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Emilia-Romagna

Una volta compiuti 18 anni

La Pgs Corticella organizza attività sportiva per disabili obbligati a lasciare la struttura che frequentano appena diventano maggiorenni. "Lo scopo è fare gruppo e relazionarsi con gli altri"

Attività sportiva per i disabili

di Giulia Dalmonte


BOLOGNA –
Che differenza c'è tra avere 17 anni e 364 giorni e avere 18 anni e un giorno? La maggiore età, il diritto di voto, la scuola guida, ma per qualcuno c'è molto più. Ad esempio, i ragazzi disabili che fanno attività sportiva in una struttura per minorenni al compimento del diciottesimo anno devono abbandonare amici e compagni di viaggio con cui hanno passato molto tempo della propria vita. Questo causa l'interruzione di un progetto e uno stravolgimento nell'equilibrio di un gruppo. Per far avere continuità alle relazioni che si costruiscono col tempo, anche nello sport, è nato a settembre un corso di attività sportiva per ragazzi disabili e maggiorenni. Calcetto e qualsiasi altro gioco di squadra per fare gruppo, confrontarsi con gli altri e acquisire responsabilità. A organizzare gli appuntamenti sono Giacomo Minuto e Luca Magnocavallo, che da cinque mesi dirigono questo corso nella palestra "L. Vicuna" della Pgs Corticella (via San Savino 37/2), a Bologna. Una volta a settimana – il lunedì dalle 15 alle 16.30 – i ragazzi iscritti possono giocare, divertirsi, ma anche imparare qualcosa grazie allo sport. I corsi sono aperti a un massimo di 10 ragazzi, indicativamente dai 18 ai 25 anni, con disabilità o Attività sportiva per disabilidifficoltà psico-relazionali.

L'idea è venuta a Minuto, educatore sportivo che lavora per la cooperativa Csapsa. Qui ha notato la realtà con cui addetti ai lavori, famiglie e ragazzi devono fare i conti: l'abbandono dell'attività una volta compiuti i 18 anni. "Una situazione che esiste solo nel mondo dei disabili – racconta – perché, ad esempio, un calciatore non viene cacciato dell'under 18 il giorno in cui diventa maggiorenne". Una realtà che non porta di certo benefici, perché "noi lavoriamo sulla relazione, ma se cambia il gruppo dobbiamo ripartire da zero".

Le attività proposte ai ragazzi hanno uno scopo educativo. Servono ovviamente a farli divertire, ma l'obiettivo è far sviluppare, attraverso il gioco, una relazione con gli altri, una maggiore autostima e responsabilità. Durante quell'ora e mezza di sport, spiega Minuto, "cerchiamo di tenere sempre alto l'agonismo, in modo che le partite siano sempre combattute e poi, una volta finita l'attività, ci fermiamo tutti insieme  e ragioniamo con i ragazzi su quello che hanno fatto". Per loro infatti tutto quello che avviene in palestra può essere importante anche nella vita di tutti i giorni. Queste attività possono dare loro la forza di relazionarsi con gli altri anche nella loro quotidianità, a scuola come in autobus.

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