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Milano

"Storie di sport ribelle" nel libro di Pasquale Coccia

Il giornalista de Il manifesto racconta lo sport che diventa terreno di rivendicazione di nuovi diritti di cittadinanza

Lo sport di ieri e quello di oggi legati da un filo comune: l'impegno politico per l'emancipazione sociale. Sono le “Storie di sport ribelle” (Manifestolibri) contenute nel nuovo libro di Pasquale Coccia, giornalista de Il manifesto, che raccoglie una serie di articoli pubblicati sul quotidiano, raccontando storie di personaggi, associazioni sportive e organizzazioni che, un secolo fa come oggi, intendono lo sport come terreno di incontro, di rivendicazione, di denuncia e di nuovi diritti di cittadinanza. Sulla copertina del libro compare un'immagine dei Mondiali Antirazzisti Uisp, che vengono raccontati anche all'interno del libro, insieme ad altre esperienze di sport rivolto all'integrazione e alla difesa dei diritti.

“Quando mi hanno offerto questa pagina su Il manifesto - dice Coccia presentando il suo libro - il mio primo intento è stato dimostrare che c’è una storia dello sport progressista, che ha visto protagonisti dirigenti sindacali, politici, militanti, ed anche una storia internazionale del movimento progressista che riguarda lo sport. Per Gramsci la partita di calcio era un gesto democratico, perché si giocava all’aperto, sotto gli occhi di tutti, e sugli spalti permetteva un momento di aggregazione molto forte. Diventava occasione per vedersi e scambiarsi opinioni o messaggi politici in codice. Ora forse sarebbe disgustato da questo calcio e apprezzerebbe la rete del calcio popolare delle associazioni". 

Alle storie dei campioni che sono passati dai campi di calcio ai Lager, si affiancano le denunce dei calciatori per le violenze e le minacce che subiscono ogni domenica, l'impegno di organizzazioni per l'inclusione dei migranti attraverso lo sport, le politiche per rendere le città più camminabili e consentire al corpo di muoversi in spazi più vivibili, il ricorso a energie alternative per far funzionare gli impianti sportivi, i movimenti di protesta in Brasile per le olimpiadi di Rio, il calcio vissuto dal basso, le palestre popolari come luoghi di aggregazione sociale e benessere psicofisico, raccontati attraverso le interviste ai protagonisti. Nell'anno dei campionati europei di calcio e delle olimpiadi, anonimi cittadini, campioni dello sport e studiosi parlano dell'intreccio tra sport e società. 

"Oggi i ribelli dello sport sono i centri sociali che hanno dato vita alle palestre popolari, frutto di spazi pubblici abbandonati da decenni e trasformate in palestre con prezzi accessibili - conclude Pasquale Coccia - Sono coloro che hanno abbandonato il mondo dello sport delle federazioni sportive e hanno dato vita ad associazioni autonome che operano in piccoli centri, dove lo sport è momento di aggregazione. C’è un vasto mondo ignorato e che si basa sulle proprie forze, ma capace di grandi imprese, qui lo sport diventa terreno di rivendicazione di nuovi diritti di cittadinanza”. 

Pasquale Coccia è stato intervistato nell'edizione di venerdì 22 luglio del Giornale radio sociale.ASCOLTA L'AUDIO

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