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Indysciplinati Uisp: successo per il seminario di parkour

La formazione su parkour /adapt ha coinvolto sessanta partecipanti. "Un investimento sul futuro". Intervista a F. Mazzoleni

Federico Mazzoleni, 29 anni, da Bergamo è presidente di Parkour Wave, associazione affiliata Uisp. Si definisce uno “della vecchia scuola”: ha cominciato otto anni fa, appassionandosi dopo aver visto sul satellite qualche video di David Belle, uno dei primi traceurs. Parliamo di parkour quell’attività motoria - i termini “sport” e “disciplina” si addicono in parte all’arte dello spostamento, movimento che nasce in maniera spontanea e destrutturata e dove la componente agonistica è marginale se non del tutto assente - che consiste nel tracciare percorsi, il più delle volte in contesti urbani, superando in agilità e velocità gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento dell’obiettivo: siano essi una balaustra, una panchina, un cancello o un muro. 

Ha lavorato sodo per l’organizzazione del seminario svoltosi dal 7 al 9 dicembre a Modena: “Un anno di lavoro per l’organizzazione di questo appuntamento. Perché ero e rimango fortemente convinto della necessità di portare la certificazione Adapt in Italia. C’è bisogno di uno standard di qualità per salvaguardare la disciplina e i praticanti. Questo sforzo si è concretizzato anche grazie all’Uisp e in particolare all’impegno del Dipartimento attività”.
Adapt sta per Art du deplacement and parkour teaching ed è un programma di certificazione in tre livelli che garantisce sulla preparazione degli istruttori di parkour. Dietro Adapt c’è un riconoscimento ufficiale da parte di diversi board governativi inglesi, che hanno pensato bene di strutturare la formazione, promuovendo degli standard di qualità nell’insegnamento. I partecipanti al seminario modenese hanno potuto acquisire il primo livello, divenendo di fatto “assistenti istruttori”, e sono stati seguiti da Dan Edwardes e Chris Rowat (di Parkour Generation), nonché da quattro assistenti italiani, già in possesso dei livelli 1 e 2. Tra loro, anche Federico, il quale però ci comunica di essersi visto riconosciuto proprio nel fine settimana il terzo livello, divenendo di fatto abilitato alla formazione degli istruttori. 

“Anche dopo essermi confrontato con i docenti inglesi, posso dire di essere molto soddisfatto – ci dice – era la prima volta che si trovavano ad affrontare un workshop così partecipato, con una sessantina di aspiranti coach”, 
Un risposta implicita a tutti coloro - e a sentire Federico ce ne sono – che non credono nella validità della certificazione Adapt: “Alla base delle critiche ci sono argomentazioni superficiali di chi crede che con questo tipo di approccio la libertà del parkour venga in qualche modo ingabbiata. Un falso problema. E poi dobbiamo dire che la certificazione Adapt, l’unica riconosciuta a livello internazionale, tutela i praticanti dalla selva di insegnanti che stanno proliferando, stanno cavalcando l’onda senza la giusta preparazione”. Il Dipartimento attività Uisp è già al lavoro per il prossimo step: la volontà di organizzare anche un appuntamento per il secondo livello c’è. “Ma in quel caso l’accesso sarà molto più selettivo – spiega Federico – per le elevate competenze tecniche e fisiche richieste”. 
Il parkour è un fenomeno in forte crescita. Solo nell’Uisp sono 800 tesserati: “numeri importanti” secondo Mazzoleni, per una pratica ancora abbastanza sconosciuta al grande pubblico.
La diffusione, tuttavia, può comportare una banalizzazione: “Il parkour va a nozze con i media. Ma sappiamo che i media, per superficialità, scelgono di raccontare solo il suo aspetto più spettacolare, tacendo di tutto quello che c’è sotto. C’è meno voglia di conoscere realmente un fenomeno, magari con un approfondito lavoro documentaristico, è più l’esigenza di usarlo a fini commerciali, rischiando di snaturarlo”. 
L’Uisp dal canto suo, sta lavorando ad una diffusione più consapevole. “A differenza di altrei enti – conclude Federico Mazzoleni – che addirittura hanno pensato di crearsi la propria certificazione, perdendo totalmente credibilità agli occhi della comunità italiana dei praticanti. L’Uisp sta facendo quel che può, certo con i tempi più lunghi richiesti da un percorso di qualità, ma certamente investendo sul futuro”. (di Francesco Sellari)

 

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