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Jesi

Nuova denuncia circostanziata al mondo del Doping

Il libro "I signori del doping" di Sandro Donati, da pochi giorni in libreria, racconta "il sistema sportivo corrotto contro Alex Schwazer"

 

Alle accuse dirette e indirette da parte di alcuni personaggi dello sport Usa ai successi del velocista azzurro Marcell Jacobs, Alex Schwazer ha risposto così, tre giorni fa: “Marcell ha scritto la storia dello sport italiano e si deve godere il momento. Ha fatto qualcosa di incredibile e gli faccio tanti complimenti. La sua gioia non deve essere minimamente turbata da accuse sterili”. 

Un grande campione Alex, signorile quando marcia e quando parla. La storia si è accanita contro di lui perché è stato vittima di un complotto che Sandro Donati ha minuziosamente ricostruito nel libro Rizzoli appena uscito: “I signori del doping-il sistema sportivo corrotto contro Alex Schwazer”.

Il libro racconta l’incontro “tra due emarginati”, scrive Attilio Bolzoni nell’introduzione, Alex Schwazer e Sandro Donati. La storia è “dolorosa e allucinante” e Donati non risparmia accuse a nessuno, dalle responsabilità di alcuni singoli personaggi a quelle agli Stati e alla loro “calcolata rinuncia a uno dei propri ruoli e doveri”: vigilare sulla salute degli atleti, attribuendo “agli organismi sportivi nazionali e internazionali il compito di regolare il contrasto al doping”. Non solo in tema di salute ma anche di “giustizia sportiva”: un circolo vizioso che ha trasformato anche i controlli antdoping in un meccanismo asservito al circuito del “potere”.

Una tesi non nuova quella di Donati che mise nero su bianco nel 1989 con il suo libro-denuncia “Campioni senza valore”, Ponte alle Grazie editore, introvabile già pochi giorni dopo l’uscita, un libro scomparso insomma.

La parabola di Schwazer è nota:  la prima squalifica (giusta) per doping risale al 2012, Olimpiadi di Londra. Poi il ritorno alle gare, la decisione di affidarsi proprio all'uomo che più degli altri aveva sempre denunciato il doping, Donati. In quel periodo l’Uisp invitò Sandro Donati e Alex Schwazer ad una prova simbolo di Vivicittà, nel carcere romanao di Rebibbia, alla presenza di Vincenzo Manco, allora presidente Uisp e Giovanni Malagò, presidente Coni. Era il 12 aprile 2015 e la partecipazione fu simbolica perché Alex non prese parte alla corsa ma si prestò ad essere un testimonial di legalità e di giustizia sociale, non solo sportiva.

E poi gli allenamenti durissimi, la speranza e poi di nuovo la caduta, la scandalosa spy-story delle provette di urina manomesse a Colonia. Le speranze di Schwazer si sono spente il 14 maggio quando il Tribunale federale svizzero ha respinto il ricorso del marciatore con una sentenza vergognosa e incomprensibile.  Nonostante il Gip di Bolzano avesse «accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer l’1.01.2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e, dunque, di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati». 

Cosa non fa “saltare il banco”? Chiede a Donati una giornalista del Corriere Veneto, in una recentissima intervista: “Un certo cinismo. I responsabili delle federazioni internazionali sono convinti che ci sia bisogno di campioni e di grandi prestazioni che attraggono e sono un volano per maggiori sponsorizzazioni e diritti televisivi. E i controlli antidoping sono affidati a quegli stessi soggetti istituzionali che beneficiano delle prestazioni degli atleti”.

"I Signori del doping" è un libro da prendere subito, per leggerlo. E perchè, non si sa mai, potrebbe risultare un affare per i collezionisti. (I.M.)

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