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Cooperazione Uisp: danza e movimento per abbattere i muri

L’Uisp a Tiro, in Libano, con due operatrici per la formazione di educatori nei campi profughi. Parlano I. Nobili e E. Serra

Attraverso il gioco e il movimento libero l’Uisp promuove anche in Libano lo sportpertutti e il diritto di ognuno alla libera espressione di sé. Ilaria Nobili, Uisp Roma, e Emanuela Serra, Uisp Sassari, sono a Tiro da domenica 27 gennaio e fino al 5 febbraio per portare a compimento i percorsi di formazione legati al progetto “Promozione dei diritti dei minori e nuove opportunità di educazione informale nel sud del Libano”, nel quale l'Uisp - insieme alla Fondazione libanese Ghassan Kanafani e alla Municipalità di Tiro, è partner dell'Ong CTM - Cooperazione nei Territori del Mondo, e che viene realizzato grazie al cofinanziamento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale/Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo. 

La formazione nei campi profughi libanesi è partita circa quattro anni fa, con un primo progetto sempre gestito da CTM, e ha visto alternarsi in Libano vari operatori Uisp da tutta Italia – racconta Nobili – in questa fase conclusiva stiamo tirando le somme dei progetti e degli incontri formativi svolti, per verificare se gli strumenti sono stati assorbiti e lavorare sulle criticità che possono essere sorte nel corso del lavoro sul campo dei nostri partner locali”. 

Gli incontri prevedono due giornate in ogni campo e durante la missione saranno raggiunti i campi di Rashidieh, Ein El Helweh e il centro per ragazzi con disabilità di Mosan a Tiro. “Abbiamo lavorato su gioco e movimento attraverso la danza e il basket - prosegue Ilaria Nobili - in particolare abbiamo coinvolto i partecipanti in attività a corpo libero per aiutarli ad esprimersi liberamente e a vivere un rapporto migliore con il proprio corpo. La danza è un linguaggio comune, che spesso ci ha permesso di lavorare senza bisogno del traduttore e di spiegazioni approfondite. È un linguaggio immediato che facilita la comunicazione”.

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I due giorni di formazione cono stati suddivisi in attività rivolte agli educatori e attività insieme ai ragazzi e bambini destinatari: “Sono entusiasti, interagiscono senza difficoltà – aggiunge Emanuela Serra – si è creata sempre una buona sintonia. Lavoriamo principalmente con donne molto giovani e riscontriamo un forte bisogno di idee e proposte pratiche di giochi e attività. In questi anni hanno messo in pratica le nostre proposte ed utilizzato gli strumenti che abbiamo cercato di mettere a loro disposizione. Trovano qualche difficoltà nell’adattare le attività alle esigenze particolari, come quelle legate agli spazi ristretti o alle persone con disabilità. Quindi stiamo lavorando con loro sulle potenzialità di adattamento delle varie pratiche motorie, agli spazi disponibili, o ai limiti dei partecipanti". 

“Ogni volta che veniamo riceviamo un’accoglienza festosa, sia da parte dei bambini che degli insegnanti – aggiungono le operatrici Uisp – Qui le condizioni di vita sono precarie, sia per la scarsità di servizi e infrastrutture sia a livello sociale. Le donne non possono vivere all’aperto e socializzare, i genitori non trovano il modo per comunicare con i loro figli, lasciandoli spesso all’unico svago degli strumenti tecnologici, che li isolano e li tengono chiusi in casa. A questo proposito inseriremo nella nostra formazione dei momenti che includano anche i genitori, per illustrare loro l’importanza del movimento e proporre attività da fare insieme ai propri figli. Gli educatori che lavorano con noi vorrebbero venire in Italia e visitare i centri in cui si svolgono le attività Uisp: hanno voglia di imparare e sono assetati di nozioni ma hanno pochi mezzi e nessuna possibilità di studiare. Nonostante questo sono tutti pronti a mettersi in gioco, senza tabù e paure: per loro rappresentiamo anche un ponte per aprirsi verso l’esterno”. (Elena Fiorani)

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