Comitato Regionale

Emilia-Romagna

L'Emilia-Romagna in un'istantanea

Fotografia del sociale: questo il titolo dell'indagine redatta dall'assessorato alle politiche sociali della regione Emilia-Romagna e presentata venerdì 21 marzo a Bologna

di Valentina Laudadio

 

BOLOGNA - Un'istantanea dai contorni sfocati, confusi, il cui soggetto è in continuo movimento. È questo il quadro che emerge dall'indagine condotta sulla situazione socioeconomica regionale dall'assessorato alle politiche sociali della Regione Emilia-Romagna, presentata il 21 marzo a Bologna, nella sala conferenze della terza torre di viale Aldo Moro. Una ricerca che non si limita a fornire dati statistici ma che è stata impostata, in linea con i principi dell'assessorato che l'ha promossa, per conoscere nel dettaglio il sistema di assistenza al cittadino. Un tema ancora più importante in tempo di crisi economica.

Nel volume di 300 pagine questo quadro dettagliato del welfare regionale viene presentato con tabelle e grafici realizzati in collaborazione con enti sia emiliano-romagnoli che nazionali. Il report è diviso in sezioni che indagano il territorio da vari punti di vista, prendendo come riferimento periodi di tempo differenti. Si parte dal quadro socio-demografico, affrontando la crescita della popolazione in regione dal 1861 all'ultimo censimento del 2011. I censiti sono raddoppiati e dei 4.342.135 residenti in regione il 12% è costituito da nuovi cittadini immigrati in Italia. Dati come l'aumento dei permessi di soggiorno e del numero di alunni stranieri promossi, inoltre, parlano di una maggiore integrazione degli immigrati nella realtà emiliano-romagnola. Altro tema analizzato in questa sezione è quello della famiglia. Dal 2007 al 2013 le famiglie sono aumentate del 6%, ma il vero cambiamento è nella loro struttura, divenuta nella maggior parte mononucleare. Il welfare regionale è studiato anche dal punto di vista socio-economico e le cifre sono tutt'altro che rassicuranti. Dal 2008 al 2013 le persone in cerca di un'occupazione sono triplicate; gli stipendi, seppur tra i più alti in Italia, sono concentrati nelle mani di poche famiglie. Per quanto riguarda i giovani, un dato allarmante è l'alto numero di persone tra i 16 e i 29 anni che non sono né occupate né inserite in un percorso di istruzione o formazione. Sono i cosiddetti "Neet" (Not in education, employment or training) e rappresentano il 16% della popolazione regionale. Il report affronta anche il tema dei bambini, delle persone non autosufficienti e degli adulti a rischio di esclusione sociale. I dati svelano un aumento delle persone considerate soggetti deboli e delle richieste agli sportelli sociali. Di queste, il 26% è per motivi personali mentre il 38% riguarda problemi di natura economica. L'ottantotto per cento degli assistiti, comunque, è composto da persone con più di 75 anni. Nell'ultima sezione del report si parla, invece, di risorse e strumenti a disposizione della comunità regionale. Tra questi ci sono le associazioni di promozione sociale (aps): ogni 10.000 abitanti ci sono 7,8 aps di questa tipologia e l'intero terzo settore garantisce un'entrata nelle casse della regione pari al 4,3% del Pil.

Durante l'incontro è stata analizzata anche la situazione italiana con una serie di slide che mostrano diseguaglianza sociale, rottura della solidarietà intracomunitaria e sanità negata, ma anche aspetti positivi nei cambiamenti dello stile di vita e dei consumi. "Come il passaggio dalla dismisura alla misura - ha sottolineato Francesco Maietta, del Censis, presentando il 47° rapporto sulla situazione sociale italiana nel 2013 - ovvero il diverso modo di consumare degli italiani che sempre di più oggi preferiscono, ad esempio, la bicicletta alle automobili". Nel seminario c'è stato spazio anche per le previsioni. Cinzia Ioppo, del coordinamento politiche sociali della regione, ha presentato il progetto "Making migration work for development", finanziato da fondi europei, che punta ad offrire strumenti per anticipare gli effetti dei cambiamenti demografici, con un occhio di riguardo alle migrazioni. Nel 2020 si prevede, infatti, un aumento del 5% dei nuovi cittadini in Emilia-Romagna. Questa fotografia del sociale porta, quindi, a considerare nuove risposte ai bisogni della popolazione e a pensare a diverse prospettive di indagine per le istituzioni. "Fino ad ora abbiamo avuto - ha affermato Francesco Longo, professore della Bocconi e direttore Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale (Cergas) - un'impostazione legata a un welfare pauperistico, destinato solo ai grandi poveri". Per creare nuovi legami sociali, Longo propone anche dei centri sportivi inclusivi per minori stranieri. "Insomma - continua il direttore del Cergas - il terzo settore, in crescita in Emilia-Romagna, dovrebbe sviluppare il suo potenziale". Forse così la fotografia tornerà ad essere più nitida.

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