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Al cinema Odeon di Bologna inizia il festival YoungaBOut, a cui partecipa anche "La prima volta", documentario prodotto da Uisp Emilia-Romagna. Questa mattina la prima proiezione: "Brazils", film ungherese che parla di calcio e inclusione
di Francesco Mazzanti

BOLOGNA – È iniziato questa mattina YoungaBOut, festival internazionale di cinema giunto alla dodicesima edizione dedicato ai giovani, che occuperà le sale dell'Odeon e del cinema Europa fino al 28 marzo. Anche il documentario "La prima volta" del regista esordiente Cannavò partecipa nella sezione mediometraggi. Il film racconta le vite dei detenuti del carcere minorile del Pratello ed è la prima produzione Uisp Emilia-Romagna. Verrà proiettato lunedì 19 alle 18 all'Europa e sabato 24 alle 10,15 all'Odeon. Oggi, alle 9,30, abbiamo assistito alla prima proiezione del festival al cinema Odeon: "Brazils", un film ungherese che parla di calcio e inclusione.

Nella sacrestia dell'unica chiesa di Acsa, paese in Ungheria non molto distante dal confine con la Slovacchia, il crocifisso è circondato da un pantheon inusuale: sono le foto dei campioni brasiliani Ronaldo, Ronaldinho e Rivaldo. Sarà infatti il nuovo parroco del paese, che confonde tifo e religione, a convincere sindaco e comunità a far partecipare la squadra dei gipsy al decimo torneo di calcio del paese. Lo scontro sociale sembra alle porte: le ostilità tra la comunità rom, che vive in quartiere isolato del villaggio, e il resto dei cittadini sono evidenti. È la passione per il gioco del calcio però ad accomunare due gruppi che, pur vivendo nello stesso territorio, non condividono usi, abitudini e tradizioni.

Le ambizioni e le paure della squadra gipsy sono raccontate dalla prospettiva di Fabiàn, un bambino rom che passa le giornate a calciare qualsiasi tipo di oggetto: dalle lattine alle mele. Fabiàn indossa una maglia gialla su cui scrive "Ronado", sognando e imitando il campione che fece sognare un paese intero ai mondiali in Corea del Sud del 2002. Proprio in quei giorni, infatti, a moltissime miglia dallo sperduto villaggio si stanno giocando i quarti di finale della Coppa del mondo e la squadra dei gipsy sceglierà proprio l'istinto e l'allegria del Brasile opposte al rigore dell'Inghilterra, che verrà eliminata dai verdeoro. E sceglieranno proprio quel nome, "Brazils", con l'obiettivo di volare nel paese di Pelè: premio promesso dall'organizzazione a chi vincerà il torneo.

"Brazils" è un film che vuole dimostrare come il calcio possa diventare strumento per superare pregiudizi e unire comunità che si vorrebbero separate e distinte. Lo dimostra la scelta provocatoria dei "Brazils" di scendere in campo con le maglie rosse che ricordano quelle della nazionale ungherese di Florian Albert ai mondiali del 1966. La speranza del regista, incarnata nella figura del coraggioso parroco, è quella di trovare nel calcio un canale ideale per evitare "guerre" e per far sì che chiunque, al di là delle appartenenze religiose o "etniche", possa sentirsi parte di una grande comunità, quella composta dagli uomini.

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