Settore di Attività Nazionale

Montagna

Dare senso alla formazione docente:
l’esito di un’esperienza

Rosa Seccia – Dirigente Scolastica 48° Circolo Didattico Madre Claudia Russo di Napoli

 

Quando è arrivata da parte di Stefano Dati[1] la proposta di collaborare alla realizzazione di un corso di formazione e aggiornamento per docenti di tutti gli ordini scolastici sul tema “Metodologia Activities Storming per l’inclusione dei Bisogni Educativi Speciali” - particolarmente rilevante sul piano degli approcci didattici, ma piuttosto inconsueto nella prassi didattica tout court - non vi è stato il minimo dubbio nell’accettare il progetto formativo e, al contempo, la sfida di riuscire a coinvolgere un numero adeguato di insegnanti, in un momento in cui non è sempre così scontato che vi sia interesse a partecipare ad iniziative di aggiornamento professionale, per svariate ragioni che non si ritiene possano essere approfondite in questa sede.

La risposta, invece, è andata oltre le aspettative: 61 docenti di tutti i gradi di scuola hanno partecipato al Corso Nazionale di Formazione/Aggiornamento per insegnanti di ogni ordine e grado della Campania organizzato dalla UISP Nazionale accreditata MIUR e dalla UIP Lega Montagna Nazionale, con lo scopo di fornire input utili a rimettere in gioco la propria professionalità docente attraverso la conoscenza pratica del Laboratorio Ambientale Interattivo (L.A.I.).

Nel corso di due pomeriggi, 16 e 17 aprile ultimi scorsi, e durante la mattinata di sabato 18 si è riusciti a suscitare motivazione ed interesse in tutti gli aderenti all’iniziativa in un crescendo di attesa e curiosità.
Per chi ha esperienza nel campo della formazione/aggiornamento dei docenti, come chi scrive, è stata una vera sorpresa verificare che vi possa essere ancora la possibilità di generare coinvolgimento e partecipazione tra gli insegnanti; tanto che, al termine dell’esperienza, molti degli intervenuti hanno espresso il loro apprezzamento e non pochi hanno manifestato il loro interesse a proseguire con approfondimenti delle proposte presentate.

Cos’è che ha fatto la differenza, nell’incisività dell’iniziativa?

Di certo un approccio metodologico capace di mettere a sintesi la migliore didattica sui presupposti della migliore pedagogia, coniugando tale approccio ad una scelta di fondo essenziale: ripartire dalla riscoperta del valore, in un’ottica formativa ed in termini sistemici, dell’ambiente naturale.

E qui, la personale formazione pedagogica richiama alla mente inevitabilmente quanto lucidamente descritto da uno dei maggiori capisaldi della pedagogia e non solo, quale è stato Jean Jacques Rousseau, nella sua notoria opera “L’Èmile ou De l’éducation”, scritto nel lontano 1762 – quando la pedagogia non era una branca autonoma – e che risulta, invece, tanto attuale, soprattutto se si riflette su quanto poco attualizzato tutt’oggi nell’ordinaria prassi educativa.
Secondo, invero, il pensiero pedagogico di Rousseau, l'educazione naturale va condotta in mezzo alla natura, dove l'ambiente rinvigorisce il corpo e l'anima, permettendo la costruzione di scenari e favorendo occasioni di scoperta e invenzione, tali da consentire di risolvere ogni problema con l’aiuto delle proprie sole conoscenze.
Lo studioso svizzero sostiene che il grande apporto alla crescita di un bambino sia da ricondurre prioritariamente all'educazione: tutto ciò che ognuno ha quando nasce viene fornito dall'educazione, impartita da "tre maestri" che sono natura, uomini e cose. Ognuno di questi “maestri” ha un preciso ruolo, poiché la natura provvede allo sviluppo interno delle nostre facoltà e dei nostri organi; gli uomini all'uso che ne facciamo; le cose all'acquisizione dell'esperienza e degli oggetti. Tra queste l’unico controllo esercitabile si realizza proprio nell’educazione degli uomini, giacché l’educazione della natura non può essere influenzata dall’agire umano e quella delle cose soltanto in certa misura. Per riuscire a prendere parte pienamente della società in cui vive, il fanciullo dovrà assecondare in modo armonico i suoi tre maestri, ponendo attenzioni maggiori sulle due educazioni su cui ha più controllo.
In questo costrutto pedagogico, vi era già all’epoca la consapevolezza del ruolo di mediazione svolto dal precettore, in quanto insegnante e che in epoca recente è stato riformulato con particolare chiarezza da Reuven Feueurstein quando parla di apprendimento mediato [2] , grazie all’intervento intenzionale di un formatore per favorire una determinata esperienza di apprendimento.

Su questi presupposti, non si può non concordare con il convincimento di fondo dello stesso pensiero rousseauniano: «se si vuole cambiare l’uomo per cambiare la società, bisogna cominciare col cambiare l’educazione» [3].

Cambiare l’educazione significa agire con intenzionalità nella proposta di nuove metodiche che sappiano consentire un continuo disapprendere per apprendere (Morin), in funzione dello sviluppo personale di un soggetto e della possibilità di costruire cittadinanza attiva, capace di entrare in una relazione funzionale con l’ambiente, inteso nella sua accezione più ampia e che investe diversi aspetti (cognitivo, affettivo, civico, etc.), attraverso una cura educativa, che coltivi al contempo “il cuore e la mente”, per dirla con le parole di G. Gaber [4] che hanno introdotto e accompagnato lo svolgimento del corso di formazione e aggiornamento organizzato dalla UISP, caratterizzato proprio dalla proposta dirompente di un rinnovato approccio al processo di insegnamento-apprendimento, che parta dalla riscoperta e dal recupero delle potenzialità di quanto offerto dalla natura.

Questo orientamento impone già ad un docente – che ha la responsabilità di essere mediatore efficace per favorire un apprendimento significativo (Ausbel) – di doversi mettere totalmente in gioco, poiché lo induce a rivedere il suo stesso rapporto con l’ambiente naturale.

In questa prospettiva, un momento particolarmente rilevante, che ha di certo creato dissonanza cognitiva (Festinger) in tutti i docenti partecipanti, è stata l’attività svolta nel giardino della scuola ospitante il corso, intorno ad un albero: con molta probabilità, per la prima volta, ognuno degli insegnanti presenti ha avuto la possibilità di porsi in relazione con uno degli elementi essenziali del mondo naturale.

È stata un’esperienza intensa, carica di emozioni, ma soprattutto dal punto di vista di impatto metodologico, poiché basato su un insegnamento “altro”, dissacrando i presupposti della classica lezione frontale.
Da questo punto di vista, l’intero corso – benché di breve durata – ha fornito stimoli di riflessione per un rinnovamento complessivo del modo di fare scuola, soprattutto quando si opera in contesti complessi, in cui i bisogni educativi, tutti speciali, espressi dalle alunne e dagli alunni di tutte le età esigono risposte adeguate ed efficaci in termini di cura educativa, che presuppone un loro protagonismo attivo nel loro stesso processo di apprendimento.

La proposta del L.A.I. rappresenta effettivamente un’occasione operativa interessante, giacché racchiude tutti gli elementi vincenti per innovare il modo di fare scuola ed è in questa prospettiva che lo stesso corso di formazione e aggiornamento che ha coinvolto tanti docenti di ogni grado scolastico ha offerto un particolare orizzonte di senso alla stessa formazione professionale degli insegnanti.
L’esperienza ha senso, invero, quando favorisce una crescita personale, quando stimola riflessione e sollecita motivazione.

In questo, l’esperienza della “Metodologia Activities Storming” ha dato un apporto significativo, su cui vale la pena che la UISP continui ad investire, proseguendo nella sua ricerca di una sinergia concreta con il mondo della scuola.

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NOTE

[1] Docente I.C. 83° Porchiano-Bordiga di Napoli e Responsabile Nazionale MIUR UISP Lega Montagna

[2] Lo psicologo israeliano Reuven Feuerstein si è occupato soprattutto di soggetti deprivati socio-culturalmente e con bassi rendimenti scolastici. Negli anni settanta ha sviluppato gran parte degli strumenti utilizzati nel metodo che porta il suo nome. Esso ha come obiettivo soprattutto il potenziamento delle abilità cognitive. È basato sui principi di Modificabilità Cognitiva Strumentale (MCS) - cioè sull'ipotesi di modificabilità dell'intelligenza umana, in termini di "plasticità dell'intelligenza" e di "educabilità cognitiva", che oltre all'infanzia coprono l'intero arco di vita di un individuo - e di Esperienza di Apprendimento Mediato (EAM), partendo dal presupposto che l'azione di un qualsiasi oggetto che si pone tra l'individuo e l'ambiente circostante è chiamata "mediazione". L'oggetto che crea la mediazione prende il nome di "mediatore" (può essere l'educatore, la società, la cultura, l'ambiente, ecc.). Il mediatore altera le percezioni dell'individuo ed influenza di conseguenza le sue risposte. Alterando la percezione degli stimoli, le mediazioni possono favorire oppure ostacolare i processi di apprendimento. La famiglia, la società, il contesto culturale, ecc. generalmente fungono da mediatori nel rapporto fra il soggetto e il suo ambiente (nei confronti del sé, degli altri e del mondo); e questo accade "naturalmente", secondo le caratteristiche tipiche di ciascuno degli elementi menzionati. Nell'ambito della formazione, invece, si parla di "Esperienza di Apprendimento Mediato" tutte le volte che un formatore crea intenzionalmente stimoli e mediazioni al fine di provocare un particolare apprendimento.

[3] In L’Emilio o dell’educazione (1762)

[4] G. Gaber, Non insegnate ai bambini

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