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Milano

Ai giovani scontenti: 50 anni fa moriva Aldo Capitini

Cinquant'anni fa moriva Aldo Capitini, promotore della prima marcia per la pace Perugia-Assisi nel 1961. Ancora oggi si marcia uniti per gli stessi ideali

Per la pace, sono passate due settimane dalla Marcia per la Pace Perugia-Assisi, alla quale anche l’Uisp ha partecipato. Partecipazione altissima di un popolo colorato, giovane, alla ricerca di un futuro nel quale credere. Migliaia di persone, associazioni, sindacati, scolaresche, attivisti e volontari hanno camminato insieme da Perugia ad Assisi. Lo stesso percorso della prima edizione della Marcia che si svolse domenica 24 settembre 1961, su iniziativa di Aldo Capitini: un corteo nonviolento che testimoniava a favore della pace e della solidarietà dei popoli. Valori trasversali e condivisi, oggi come allora, ma di fatto disattesi dai signori del mondo. E delle armi.

Esattamente 50 anni fa, il 19 ottobre 1968 moriva a Perugia Aldo CapitiniAscoltiamo la sua voce nello speciale del Giornale radio sociale, scrittore ed educatore pacifista, in una rara registrazione del 1963: Ma che cos’è la non violenza?

“E’ un’apertura affettuosa all’esistenza, alla libertà, allo sviluppo di ogni essere”.

Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, la Marcia per la pace è ancora capace di scuotere le coscienze e condensare l’attenzione di molti giovani. Forse perché il mondo è in guerra, come avverte papa Francesco?

Perché è importante riscoprire Aldo Capitini? “Perché ha cercato di trasformare una realtà e una società dominata dal fascismo, dalla violenza, dai nazionalismi, dalla guerra e da gravissime ingiustizia – risponde Flavio Lotti, portavoce della Tavola per la Pace - Aldo Capitini fu un vero rivoluzionario, com’è oggi Papa Francesco. Un rivoluzionario e un educatore. Davanti alle tante violenze e ingiustizie che ci inquietano Aldo Capitini ci parla di amore, di liberazione, di pace, di nonviolenza, di potere di tutti, di potere dal basso. Ogni suo pensiero ha la capacità di generare cose nuove, di trasformare la realtà. Seguendo il suo altissimo esempio possiamo ritrovare la strada verso un futuro migliore per tutti”.

Infatti come afferma lo stesso Capitini nell’opera "Le tecniche della nonviolenza":

"La nonviolenza non è inerzia, inattività, lasciar fare; anzi essa è attività, e appunto perché non aspetta di avere le armi decisive, cerca di moltiplicare le iniziative e i rapporti con gli altri, e sa bene che si può sempre fare qualche cosa, se non altro trovare degli amici, dare la parola, l'affetto l'esempio, il sacrificio; e tante volte accade che i rivoluzionari, gli oppositori che contano solo sulle armi, se non le hanno stanno inerti, e sono sorpassati dai più forti, mentre i nonviolenti, lavorando instancabilmente, hanno tolto il terreno ai potenti, hanno preparato il cambiamento. Insomma si può dire che i nonviolenti sono come le bestie piccole, che sono più prolifiche, e le loro specie durano più di quelle delle bestie gigantesche." (Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Feltrinelli p.30) 

Come si capisce da queste parole, la nonviolenza non è un fine utopico ma un fine concreto da perseguire. “Nella grossa questione del rapporto fra il mezzo e il fine, la nonviolenza porta il suo contributo in quanto indica che il fine dell'amore non può realizzarsi che attraverso l'amore, il fine dell'onestà con mezzi onesti, il fine della pace non attraverso la vecchia legge di effetto tanto instabile, «Se vuoi la pace prepara la guerra», ma attraverso un'altra legge: «Durante la pace prepara la pace»." (I.M.)

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