Comitato Territoriale

Empoli Valdelsa

La Storia del Ciclismo in Toscana

 

Il ciclismo è uno degli sport più amati dagli italiani , la nostra Lega grazie ad un organico di giudici e collaboratori altamente professionali , dotati di tutti mezzi tecnologici necessari allo scopo , organizza e collabora all'organizzazione di qualsiasi manifestazione ciclistica.Il nostro fiore all'occhillo è il Trofeo dei 10 Comuni MTB cross country , ottima intuizione di Lamberto Tofanelli che purtroppo ci ha lasciato pochi anni fà , la manifestazione che può essere sia agonistica o cicloamatoriale è giunta alla 19^ edizione e vede la partecipazione di centinaia di biker provenienti a ogni parte della Toscana e non solo.Le Società si possono rivolgere a noi con fiducia certi di poter ricevere informazioni , collaborazione e divulgazione di qualsiasi tipo di manifestazione ciclistica.Ogni Lunedi e Venerdi dalle ore 17.00 alle ore 19.00 è presente nella sede di Via Bardini a Empoli il Segretario Graziano Calafati , oppure contattare il Presidente Maurizio Alderighi al 3468084351 in orario di ufficio , al momento è disposnibile la mail personale alderighimaurizio@libero.it seguirà quanto prima quella del comitato

Ho voluto mettere in prima pagina questa immagine perché non so se tutti sono a conoscenza che da lunedì 27 settembre 2010 è entrato in vigore l'obbligo per i ciclisti di indossare giubbino o bretelle catarifrangenti quando circolano nelle ore serali fuori dai centri abitati (solo in ambito extra-urbano), e in tutte le gallerie dove sia loro consentito il transito, anche quando queste si trovino in città . Obbligo che non riguarda la circolazione urbana notturna, ma come ogni ciclista sa bene, vedere e farsi vedere è una delle prime regole di sopravvivenza sulla strada. La modifica al Codice della Strada che impone  l'obbligo per il conducente di velocipede (cioè tutti i ciclisti) che circola fuori dai centri abitati da mezz'ora dopo il tramonto del sole a mezz'ora prima del suo sorgere e per il conducente di velocipede che circola nelle gallerie, di indossare il giubbotto o le bretelle retroriflettenti ad alta visibilità, di cui al comma 4-ter dell'articolo 162. Circolare senza indossare il giubbotto o le bretelle retroriflettenti ad alta visibilità, di cui all'articolo 162, comma 4-ter del codice della strada comporta una sanzione ammin. da Eu. 38 a Eu. 155 .

Ecco il testo letterale della norma:

«Il conducente di velocipede che circola fuori dai centri abitati da mezz'ora dopo il tramonto del sole a mezz'ora prima del suo sorgere e il conducente di velocipede che circola nelle gallerie hanno l'obbligo di indossare il giubbotto o le bretelle retroriflettenti ad alta visibilità».

Ora io non voglio fare il moralista ma la sicurezza sulla strada è importante , martedì 9 novembre ero alla riunione del consiglio regionale uisp di cui anche io faccio parte , ed abbiamo affrontato questa problematica , i numeri sono veramente allarmanti per non dire di più , la morte di decine di ciclisti sulle strade ci mette una grande tristezza è vero che non tutti sono dovuti a puri incidenti stradali ma a questi vanno anche aggiunti tutti gli altri incidenti stradali di ciclisti che viaggiano per lavoro , passatempo o altro quotidianamente. Io non credo che indossare delle bretelle catarifrangenti o dotare la bici dei medesimi ( per poter viaggiare in orario notturno o in galleria  ) sia un problema o un peso , non a caso i nostri vecchi quando hanno inventato la bici dopo i primi incidenti si sono resi conto che questa dotazione mancava ed hanno rimediato. Pertanto a mio avviso credo sia solo un problema di cultura , perché credo a tutti noi sia capitato di incontrare gruppi di ciclisti in allenamento o per turismo che viaggiano a coppia o in tre ostacolando il traffico , oppure di trovare la signora rosa che al crepuscolo viaggia al centro della strada per andare a casa , tutto questo non va bene anche io sono un ciclista e credo anche che in noi si debba fare una forte autocritica per il nostro comportamento lungo le strade , va detto comunque che non sempre gli incidenti sono provocati dal nostro comportamento. Concludendo perche altrimenti mi dilungo troppo , non credo sia un problema indossare bretelle che tra l'altro hanno un costo che si aggira intorno ai 20,00 euro e sono una sciocchezza in confronto a bici che hanno costi di migliaia di euro o scegliere percorsi senza galleria , in orari notturni o similari , , la sicurezza nostra e degli altri va avanti a tutto e questa dipende soprattutto dal nostro comportamento e dal nostro senso civico.

Quello che ho scritto in queste righe è solo il mio pensiero.

STORIA DELLA BICICLETTA

FEBBRAIO 1870, Viene organizzata la prima corsa di ciclismo su strada, la FIRENZE-PISTOIA

Il vincitore fu un rubicondo giovanotto di venti anni, l'americano Van Heste Rymer              

Nel 2005 la bicicletta ha festeggiato i suoi 150 anni di vita. Il "grande evento" avvenne infatti nel 1855 quando a un carrozziere francese di nome Ernesto Michaux venne la brillante idea di costruire due pedali e applicarli alla ruota anteriore di una draisina (due ruote di legno sostenute da un asse avente al centro un sellino, che veniva spinta poggiando i piedi a terra). Dall'utilità della bicicletta come mezzo di trasporto, allo sport, il passo non fu breve: occorsero infatti 13 anni (31 maggio del 1868) prima che nel Parc de Saint Cloud a Parigi si disputasse la prima gara ufficiale tipo pista, su un percorso di 1200 metri.

Il velocipedismo prese subito impulso anche in Italia e il 25 luglio del 1869, sul prato della Valle a Padova, si tennero le prime esibizioni di velocità. Alla Toscana, che sarebbe diventata in seguito una rigogliosa terra di campioni, spetta invece il vanto di avere indetta e organizzata la prima corsa su strada a livello mondiale. L'evento si verificò il 2 febbraio 1870, sul percorso Firenze-Pistoia, di 33 chilometri.

 La corsa fu vinta dall' americano Van Este Rymer, un rubicondo giovanotto di 20 anni, che percorse il tracciato in 2 ore e 12', seguito dai francesi Charles e De Sariette. Quarto arrivò l'italiano Edoardo Lancillotti in 2 ore e 26'. Due anni dopo, il 4 febbraio 1872, constatato che la piazza di Santa Maria Novella a Firenze costituiva una pista ideale, con installazioni naturali che consentivano un ordine perfetto e visibilità ottima per il pubblico, si tennero qui le prime gare di velocità ed inseguimento a carattere nazionale. Gli assi toscani di quell'epoca erano Giuliani, Ancillotti e Isolani

Le riunioni in Piazza Santa Maria Novella si susseguirono nei giorni festivi con crescente interesse. Aumentavano i praticanti, si perfezionavano le norme di gara e Firenze, con la sua attività, irradiava  in  tutta la  Penisola l'entusiasmo  e  la  passione  per lo sport su due ruote. Il 4 maggio 1873 fu organizzata la seconda competizione su strada, con traguardo nella stessa località di partenza, come si usa ancor oggi  per  molte corse in linea. La gara venne disputata sul percorso Firenze-Prato-Firenze, di 36 chilometri. Vinse il francese De Sariette, con un vantaggio di 2'50" sul fiorentino Barbieri.

Gli organizzatori-pionieri delle corse ciclistiche  su  strada, italiani  e  stranieri, residenti  a  Firenze, si  chiamavano  colonnello  Mirafiori, ingegnere  Ciofi, barone  DeSariette, ragioniere Bartolini, ingegnere Verità, avvocato Fazzini, Desmeure e ancora il principe Corsini e il conte Bastogi, che con l'ausilio di gente del popolo mise in piedi il Veloce Club Fiorentino. All'epoca della costruzione della prima pista  in terra battuta alle Cascine,  la  società avrebbe assunto il nome di Club Fiorentino.

Nel 1903, con la fusione dei Velocipedisti e dell'Ardire, la denominazione sarebbe ancora cambiata in Club Sportivo Firenze, al quale venne aggiunto per un certo periodo anche il nome "Pontecchi", per ricordare la memoria di un socio che era stato uno dei più spericolati campioni della pista. In seguito a questo grande impulso fiorentino, nuove società si formarono in ogni centro della Toscana, le cui principali avevano sede a Lucca, Pistoia, Arezzo, Pisa, Prato, Livorno, Siena, Massa Carrara, Grosseto, Empoli e Pontedera.

Si stava gettando il buon seme che doveva poi fare crescere in Toscana corridori di eccezionale  statura  atletica, organizzatori  capaci,  dirigenti   accorti  che,  con  le loro imprese, iniziative, interventi diedero lustro alla regione in campo nazionale ed internazionale. Lo sport ciclistico assunse in breve tempo un tale popolarità che lo fece diventare una vera e propria moda. Fu allora che alle gare cominciarono ad affiancarsi i raid, dei quali, uno dei più eclatanti fu sicuramente quello messo in piedi dallo scultore fiorentino Riccardo Aurili che, insieme al francese Vallot, portò a termine in 6 giorni il tratto Parigi-Firenze.

Un'altro fiorentino che ben presto si impose in simili imprese fu Tullio Fontana, scomparso intorno alla metà degli anni '50. Nel 1894, per merito di Luigi Pontecchi, alla Toscana andava il primo titolo italiano, quello del mezzofondo dilettanti. Due anni dopo, Pontecchi divenne campione italiano dei professionisti della pista.

Ai primi del Novecento, Beppe Alberti riuscì a portare in Italia anche il campione d'oltreoceano Zimmerman, detto "l'americano volante", che esordì sulla pista in cemento delle Cascine (vedi foto sopra) allestita dal Club Sportivo Firenze, presieduto dall'avv. Fabbri. Il ciclista USA, fino ad allora, aveva sempre rifiutato allettantissime offerte per la sua ritrosia a spostarsi in Europa.

Estratto da un articolo de "La Nazione" - Supplemento Speciale "Cento anni di vita" del 19 luglio 1959

 

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