Comitato Regionale

Emilia-Romagna

La capacità di accogliere il mondo

Uno sguardo sulla lentezza come strumento di rinnovamento dell'uomo, alla luce dei recenti cambiamenti politici e sociali in Italia

Foto di Matteo Angelinidi Vincenzo Manco


"Viandante, il sentiero non è altro che le orme dei tuoi passi. Viandante, non c'è sentiero, il sentiero si apre camminando". Mi piace citare questo pensiero di Antonio Machado, poiché credo possa rappresentare al meglio ciò che è accaduto di recente nel nostro paese. La società civile si è rimessa in cammino. Abbiamo vissuto per anni da turisti, da consumatori cioè di uno spazio pubblico non più luogo di confronto e di costruzione di una coscienza critica bensì sede per la compravendita del pensiero al miglior offerente. Ciononostante i cittadini, assopiti per anni e costantemente obnubilati dalla tv, hanno dato una risposta forte e si sono voluti riappropriare del proprio destino. Da turisti consumatori a viandanti protagonisti, questo è stato finalmente il salto qualitativo che ha sorpreso tutti gli analisti e gli addetti ai lavori.

Un percorso, che parte da lontano e affonda le radici nella manifestazione organizzata dal movimento delle donne nel febbraio scorso e che ha indiscutibilmente determinato un risveglio delle coscienze che è cresciuto di giorno in giorno, fino a determinare "l'uno-due" di amministrative e referendum. La Uisp, in questo nuovo viaggio, è parte attiva. È attore protagonista per il contributo fattivo offerto nella mobilitazione sociale, nell'affermare che i diritti fondamentali riguardano e devono essere riconosciuti a tutti, nessuno escluso. In particolar modo i risultati dei referendum ci consegnano una voglia di cambiamento molto estesa ed una prorompente rivolta morale contro le degenerazioni della vita pubblica tali da incidere, a mio avviso, sui meccanismi della stessa rappresentanza. In questi giorni è, pertanto, emersa anche la debolezza delle forme tradizionali della politica che non sono autosufficienti nel rappresentare i cittadini, né tantomeno possono essere il tramite esclusivo tra cittadini ed istituzioni.

È qui che si apre uno spazio che è tutto da riempire e che, questa forse la vera novità, non lo si vuole occupare nemmeno contro i partiti, bensì insieme ad essi, apprestandosi a percorrere una strada a tappe, le quali sono tutte da decidere ma che possono portare davvero verso una forma di reciproco riconoscimento da cui far scaturire forme di sussidiarietà in grado di dare risposte complessive ai bisogni e ai desideri delle persone e delle comunità. Ciò può accadere se anche noi cominciamo a fare un lavoro costante che deve incidere su una più chiara identità culturale e un profilo e un tratto ben riconoscibili, insieme alla formazione e all'affermazione di dirigenti ad ogni livello che siano all'altezza dei nuovi compiti. La nostra maggiore penetrazione sociale può essere raggiunta se, per salire su questo treno in corsa: regaliamo un biglietto alle migliaia di società sportive che presidiano costantemente il territorio perché possano essere i terminali del cambiamento culturale in atto. È a quel livello che noi dobbiamo cominciare a parlare per ampliare la base dei praticanti e ridurre sempre di più il numero dei sedentari. Abbiamo cioè la necessità di aprire un confronto serrato sulle opportunità che si stanno affacciando nelle nuove forme della cultura del movimento in modo da permettere alle nostre società sportive di giocare un ruolo da protagoniste e di stare più in sintonia con la recente cultura europea in tema di attività motoria.

C'è un bel disco di Francesco Guccini del 1984 intitolato "Fra la via Emilia e il West" che potrebbe farci da colonna sonora in un ipotetico viaggio immaginario da Piacenza a Rimini - e non solo - per capire quante opportunità di sport la Uisp mette in campo, che si traducono tutte in occasioni di relazioni sociali che vanno dal rapporto tra genitori e figli nell'attività "Primi Passi" fino allo scambio interculturale proprio della Lega Sport e Giochi Tradizionali, che mette a confronto giochi di vari paesi del mondo. E vogliamo aggiungere la passione dei nostri dirigenti volontari, degli educatori, tecnici, arbitri, giudici che quotidianamente sono nelle palestre, sui campi di gioco, nelle piscine e che vivono a contatto diretto con le persone, siano esse nostri tesserati o meno. Mi è capitato spesso di ascoltarli e di sentire raccontare momenti della loro quotidianità che potrebbero essere considerati assolutamente fotogrammi di un film, di  un lungometraggio attraverso il quale si dipanano le mille storie di vita quotidiana della gente che attraverso le occasioni di sport cerca di superare le difficoltà della vita, la solitudine, la fatica familiare e la preoccupazione del futuro incerto. Ed ognuno è pronto a consegnarti un pezzo della propria esistenza, una tappa della propria vita.

È questo in fondo il senso del viaggio che si può fare nella Uisp: sta nel fermarsi a sentire chiunque abbia una storia da raccontare, sulla propria vita e le passioni che l'hanno segnata, da quelle prettamente sportive a quelle di vita vissuta. Fatevi invitare in una qualche cena sociale delle tante polisportive sparse sul territorio e coglierete la bellezza dei racconti spesso comici, a volte tragici se non addirittura assurdi che dirigenti, atleti e genitori hanno vissuto nei loro viaggi verso le varie rassegne o gare finali delle singole discipline. Groviglio di emozioni che non tutti però riescono o sono riusciti a vivere. Penso a tutte quelle squadre di calcio che non hanno avuto modo di partecipare alle quindici edizioni dei Mondiali Antirazzisti per una serie di impedimenti normativi e burocratici che violano i diritti fondamentali dell'uomo riferiti allo status di "straniero". Fino alla tragedia del Mediterraneo, un mare che purtroppo è da tempo considerato la fossa comune di coloro che vedono il proprio viaggio della speranza trasformarsi in una grande sofferenza fino all'epilogo tragico della morte.

A volte però il viaggio è dietro l'angolo di casa, perché non c'è sempre bisogno di percorrere chilometri, di varcare gli oceani per conoscere luoghi, cose e storie straordinari. Basta mettersi una tuta e cominciare a passeggiare oppure a camminare in modo intensivo in un parco urbano o in un bosco. A volte è bello prendere la bicicletta e dirigersi presso uno degli appuntamenti cicloturistici, organizzati dalla nostra associazione, che coniugano attività sportiva e conoscenza del territorio. Provate a godervi il profumo dei sentieri, a inebriarvi le narici dell'essenza dei fiori e delle piante. Provate a chiudere gli occhi e a lasciarvi andare con lentezza, riappropriandovi della libertà e della voglia di dedicarsi al proprio benessere. Rallentate il ritmo. Ascoltate gli altri e rivolgete maggiore attenzione alle cose che vi circondano. E indulgete, perché no, al dolce far niente. In un mondo spinto dalla fretta (di arrivare primi, di diventare grandi, potenti e ricchi), a volte fa bene resistere all'imperativo della velocità e dell'efficienza. Insomma, assaporate ogni giorno e ogni istante sino in fondo.

Quando la Uisp parla di sport di cittadinanza intende proprio questo, considerare il territorio complessivamente inteso, dove il cittadino si muove, si esprime e realizza le proprie relazioni sociali, come una grande palestra all'aperto dove la ricerca del benessere della persona, premessa per raggiungere quello collettivo, sia il vero scopo del nostro piccolo viaggio quotidiano. Non è forse questo il grande messaggio che arriva dalle tornate elettorali? Dare più spazio e responsabilità ai cittadini organizzati, al privato sociale, all'associazionismo vero!

In settembre abbiamo l'appuntamento dell'assemblea nazionale, un'altra tappa del nostro lungo viaggio che dura da ben sessantatre anni. Sarà l'occasione per riaprire un confronto dentro e fuori il movimento sportivo sulle politiche pubbliche per lo sport nel nostro paese, per stringere alleanze politiche e istituzionali al fine di rilanciare una politica e una cultura riformiste che sappiano tener conto degli indirizzi europei in materia di sport ed attività motoria. Scriveva Pierre Sansot: "La lentezza si riconosce dalla volontà di non accelerare i tempi, di non lasciarsi mettere fretta, ma anche di aumentare la nostra capacità di accogliere il mondo e di non dimenticarci di noi stessi strada facendo".

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