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Emilia-Romagna

Un provvedimento di civiltà

Così il presidente Uisp Vincenzo Manco commenta l'approvazione da parte del Senato del disegno di legge sullo ius soli sportivo

della redazione Uisp

ROMA - Lo ius soli sportivo finalmente è legge: giovedì 14 gennaio l'aula del Senato ha approvato il disegno di legge per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva. "Un provvedimento di civiltà quello passato al Senato - dice Vincenzo Manco, presidente Uisp -. I bambini sono tutti uguali: viene equiparata la condizione dei minori italiani a quella degli stranieri. È un passaggio che sancisce il fattore educativo e inclusivo della proposta sportiva, permettendo l’accesso all’attività agonistica a tutti i minori, cosa che finora non era possibile".

La proposta di legge prevede - in soli due articoli - di estendere anche ai minori di 18 anni che non sono cittadini italiani e che risultano regolarmente residenti nel territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno di età, le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani alle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o presso associazioni di promozione sportiva. L’esigenza di aggiornamento delle regole nasce dalla casistica di quei minori che potrebbero passare al livello agonistico ma non possono essere tesserati perché stranieri, anche se nati in Italia e perfettamente integrati. Questo prevedono le norme italiane che le federazioni sportive che fanno capo al Coni devono seguire, e che impediscono loro di tesserare giovani non in possesso della cittadinanza italiana nel momento del passaggio dall’attività sportiva di base a quella agonistica.

"La direzione è quella giusta, iniziamo da qui a colmare lo storico ritardo italiano rispetto alle legislazioni europee - commenta Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali Uisp -. Ovviamente è una norma migliorabile, soprattutto per la parte che riguarda le lunghe procedure burocratiche a cui devono rispondere i minorenni stranieri, che sono diverse rispetto ai minori italiani. Inoltre, non è contemplata la situazione dei minori non accompagnati, che fanno riferimento per domicilio e garante alle strutture che li seguono, o addirittura non hanno un domicilio, come ragazzi rom o residenti in stabili occupati, che hanno quindi ulteriori difficoltà nelle procedure di tesseramento".

La norma permette di superare l'impasse che impedisce a giovani talenti figli di genitori extracomunitari, ma nati o cresciuti nel nostro Paese dove hanno iniziato un percorso sportivo, di seguire i compagni nell’attività agonistica per motivi legati al possesso della cittadinanza. Si assicura dunque l’accesso allo sport del minore in quanto tale e, quindi, della "persona" e non solo del cittadino, senza entrare nel complesso problema della cittadinanza. Anche perché, come sancito dalla Commissione dell’Unione europea nel Libro bianco sullo sport del 2007, "lo sport può anche facilitare l’integrazione nella società dei migranti e delle persone d’origine straniera, e sostenere il dialogo interculturale".
 

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