Comitato Territoriale

Empoli Valdelsa

Lettera del presidente Scali: si riparte, ma con tanti dubbi e zero certezze

"Lo sport si sta lentamente avviando verso una timida ripartenza. Lentamente, perché le norme attuali non consentono una riapertura generalizzata e permangono dei settori che ancora sono costretti a stare alla finestra a guardare. Districarsi tra norme nazionali confuse e difficili da applicare nelle strutture sportive del pianeta Terra (i resort di lusso dei grandi club, soprattutto della serie A, non fanno testo) e ordinanze regionali che spesso cercano di dire non dicendo e per questo aggiungono confusione alla confusione, non è per niente facile. Le associazioni e le società sportive dilettantistiche che hanno vissuto mesi di incertezza con l'unico obiettivo di sopravvivere e la speranza di tornare un giorno a riveder le stelle, dovranno armarsi ancora di tanta pazienza.

In questo contesto confuso, incerto, nel quale la stella polare (l'unica) è la speranza che tutto passi velocemente, vengono spontanee alcune considerazioni.

La prima. Sarebbe opportuno che le Istituzioni, a partire dal Governo, dessero indicazioni univoche. Ad esempio, qualcuno deve ancora spiegare perché il calcio professionistico sia ripartito ormai da tempo, mentre quello dilettantistico sia ancora al palo. Mi risulta che a pallone si giochi tutti nella stessa maniera in 11 contro 11, ci mettiamo tutti la stessa foga agonistica, che gli abbracci dopo ogni gol siano gli stessi e che lo sforzo (in termini di impegno cardiovascolare) sia più o meno lo stesso: massimale. Giocando a porte chiuse si fa davvero fatica a capire dove siano le differenze. C'è n'è in realtà una sola: la disponibilità di denari delle due realtà: una miliardaria e una con le pezze sul fondo dei pantaloni. Chiaro che la prima abbia più possibilità di adottare misure di contenimento, ma politicamente parlando la discriminazione appare piuttosto evidente. Difficile dire, ad esempio, se la vicenda del Presidente De Laurentiis, al netto dell'ovvia solidarietà verso la persona, sia più comica o drammatica. Se dovessimo prendere quella riunione dei massimi dirigenti dei club di Serie A in un Hotel di Milano, come cartina tornasole dell'attenzione che quel mondo tributa ai problemi del COVID, l'immagine sarebbe devastante.

La seconda. Rispetto alla richiesta, la dotazione nazionale di impianti sportivi è carente e spesso inadeguata ad affrontare un mondo che cambia alla velocità della luce; il problema della capienza degli spogliatoi costringerà le società sportive e i gestori a fare i classici salti mortali e ad inventarsi soluzioni ingegnose, se e quando possibile. Il fatto che molti impianti siano all'interno di istituti scolastici potrebbe impedire a molte realtà di riprendere con continuità la propria attività, il che sarebbe un dramma per il nostro mondo, soprattutto quello giovanile; per fortuna i segnali che arrivano dal nostro territorio sono confortanti. Forse sarebbe opportuno che, passata la piena, cominciassimo a rivedere la nostra idea di impiantistica sportiva.

La terza. La speranza è che i Presidenti delle Associazioni e società sportive, soprattutto se gestiscono impianti sportivi, non sottovalutino il problema, adottando tutti i provvedimenti resi obbligatori dai vari DPCM, dalle ordinanze della Regione Toscana e dalle Linee Guida emanate dall'Ufficio per lo Sport. Tali provvedimenti dovranno poi tradursi in fatti, azioni e atti concreti, iniziative di sensibilizzazione nei confronti dei propri associati, dei genitori dei bambini, di tutti i frequentatori degli impianti sportivi. Quella sportiva è una grande comunità enorme, che può fare tanto in termini di cultura, controllo e contrasto del dramma che stiamo vivendo ma, se non sufficientemente attenta e scrupolosa, proprio per la sua vastità, potrebbe fare danni enormi, soprattutto a se stessa. Ognuno dovrà attingere a piene mani alla propria dotazione personale di buon senso e senso civico, oltre che pazienza e rispetto reciproco. Solo così potremo dare il nostro concreto contributo alla ripartenza di questo paese e anche dimostrare, una volta per tutte, che l'unica differenza tra il nostro mondo di volontari e quello scintillante del professionismo, sta solo nel numero degli zeri del conto corrente".

 

Alessandro Scali

Presidente Comitato Uisp Empoli-Valdelsa

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