Immersioni nel ghiaccio

di Fabrizio Pompei

MODENA - Coralli, murene, relitti, fondali, pesci e blu profondo. Se si parla di subacquea si pensa subito a questo genere di cose, all'andare a testa in giù a esplorare la parte nascosta del mondo. Ma c'è anche chi con martello e motosega si apre un varco nella superficie ghiacciata di un lago, si tuffa con muta e bombole e, invece di avventurarsi verso il fondo, dopo pochi metri si volta per guardare in alto e osservare le figure che acqua e aria formano al di sotto della lastra da cui filtra la luce. Il 13 marzo sub emiliano-romagnoli, toscani e liguri hanno partecipato alla trentesima edizione dello stage di immersione sottoghiaccio Uisp al Lago Santo Modenese, a 1.500 metri di altitudine.

Nonostante il maltempo, con neve e temperature inferiori a zero gradi, circa una quindicina di appassionati si sono calati, in coppia e assicurati a una fune, sotto la superficie ghiacciata del lago. Ognuno, a seconda della muta, dell'esperienza e della resistenza al freddo, era libero di decidere quanto tempo restare in acqua ma nessuno si è spinto oltre un massimo di una quindicina di minuti.

Per permettere l'immersione, il giorno precedente gli stessi partecipanti hanno lavorato per ricavare un ingresso, prima spalando la neve accumulata, poi martellando per incidere dei solchi su cui far scorrere la motosega per rompere definitivamente la lastra. Oltre alla fatica, però, c'è stato anche il momento del riposo - a base di cioccolata calda e grappa - nel rifugio Vittoria che ha ospitato i sub a due passi dal lago.

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