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Punta Ruvida: un'associazione per il kite e il windsurf

L'amore per il mare, la libertà e l'ecologia alla base di queste discipline. Intervista a Marcello Zanotti, presidente di Punta Ruvida, associazione di Marina di Ravenna

Windsurf e kitesurf sulla riviera romagnoladi Nicola Alessadrini - Redazione Uisp Ferrara

 

NELL'AMBITO del nostro approfondimento sugli sport postmoderni incontriamo oggi Punta Ruvida, un'associazione di Marina di Ravenna che propone attività di kite e windsurf. Il suo presidente è Marcello Zanotti.

Com'è nata la vostra società?
"Punta Ruvida è nata da un gruppo di appassionati che frequentavano il bagno Ruvido di Punta Marina di Ravenna. Sentivamo l'urgente esigenza di regolamentare la possibilità di andare in acqua con windsurf e il kitesurf. Infatti, occorre un'autorizzazione della capitaneria di porto, perché è necessario un canale di uscita in mare per i primi trecento metri dalla spiaggia. È una pratica burocratica a cui i singoli stabilimenti balneari non volevano interessarsi, allora ci abbiamo pensato noi. Questa è stata la scintilla che ci ha fatto costituire come un vero e proprio gruppo nel 2007. Solitamente svolgiamo le nostre attività tra Punta Marina e Marina di Ravenna da aprile fino a settembre, durante il periodo di apertura della stagione balneare".

Quali attività praticate?
"Oltre al windsurf e al kitesurf, stiamo praticando e diffondendo il Sup (Stand Up Paddling), una specie di surf in cui si sta in piedi remando. È nato qualche anno fa e sta prendendo piede perché è una ginnastica alternativa: si può remare su queste tavole o divertirsi sulle onde in maniera più semplice. Nell'elenco delle nostre attività c'è anche il surf da onda. Per semplificare l'ingresso in acqua, quando le condizioni lo permettono,  si può sfruttare la lunga diga di Marina di Ravenna che permette di arrivare a piedi direttamente dove ci sono le onde più interessanti, risparmiando faticosissime nuotate".

Quante persone coinvolgete e di che età?
"Siamo un gruppo di persone che si conoscono dagli anni Ottanta. Io pratico windsurf da trent'anni e così anche molti degli altri associati. Va da sé che i praticanti del kite sono più recenti, infatti la disciplina è conosciuta in Italia da non oltre dieci/dodici anni. In totale siamo quaranta associati, di età media tra i trentacinque e quarantacinque anni e quasi tutti residenti in zona, a parte qualche ragazzo bolognese che viene a provare la disciplina con noi".

Come sviluppate e diffondete le vostre attività?
"Organizziamo almeno una o due manifestazioni l'anno. Ultimamente ci siamo concentrati su gare e giornate dimostrative di Sup, perché è la maniera più semplice di surfare, anche dal punto di vista dei permessi. È in programma una gara di questa disciplina per il 29 luglio, giornata in cui, comunque, si potranno provare anche le altre discipline. L'anno scorso si sono iscritte cinquanta persone. Inoltre, organizziamo spesso dei viaggi per praticare i nostri sport, siamo tornati da pochissimi giorni dal Marocco, meta che ha attratto me ed altri sette amici, sia kitesurfisti che windsurfisti. Non organizziamo corsi perché non abbiamo postazione a terra, limite a cui ci piacerebbe rimediare nei prossimi anni per renderci indipendenti da tutti".

Avete dei partner per le vostre attività?
"Principalmente due negozi: la Nautica Urban di Igea Marina che ci fornisce il materiale per le gare e il White Reef di Cesena che ci presta un po' di kitesurf. Inoltre, ci siamo associati Uisp perché è la più grande associazione sul territorio, questo rende tutto molto più semplice, soprattutto dal punto di vista assicurativo".

Secondo te, quali motivazioni stanno alla base della pratica di queste discipline?
"È l'amore per il mare la motivazione principale. Personalmente me lo hanno trasmesso i miei genitori. Sono sport molto belli, offrono un grande senso di libertà, come lo può dare una passeggiata in montagna. Stare in mezzo al mare è molto suggestivo, richiede un minimo di preparazione atletica ma è praticabile da tutti, così come tutti possono dare due calci al pallone anche se diventare calciatori di livello è un'altra cosa. Per di più sono sport puliti che permettono di vivere in modo diverso la spiaggia, un'alternativa salutistica all'happy hour".

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