Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Quando l'Orco diventa Principe

Il 6 luglio ritorna la bellissima favola metropolitana dell'antirazzismo

di Mattia Boccuti 

BOLOGNA - C'era una volta un gruppo di stravaganti ultrà con la bislacca idea di creare una festa antirazzista che unisse loro stessi alla comunità di immigrati emiliano romagnola (e non solo). "Impossibile!", direte voi con viso sconcertato, "gli ultrà sono razzisti e pericolosi, lo sanno anche i bambini!". Ed invece no, o almeno non tutti. Infatti, tra il 6 e il 10 luglio il Parco di Bosco Albergati di Castelfranco ospiterà la ventesima edizione dei Mondiali Antirazzisti, evento che dal 1997 (anno della sua nascita) ad oggi ha ampliato oltre l'immaginabile l'adesione a quella bislacca idea originaria. Si è così passati dalle 8 squadre di calcio e 80 partecipanti della prima manifestazione ai 7000 partecipanti divisi in oltre 250 formazioni di calcio, volley, basket, touch rugby e lacrosse.

Come accennato, la prima pietra fu posata (e non scagliata) da gruppi del tifo organizzato provenienti non solo dalle province di Modena e Bologna, ma addirittura da Brasile e Germania, testimoni della potenza del sano associazionismo. I Mondiali Antirazzisti sono, infatti, il tentativo di creare un evento che raccolga gli autentici valori dello sport e cerchi di applicarli a tutti i segmenti della società. In tal senso, il fair play e l'autocontrollo (promossi da partite totalmente auto-arbitrate), la possibilità di formare squadre miste (uomini e donne, italiani e stranieri) lanciano chiarissimi segnali di lotta a violenza, sessismo e xenofobia.

Questi stessi principi, inoltre, vengono riaffermati nel corso dei dibattiti giornalieri, ovviamente finalizzati ad allargare il respiro di una manifestazione nata per non nascondere le "spine" della realtà sotto i paraventi del panem et circenses. Al centro della discussione sarà quest'anno il progetto cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna "Sostegno al sistema educativo e formativo per i giovani saharawi" e legato al tema del diritto alla migrazione ed all'autodeterminazione dei popoli. Il popolo saharawi è, infatti, un gruppo arabo-berbero residente nello spicchio nord-occidentale del deserto del Sahara (territorio ad oggi marocchino) in cerca di un difficile riconoscimento etnico.

Piccola curiosità: nelle giornate di venerdì 8 e sabato 9 luglio sarà possibile cimentarsi in piccoli tornei di tchoukball, bizzarro sport di squadra a metà tra pallamano e basket ideato negli anni Sessanta dal biologo svizzero Hermann Brandt. L'idea del medico ginevrino era quella di creare uno sport che eliminasse il rischio dei contatti e dell'aggressività, un autentico gioco che, come amava definire, non fosse finalizzato alla costruzione di campioni ma alla realizzazione di una società migliore. Una bella massima che si lega splendidamente all'essenza dei Mondiali Antirazzisti. Vi abbiamo incuriositi? State annuendo? Bene!

 

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