Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Dal ministero allo sport fino al nuovo assessorato per le politiche integrate

Diverse esperienze di pubblica amministrazione per il riconoscimento dello sport nel sistema di welfare.

BOLOGNA - Dopo l'elezione di Delbono alla carica di sindaco del comune di Bologna, il Comitato regionale e quello territoriale dell'Uisp Emilia Romagna e felsinea avevano salutato con piacere la designazione di Maurizio Degli Esposti come assessore a sport, urbanistica e ambiente. Tale entusiasmo era determinato dal fatto che l'unione delle tre deleghe suddette rappresentasse la realizzazione di un'idea a lungo perseguita dall'Unione Italiana Sport Per tutti: l'integrazione dell'attività motoria con altri pezzi fondamentali delle politiche sociali. La cronaca politica cittadina, con le dimissioni del sindaco a seguito del cosiddetto "affaire Cinzia", impone una riflessione su questa esperienza che, in quanto a innovazione e brevità, ricorda l'esperienza del Ministero dello sport durante il governo Prodi del 2006-2008. Con Vincenzo Manco, vice-presidente nazionale Uisp e presidente del Comitato regionale Emilia Romagna, avviamo una riflessione proprio a partire da lì, dal 2006 e dal Pogas, il Ministero per le politiche giovanili e attività sportive.

Vincenzo, quanto era stata significativa l'influenza della Uisp nella strutturazione di quell'esperienza che, oltre a segnare una soluzione di continuità alla gestione dello sport italiano come argomento di competenza esclusiva del Coni, aprì le porte allo sviluppo dello sport di cittadinanza?
"Diciamo che furono diversi i fattori che portarono a quel risultato. In primo luogo in quella stagione arrivarono numeri, le cifre dell'indagine multiscopo dell'Istat che mostravano una realtà: quella delle discipline storicamente più popolari che cedevano il passo alle attività motorie destrutturate come ginnastica, fitness e danza, evidenziando quindi una differente richiesta di sport. In quel contesto venne poi fuori il Libro bianco sullo sport, che segnò la consapevolezza istituzionale dell'Europa in merito al fenomeno sportivo in genere e sociale in particolare. Infine, ci siamo stati noi. La presenza nel paese di un'associazione di promozione sociale come la Uisp, che aveva già elaborato il tema dello sport a misura di ogni cittadino in termini di sportpertutti, fu sicuramente determinante. Tant'è che proprio noi siamo stati promotori del 'Comitato dello sportpertutti' che, nella campagna elettorale del marzo 2006, promosse a Roma una convention alla quale prese parte Romano Prodi".

Al di là della brevità, qual è stato il principale limite del nuovo ministero?
"Vista con maggiore freddezza, quel che si può dire di quell'esperienza è che essa è stata meno coraggiosa di quanto ci fosse bisogno. Forse gli stessi protagonisti di quel momento non si resero conto dell'opportunità soprattutto culturale che si apriva con quel ministero. Rispetto a quel passato, però, adesso si è tornati a fare clamorosi passi indietro sul livello nazionale".

Cosa invece si può recuperare di quella fase politica?
"Ereditiamo da quel periodo sicuramente il tema delle politiche integrate, della trasversalità delle politiche pubbliche legate a movimento, attività motoria e sport, salute, urbanistica e ambiente. Un intreccio che può aprire l'opportunità di riattivare quanto previsto dal titolo quinto della costituzione, che indica in tema di ordinamento sportivo una legislazione concorrente. Non essendoci più un ministero capace di produrre politiche pubbliche sono infatti le regioni e il territorio che in questa fase diventano centrali".

Quali idee può fornire la Uisp in supporto allo sviluppo di nuove politiche?
"Nelle proprie proposte la Uisp ha tentato nel tempo di suggerire il cambio di denominazione alla delega istituzionale allo sport: non più assessorato allo sport ma al gioco o al movimento o all'attività motoria. È arrivato forse il momento di superare anche questa ipotesi provando a suggerire nella costituzione dei futuri assessorati una distribuzione delle deleghe che permetta di accorpare tematiche differenti che insieme mettano in evidenza l'idea dello sport e dell'attività motoria come politiche integrate, oltre a ipotizzare tavoli di concertazione nei quali le proposte dei vari ambiti amministrativi si confrontino e si condividano".

Parliamo della situazione bolognese, dove questa sperimentazione era stata avviata con il nuovo assessorato di Degli Esposti. Ora che questa strada si è chiusa, quali ipotesi ci sono per dare continuità a quanto prodotto?
"Noi dobbiamo partire dal fatto che l'acquisizione culturale e politica dell'importanza dell'attività motoria e del movimento legati al benessere dei cittadini deve rappresentare un elemento di civiltà acquisita. Non comprenderlo vorrebbe dire fare passi indietro, essere conservatori. La nostra associazione deve essere capace di rapportarsi sia con le forze di centrosinistra, che sul territorio regionale mostrano di essere su questa lunghezza d'onda, sia con chi invece tenta di ignorare il cambiamento in corso, come fa il governo centrale che è tornato a delegare la gestione dello sport e a marginalizzare le politiche pubbliche. Nei rapporti con la Regione constatiamo con piacere il raggiungimento di importanti risultati".

Veniamo proprio alla gestione politica regionale. I rapporti intensi con l'assessorato a cultura, sport e progetto giovani della Regione Emilia Romagna hanno portato alla costituzione di politiche integrate che hanno visto il coinvolgimento anche dell'assessorato alla sanità. Di fronte all'imminente tornata elettorale delle regionali quali scenari si aprono per dare continuità a quanto costruito in questi ultimi cinque anni?
"Sul livello regionale l'azione politica della Uisp nel rapporto con l'istituzione Regione credo che segni un bilancio positivo, a cominciare dall'assessorato allo sport e passando per quelli alla solidarietà sociale e alla salute. Qui siamo riusciti a costruire un livello di interlocuzione nel quale le politiche pubbliche e i percorsi sociosanitari danno valore all'attività motoria come pezzo del welfare e quindi all'associazionismo sportivo quale protagonista di una nuova stagione istituzionale. Rispetto al futuro, ci sono due aspetti da tenere presenti. Il primo è che sarebbe augurabile vedere affidate alla persona che avrà in carico la delega allo sport anche altre deleghe in cui si rende evidente l'interconnessione e l'integrazione delle politiche. Il secondo elemento riguarda invece la necessità che l'assessorato che avrà la delega allo sport prosegua ed ampli l'idea e l'esperienza del tavolo di regia come sede in cui si compone uno staff interassessorile per promuovere politiche pubbliche integrate sull'attività motoria".

vi.mar.

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