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Milano

L'allarme delle società sportive: non si può più andare avanti

La crisi economica incide sempre più anche sullo sport. Alcune società sportive del territorio hanno promosso con un documento comune la rete "Dare voce allo sport di base" (alla quale ha dato la sua adesione anche l'Uisp). Per leggere il documento clicca qui. Ci sono società del nord e sud italia, a testimonianza del fatto che i problemi sono comuni ovunque.
Abbiamo intervistato Maurizio Chiarcossi, Presidente dell’Asd Polisportiva Codroipo-Udine, una delle società promotrici del documento.

La crisi economica colpisce il nostro Paese. Quali riflessi ha sulla vita di una società sportiva?
"Ha sicuramente dei risvolti pesanti dovuti al minor sostegno che riceviamo dalle amministrazioni pubbliche e alla difficoltà di reperire sponsorizzazioni da parte delle aziende. Il rischio è quello di riversare queste mancanze sulle famiglie che mandano i loro bimbi a fare sport. Per evitarlo, oggi, i dirigenti sono costretti a spendere la maggior parte del loro tempo per ricercare un sostegno economico che le faccia continuare a vivere. Tempo tolto ad altro. Ad esempio, all’attenzione da dedicare alla crescita e all’educazione ai valori dei bimbi".

Qual è lo stato di salute del sistema delle sponsorizzazioni sportive a livello locale?
"Le aziende fanno molta più fatica ad impegnarsi economicamente. Questo è certo. Chi ci sta rimettendo di più è sicuramente lo sport che non sta sotto le luci dei riflettori. Quello sociale, per intenderci, che non può assicurare la massima visibilità alle aziende che decidono di fare da sponsor. E’ anche una conseguenza del sistema dei media e della politica sportiva che sembrano dettare una legge: interesse e informazione solo per gli sport da "risultato", da prestazione. Tutto il resto è un buco nero".

Quali sono le maggiori difficoltà per una società sportiva oggi?
"Le difficoltà non riguardano solo l’aspetto economico, ma anche quello gestionale. Ormai per i Comuni è diventata prassi affidare la gestione degli impianti sportivi alle singole associazioni che vengono caricate così di varie responsabilità: gestionali, di sicurezza e di manutenzione. Tutto questo, a fronte di contributi pubblici che non riescono nemmeno a compensare le spese dirette di gestione (luce, riscaldamento, custodia…)".

Cosa dovrebbero fare le istituzioni per favorire lo sport sociale e per tutti?
E’ necessario che le istituzioni capiscano l’importanza del ruolo sociale che hanno le associazioni sportive favorendo la pratica dello sport di base, sociale, per tutti. Servono gli spazi. Per finanziare un nuovo impianto sportivo è necessario che la struttura produca reddito. Lo hanno sostenuto a chiare lettere Credito sportivo e Coni. In pratica, credo che per riuscire ad ottenere il risultato dovrei necessariamente affiancare ad un impianto di tennis, ad esempio, un bel ristorante e magari far giocare sui campi solo persone benestanti in grado di pagare 20/30 euro l’ora per l’affitto. Se, invece, facessi giocare cento bambini con un piccolissimo contributo cosa potrei ottenere? Otterrei molto: il loro benessere, il monitoraggio medico e il miglioramento del loro stato di salute".

Il tema della responsabilità civile e degli impegni burocratici e amministrativi pesano sulla dirigenza delle società sportive. Quali provvedimenti chiederebbe per favorire la diffusione del movimento sportivo di base e la valorizzazione del volontariato?
"I dirigenti sportivi molto probabilmente continuano a regalare il loro tempo ed impegno perché non sono consapevoli delle responsabilità che hanno in realtà. Un esempio: forse non tutti sanno che un’associazione sportivo-dilettantistica mette a repentaglio i beni personali di tutti i suoi dirigenti per lo scopo. Le asd godono di un regime fiscale agevolato, è vero, ma si dovrebbe lavorare per tutelare maggiormente i dirigenti".

Quanto la crisi economica incide sulle famiglie costringendole a rinunciare alla pratica motoria di alcune fasce sociali, esempio bambini ed anziani? C’è stato un decremento negli ultimi due anni?
"Abbiamo notato che la scelta, spesso forzata, di chiedere un contributo economico maggiore alle famiglie dei nostri ragazzi porta spesso all’abbandono dell’attività sportiva. Purtroppo, sappiamo benissimo che – a torto – in tempi di crisi si va a risparmiare per prima cosa su cultura e sport. C’è poco impegno da parte di tutti nel far capire alle famiglie che oggi l’associazione sportiva rappresenta uno dei pochi "spazi" dove si fa cultura, educazione".

Laura Bonasera