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Carcere è Territorio

Lombardia protagonista al seminario Uisp sulle attività dello sportpertutti all'interno degli istituti di pena. Tra gli esempi virtuosi: Bergamo, Brescia, Milano e Varese

A 30 anni dai primi passi dello sportpertutti in carcere, Uisp ha organizzato il primo seminario sull'attività motoria all'interno degli istituti di pena. Un'occasione di confronto tra realtà locali che con impegno e fantasia sono riuscite a diventare un punto di riferimento per le persone private della libertà personale, ma soprattutto un tentativo di fare sistema sfruttando la capillarità e i numeri del più grande ente di promozione sportiva europeo.

I comitati Uisp lombardi hanno partecipato da protagonisti a questo incontro, dimostrando grande vitalità e attenzione ad un tema imprescindibile per un'associazione che ha davvero intenzione di fare sport per tutti. Dal “carcere modello” di Bollate (MI), all'anteprima di Vivicittà nella casa di reclusione di Verziano (BS) con oltre 450 partecipanti; passando per i laboratori circensi e i percorsi di genitorialità di Varese e l'esperienza del comitato di Bergamo che tra mille difficoltà è riuscito a portare al seminario la testimonianza di Fabio, detenuto in semilibertà assunto in borsa lavoro presso la sede orobica.

 

“Uisp è presente in 16 dei 19 istituti di pena lombardi -fa sapere Renata Ferraroni, Uisp Milano e responsabile regionale carcere- con alcune eccellenze assolute a livello nazionale non solo. Grosse soddisfazioni ci arrivano dall'IPM (Istituto Penale Minorile ndc) Beccaria e possiamo essere orgogliosi di ospitare un istituto penitenziario, modello di reclusione rieducativa e non punitiva, come Bollate. In cui oltre ad attività ad ampio spettro e grandi manifestazioni siamo riusciti ad avviare progetti rivoluzionari, uno su tutti la scuderia all'interno del carcere”.

 

Un'interessante storia di avvio di un progetto di sport in carcere è stata raccontata da Milvo Ferrandi, presidente del comitato di Bergamo: “Dopo 10 anni di stop, abbiamo ripreso le attività in carcere anche grazie allo stimolo della proposta di legge Coccia-Fossati. Per noi -spiega- è stato un “ripartire da zero” dal monitoraggio degli spazi, dalla conoscenza approfondita di una realtà complessa, dall'ideazione di progetti che non fossero “di forma”, ma “di sostanza”.

Il primo obiettivo per un progetto di ampio respiro -prosegue- è puntare anche a livello locale su protocolli di intesa; ma soprattutto -evidenzia- spero che seminari come questo aiutino a far capire che per chi vuol fare sportpertutti il carcere è un settore strategico, non un orpello da affidare alla sensibilità dei singoli dirigenti”.

 

Fiore all'occhiello dell'attività in carcere bergamasca è tuttavia l'essere riusciti a portare al seminario a Roma Fabio Canavesi, prima assunzione Uisp in Italia di un detenuto che usufruisce di una pena alternativa, ed esempio concreto di sport che diventa reinserimento non solo sociale, ma anche lavorativo. 

“Per me è un'emozione straordinaria rivedere Roma dopo tanti anni -esordisce Fabio- e di questo ringrazio Uisp, come la ringrazio per affermare con convinzione che il carcere è territorio e che l'auspicio è quello di non avere più bisogno di istituti penitenziari. Nella mia esperienza di reclusione -racconta- ho vissuto vari trasferimenti e sezioni ad alto indice di sorveglianza abolite dal tribunale europeo di Strasburgo. Il sistema carcerario si basa sulla sottomissione di menti e corpi, non si accontenta -prosegue- di una pena giudiziaria, ma ne persegue una afflittiva. In questo senso credo che promuovere uno sport che sia svago, ma anche formazione e punto di partenza per il reinserimento, sia una delle priorità di un ente di promozione sportiva e sociale fondato sul concetto di sportpertutti”.

 

Altra interessante esperienza è quella del comitato di Varese: “A fianco delle manifestazioni come Vivicittà in carcere e attività più canoniche come ginnastica e pesistica; abbiamo avviato una attività di piccolo circo rivolta in particolare alla formazione alla genitorialità -spiega Alessandra Pessina, referente del progetto e vicepresidente Uisp Lombardia- garantendo spazi di festa condivisa tra i reclusi e le loro famiglie, senza dimenticare la necessità di spazi e momenti privati, imprescindibili in una coppia e nel rapporto padre-figlio. Quello che dobbiamo tenere bene a mente -sottolinea- è che non dobbiamo essere “giullari” che offrono solo svago, né il servizio sociale, ma un'istituzione che ha come obiettivo primario quello di una rieducazione delle persone private della libertà personale”.

 

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