Comitato Territoriale

Milano

I ciclisti Uisp della "Bamako-Dakar" aprono il WSF

Dopo sette tappe e 1.500 km. percorsi, dei quali 800 in bicicletta, si è conclusa ieri la seconda edizione della "Bamako-Dakar.Il Silenzioso Tour della solidarietà" organizzato dall'Uisp.

I ciclisti hanno percorso circa 15 chilometri all'interno delle strade cittadine della capitale senegalese e sono giunti nella piazza dell'Università alle 14, in concomitanza con l'inaugurazione del WSF-World Social Forum. Un clima festante e di grande partecipazione ha accolto il gruppo dei ciclisti Uisp che attraverso lo sport hanno portato "silenziosamente" e su due ruote un concreto messaggio di solidarietà e cooperazione nei molti villaggi che sono stati toccati dal Tour.

Ma l'impegno dell'Uisp non finirà qui: da ieri infatti è in funzione il Villaggio dello sportpertutti all'interno del Social Forum. Attività, convegni e riflessioni sul tema dello sport e della diaspora, parola chiave quest'ultima al centro dei lavori che coinvolgeranno circa 150.000 partecipanti di tutto il mondo. Per saperne di più sulle iniziative in programma, clicca qui

Pubblichiamo questa corrispondenza appena giunta da dakar, scritta da Raffaella Chiodo Karpinsky del Dipartimento internazionale Uisp, da giorni in Senegal e a dakar per organizzare le attività dell'Unione Italiana Sport per tutti:

"L'UCAD, l'Università Cheikh Anta Diop, è il luogo che ospita l'undicesima edizione del Forum Sociale Mondiale. Un'ampia area simbolica dove scorrono in tutte le ore del giorno, per corsi diurni e serali, giovani donne e uomini senegalesi e studenti provenienti dai paesi della regione dell'Africa Occidentale. E'la risorsa intellettuale del presente e del futuro di questo paese, di questo continente. E' qui che , come in altre sedi universitarie fermenta la punta di lancia del pensiero africano in continua evoluzione. Una sempre più attrezzata elaborazione di uno sguardo critico sullo stato dell'Africa, del mondo. Un bocciatura non solo per le istituzioni Finanziarie Internazionali , Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, o il WTO, ma dell'intera leadership che continua a dirigere in Occidente questo ordine mondiale. Dunque gli stati, i governi e le opinioni pubbliche che democraticamente scelgono i propri governanti. Un impietoso giudizio sull'ordine economico, commerciale ancora in funzione nonostante l'esplosione della crisi globale, ma anche della proposta di cosiddette politiche di sviluppo, di "aiuti" e lotta alla povertà, che hanno di fatto portato alla creazione e consolidamento di processi di impoverimento. Altro che Sviluppo. Nuove forme di schiavitù commerciale economica e umana di cui il fenomeno delle migrazioni, della diaspora infinita sono il nitido portato di ingiustizia ben note in Italia, nelle tante Rosarno, Castel volturno.
Una esportazione di ricchezze fisiche e intellettuali che ha privato da secoli l'Africa di molte risorse e potenzialità per il proprio autonomo percorso di progresso. 
L'isola di Gorée dove si svolgerà una parte del Forum Sociale è il simbolo della diaspora africana nel mondo. E' il luogo da dove cinque secoli fa cominciavano l'ultimo viaggio della deportazione gli schiavi verso l'occidente dove grazie alle loro braccia si è costruita motla della ricchezza del nord del mondo.
E' in posti come questo, l'UCAD, come in altri luoghi di riferimento delle università del continente, che si è andata consolidando soprattutto dal cosiddetto '89 africano una parte sempre più severa di analisi: la bocciatura verso le proprie classi dirigenti politiche ed istituzionali. Una leadership che si è giocata la credibilità per aver venduto con troppa disinvoltura con le materie prime, le concessioni per lo sfruttamento del territorio, una ingiusta accettazione dell'imposizione di politiche agricole e commerciali e tutto il resto di aggiustamenti strutturali, privatizzazioni dei beni comuni. E con questi, la possibilità di sviluppo autonoma e su basi culturali proprie. Si rivela un po' in tutte le insenature un accusa è pesante: aver venduto la dignità delle popolazioni africane dopo averle delle risorse per uscire dalla povertà. Non a caso una parola d'ordine delle società civili più attive è la lotta alla corruzione e soprattutto quando l'arricchimento dei potenti ha accompagnato proporzionalmente l'impoverimento delle gente dei propri paesi.
Fatti, pensieri processi politico sociali dirompenti, che nel corso di questi due ultimi decenni si sono andati manifestando in modo progressivamente significativo e che sarebbero tanto salutari dalle nostre parti. 
Angoli, prospettive, contesti ambientali, sociali e politici a volte anche drasticamente diversi, ma dove si è affacciata e poi creata una comunicazione, uno scambio, una messa in rete sempre più diffusa a livello nazionale, poi regionale, e infine anche a livello continentale. Sono emersi processi dal basso fino a livello istituzionale, con evoluzioni diverse e controverse ma spesso con spinte trasformatrici, rivoluzionarie alla ricerca di strade inedite e fuori dallo schema di interpretazione "bloccato", ormai asfittico e prigioniero di se stesso dell'occidente. 
Un fermento, un subbuglio di idee maturato sulla scia degli effetti delle migrazioni di andata e ritorno. Quella figlia di antenati schiavi organicamente parte delle società di insediamento negli Stati Uniti o in Europa, quella più recente che ha studiato e lavorato donando all'Occidente il suo contributo intellettuale e professionale, quella oggi respinta del Mediterraneo, quella segregata nei CIE, quella sfruttata nelle Rosarno di turno. 
E' la diaspora portatrice di valori e idee per il futuro. Una diaspora che giudica il mondo in cui vive, in occidente, l'offerta culturale di risposte obsolete. Comunque sempre più lontane dalla dimensione umana delle cose. Una diaspora che guarda al recupero dei valori africani più sani che nonostante le migrazioni o a volte proprio grazie alla caratteristiche di preservazione della origine e della cultura delle diaspore di tutto il mondo. Una ricerca, nelle sue radici più antiche, di una risposta nuova al presente e per il futuro. Una ricerca che va da Gorée ad Haiti passando per Villa Literno, i campi di concentramento in Libia, i CIE di Ponte Galeria Marsiglia o Ceuta e Melilla. 
E' il sesto continente, quello della diaspora, lanciato come concetto dal Sudafrica di Nelson Mandela e rilanciato qui da Wade il presidente del Senegal che ha voluto che l'Università, proprio questa che ospita il forum sociale mondiale, aprisse una cattedra sulla Diaspora, Con lo scopo di mettere in luce tutto ciò che questa ha portato al mondo per partire da questa nella ricostruzione del proprio riscatto.
Un processo quasi del tutto ignorato, in Europa, per non parlare dell'Italia. La prima troppo occupata a fare i conti con i suoi processi economico politici in continua di evoluzione - involuzione e tutt'altro che tranquilli. La seconda troppo impegnata a misurarsi con le proprie deprimenti evoluzioni della vita pubblico privata del Premier e l'incapacità di proposta coesa e coerente di alternativa politica da parte dell'opposizione. 
Una ricerca trasversale che approda oggi al Forum Sociale di Dakar, che interrogherà tutti noi. Nessuno escluso. Anche chi ancora oggi è troppo silente e sorda a questa voce africana e vorrebbe aprire in Italia una stagione sana di ricostruzione di azione comune della società civile. Speriamo, come già detto tante volte, in un sussulto e che l'Africa salvi anche l'Italia!!"

A questo link alcune foto dell'arrivo dei ciclisti a Dakar. Immagini di Antonio Marcello, Schoo4Change

http://www.dropbox.com/gallery/5280204/2//senegal%20s4c/20110204-bamako-dakar?h=4c256e&p=1

 NOTIZIE DA UISP NAZIONALE
FACEBOOK