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Lombardia

Riforma del Terzo settore: i commenti dei protagonisti

Il CdM ha approvato la scorsa settimana il ddl delega per la riforma del terzo settore, dall'impresa sociale al servizio civile

Il Consiglio dei Ministri ha approvato giovedì 10 luglio il disegno di legge delega per la riforma del terzo settore: rilancio dell'impresa sociale e servizio civile universale, aperto anche agli stranieri con contingenti triennali di giovani, sono due delle principali novità del disegno di legge. Le linee guida della riforma erano state anticipate dal Presidente del Consiglio il 13 maggio, che aveva avviato una consultazione online sulla materia: dai cittadini sono arrivate 762 e-mail. Il Ddl prevede interventi su più fronti, affidati a una serie di decreti legislativi che il Governo dovrà adottare entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge.
Il commento di Pietro Barbieri, Portavoce del Forum nazionale del terzo settore, del quale fa parte anche l'Uisp: "Desideriamo senz'altro esprimere la nostra soddisfazione per il varo della DDl di Riforma del terzo settore, dell'impresa sociale e del Servizio civile. Il Presidente del Consiglio ha mantenuto l'impegno preso nei nostri confronti, con l'avvio di una riforma che attendevamo da tanto, troppo tempo. Aspettiamo l'annunciata conferenza stampa del ministro Poletti e la versione definitiva del testo per poter esprimere un compiuto giudizio di merito".

"Quali sono i nostri auspici? - si chiede Barbieri nell'editoriale scritto per il Giornale Radio Sociale - Li riassumo in tre parole: partecipazione, natura-non-profit e trasparenza. Auspichiamo un ddl che favorisca al massimo la partecipazione civica dei cittadini, salvaguardi la natura non profit di questo mondo e intervenga nella sfida della trasparenza... Vorremmo un ‘terzo settore’ valorizzato dalla riforma. Fortificato e riconosciuto per la sua natura intrinseca, quella del ‘non profit’, che deve essere salvaguardato al pari di ogni altro ambito. Così come deve essere tutelato l’interesse legittimo di un cittadino che vuole investire in un impresa, allo stesso modo deve esserlo quello di un cittadino che “investe” il suo tempo, la sua professionalità, la sua passione in una organizzazione di terzo settore. Vorremmo quindi vedere un ddl che supporti e favorisca la partecipazione civica e attiva dei cittadini, che rimuova irrigidimenti e ostacoli. La partecipazione civica dei cittadini, in qualsiasi forma si declini, rappresenta un fenomeno positivo di responsabilità individuale e collettiva, che va incoraggiato. Che sia nel perimetro del volontariato, della promozione sociale, della cooperazione sociale o internazionale o nell’associazionismo di promozione culturale e sportiva. Infine, la sfida della trasparenza, il collante che lega la persona all’organizzazione sociale nella quale opera e al ruolo di utilità sociale che svolge. Un impegno attivo che dobbiamo garantire, superando l’idea che prima viene il ‘fare’ e dopo il ‘come fare’. Sono due aspetti legati insieme indissolubilmente, così come lo sono le norme di autoregolamentazione individuale e quelle dell’ordinamento giuridico".

Le imprese sociali potranno ripartire utili, "nel rispetto di condizioni e limiti prefissati" e raccogliere capitali tramite internet, come le start up innovative. Sarà riformata in questo senso la disciplina dell'impresa sociale dettata dal decreto legislativo 155/2006misure fiscali per favorire gli investimenti di capitale nelle imprese sociali. Per finanziare gli enti non lucrativi, la delega punta anche a favorire la diffusione di "titoli di solidarietà" e altre forme di finanza sociale (come ad esempio i social bond, già esistenti, che sono titoli a rendimento garantito con una quota destinata a un soggetto del terzo settore).

Il servizio civile nazionale, nato nel 2001 e a cui hanno partecipato in 12 anni 298.421 giovani, diventerà "universale", cioè sarà aperto anche agli stranieri. Ci sarà un meccanismo di programmazione almeno triennale dei contingenti di volontari, che potranno prestare servizio, in parte, in uno dei Paesi dell'Unione europea e anche fuori dall'Unione. L'esperienza del servizio civile potrà essere sfruttata anche per trovare lavoro: il Ddl delega prevede che le competenze acquisite in questo percorso possano essere riconosciute e spese nell'ambito dell'istruzione e del lavoro.
“Apprezziamo in primo luogo la prospettiva che si apre di favorire fra tutti i giovani la partecipazione al Servizio Civile - dichiara il presidente CNESC Licio Palazzini - facendogli finalmente acquisire il carattere universale e volontario per i quali ci siamo battuti. In secondo luogo perché da nuovamente all’Italia il ruolo di leader in Europa per la valorizzazione del servizio civile come prezioso strumento di costruzione della dimensione europea della nostra cittadinanza, che reagisce ai nazionalismi e indirizza a scopi positivi le grandi risorse giovanili oggi compresse e sprecate. In coerenza con questo impianto e per accorciarne la necessaria fase transitoria dall’attuale Servizio Civile Nazionale chiediamo al Governo – conclude Palazzini – che già nella legge di stabilità 2015 si passi da 77 milioni a 200 milioni”.

Rispetto alla bozza di Ddl circolata negli ultimi giorni, è stato eliminato il riferimento alla stabilizzazione del cinque per mille dell'Irpef, che in realtà è già prevista dalla legge delega per la riforma fiscale (legge 23/2014), oggi in vigore. Resta, però, il riferimento a un riordino complessivo del cinque per mille, con l'obiettivo di ridefinire la platea dei potenziali beneficiari, che ogni anno superano ormai quota 40mila.

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