tedesco valutata in base ai legami con una tradizione scomoda. Per arrivare a uno sguardo sugli sportivi come nuovi idoli bizantini.