Nazionale

Gli interventi al dibattito congressuale Uisp

Sabato 13 aprile è iniziato il dibattito congressuale, molti i delegati che si sono alternati sul podio del Palamontepaschi

La presidenza del XVII Congresso nazionale Uisp (Chianciano Terme 12-14 aprile) è formata da: Gianni Cossu, Claudia Rutka, Erasmo Palma, Chiara Stinghi, Isabella Di Grumo, Rita Scalambra, Paolo Della Tommasa.

Gli interventi dei delegati al Congresso nazionale Uisp di Chianciano Terme sono iniziati nella mattinata di sabato 13 aprile. Di seguito riportiamo brevi report per ciascun intervento, indicando la delegazione regionale di appartenenza:

Lisa Sella (Uisp Piemonte) : Progetto palla strada: calcio con regole di un tempo con il coinvolgimento dei ragazzi nei centri urbani. Iniziativa di sport e solidarietà, per cui si utilizzano palloni fatti di una schiuma sintetica speciale resistente ai fondi sconnessi dei campi profughi.

Ferruccio Valzano (Uisp Piemonte): Mi auguro che i buoni propositi di Malagò, presidente Coni, e della Idem di inserire la parola sport nella Costituzione possano diventare realtà. Ma immagino sarà un’impresa ardua.

Paolo Belluzzi (Uisp Emilia Romagna): Credo che sia ora che le persone di questa assemblea possano essere protagoniste di un processo che passa dal territorio a tutti i livelli. Dobbiamo decidere se diventare erogatore di economia oppure attore di un processo partecipato di cambiamento di questo Paese. Dobbiamo essere più incisivi sulla condivisione dei contenuti piuttosto che sui modelli. 

Salvatore Farina (Uisp Sardegna): Partire da un termine: coesione territoriale dentro l’Uisp. Va costruita creando reti e rapporti, creati strumenti per misurarsi con la progettazione, in particolare in alcune regioni (sud). L’Uisp in alcune regioni è debole. Terzo tempo: ha messo in rete dei comitati territoriali per lavorare su unico progetto non calato dall’alto. Trasparenza: Vincenzo ne ha parlato. Nell’Uisp la parola volontariato talvolta è usata in modo inopportuno: va trovata una chiave anche sui compensi e sui rimborsi. Sul ruolo dei regionali: devono fare da filtro tra territorio e nazionale, è un ruolo importante di cerniera tra territorio e il nazionale. 

Gennaro Maddaluno (Uisp Liguria): La promozione di percorsi per famiglie disagiate è al centro della nostra attività. Attraverso il nuoto nel nostro comitato abbiamo sviluppato il coinvolgimento in particolare dei bambini, sviluppando e facendo ripartire anche il sincro nonostante i problemi di disponibilità degli spazi. Ci siamo rivolti anche alla scuola, sottraendo l’attività motoria per le scuole a chi voleva praticarla solo a scopo di lucro.

Valeria Frigerio (Uisp Veneto): Il congresso è innanzitutto un luogo di incontro di sensibilità, competenze, valori. Un pezzo di questi è la Carta europea dei diritti delle donne nello sport che abbiamo sviluppato nell’ambito del progetto Olympia, che affonda le radici nella carta sviluppata dalla Uisp nel 1985. Veicolare ulteriormente questo documento, oltre a mettere in contatto la Uisp con diverse realtà istituzionale, punta alla produzione di un nuovo documento europeo incentrato sullo sport al femminile.

Massimo Gasparetto (Uisp Veneto): Il paradigma cui dedicare attenzione e impegno è il 41% dei sedentari in questo Paese. Altro elemento di impegno strategico è la popolazione anziana. Per lo sviluppo dell’associazione, la parola salute andrebbe aggiunta alle tre che ci caratterizzano: diritti, ambiente e solidarietà.

Bruno Chiavacci (Uisp Toscana): Compito della Uisp nazionale, a partire dalla proposta di riforma dello statuto, deve essere quello di arrivare all’assemblea di metà mandato con cambiamenti concreti di alcuni aspetti dell’associazione. Tra questi le aziende: dobbiamo arrivare a sviluppare realtà capaci di andare avanti in salute e autonomia. Voglio poi sottolineare il grande lavoro svolto nel dipartimento attività, l’innovazione che siamo riusciti a generare. Su questo aspetto non ci devono essere arretramenti.

Davide Ceccaroni (presidente Lega ciclismo): Attività all’aria aperta, nei parchi, riqualificazione delle città: questa impostazione della nostra attività negli ultimi anni segna il passaggio a un’impostazione che mette al centro non lo sport ma il movimento. Riforma del modello e innovazione delle attività devono proseguire su questa linea e per questo ritengo fondamentale che prosegua l’esperienza del dipartimento attività.

Alessandro Baldi (Uisp Toscana): È fondamentale adoperarsi per la flessibilità delle nostre attività, con minori regole, per venire incontro alle esigenze della base associativa. Tutto ciò promuovendo una maggiore sinergia tra le diverse attività. La formazione deve abbracciare poi diversi ambiti, per informare e uniformare tutte le esigenze del territorio.

Andrea Covi (Uisp Emilia Romagna): Voglio esprimere un ringraziamento collettivo all’associazione per l’impegno dopo il terremoto che ha colpito il nostro territorio. Abbiamo una realtà associativa di 60.000 soci, di cui un terzo hanno subito le conseguenze del sisma. Delle nostre società sportive 180 si sono trovate senza impianti perché le piscine sono state chiuse, i campi da calcio trasformati in tendopoli, i palazzetti e le palestre in dormitori. Questo sul piano sportivo, per non parlare delle vittime, tra cui anche nostri associati. La Uisp è stata da subito presente, a livello nazionale e regionale. Oggi non registriamo una perdita notevole di attività e di tesserati: ma questo dato numerico vuole semplicemente testimoniare la presenza dell’associazione in un contesto di emergenza che ha ulteriormente contribuito a farla riconoscere come una stella polare per l’assistenza ai nostri soci e la ricostruzione, anche morale, di questo paese.

Lorenzo Bani (Uisp Toscana): Il problema della democrazia partecipativa ci deve far riflettere sul fatto che la gente si avvicina a noi mentre si allontana dalla politica. Questo pertanto deve spingerci sempre più al coinvolgimento della nostra base nei vertici dell’associazione. E non dobbiamo guardare alle amministrazioni come amiche se rappresentano forze politiche vicine a noi, ma sulla base dei contenuti uguali ai nostri.

Daniela Conti (Uisp Lazio): Questa associazione deve ribadire con forza l’idea di prevedere diritti di cittadinanza sportiva. In questo momento in Parlamento siedono due cosiddetti “nuovi cittadini” che tenteranno di mettere all’ordine del giorno il tema del passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli. Vorrei che la Uisp continuasse con questo lavoro del dipartimento internazionale, con la logica di collaborazione trasversale messa in piedi in questi ultimi anni. Mi piacerebbe che in questo percorso la Uisp avesse al proprio fianco come partner associazioni che si occupano di migranti, di diritti dei gay e delle lesbiche, dei reclusi.

Mohammed Moulud, ministro dello sport della Rasd (Repubblica democratica araba saharawi): Un ringraziamento speciale al dipartimento internazionale della Uisp che lavora con il nostro ministero dello sport dal 2007 in progetti indirizzati ai giovani, alla diffusione della cultura dello sport nei campi saharawi. Progetti che servono a tenerli lontani da richiami estremisti che possono essere presenti nella realtà dei campi profughi. Nel mio paese, il Sahara occidentale, stiamo portando avanti da più di quarant’anni una lotta pacifica per la liberazione. Nel Sahara occidentale viviamo sotto l’occupazione del Marocco, che ha costruito un muro per separare il proprio territorio dal nostro. Lì viene portata avanti una politica sistematica di violazione dei diritti umani. La popolazione saharawi cerca di arrivare alla liberazione diffondendo informazione sulla nostra situazione, in maniera non violenta. Il nostro ministero della gioventù sta lavorando per stimolare l’occupazione dei giovani, organizzando programmi anche per recarsi in Paesi europei per far loro conoscere queste realtà. Questo è un programma molto importante: serve a loro a conoscere altre realtà rendendoli in contemporanea piccoli ambasciatori del nostro Paese. Chiediamo una mano per far sviluppare questo progetto sempre più. Altra nostra intenzione è creare una squadra nazionale saharawi che possa giocare in ambito internazionale come testimone del nostro popolo.

Ivan Lisanti (Uisp Emilia Romagna): La presenza del ministro sembra far pensare che tutto vada bene, mentre in realtà la presenza di Mohammed Moulud è frutto del lavoro di molte persone che hanno saputo affrontare i gangli più problematici della burocrazia italiana. Il nostro lavoro oggi riceve una spinta forte in avanti: dobbiamo andare oltre per dare risposte precise a persone e realtà con problemi molto più forti delle nostre quisquilie. C’è bisogno di una risposta di giustizia sociale che sappia superare divisioni di età, sesso, capacità e nazionalità. Perché è anacronistico continuare a pensare di non cambiare questo modello capitalistico che sta distruggendo ogni speranza. Lo dobbiamo fare attraverso ciò che conosciamo meglio, lo sport: perché noi produciamo anche lavoro sia qui che all’estero. A chi viene dopo di noi dobbiamo lasciare in eredità solo una cosa: la volontà di cambiamento.

Enrico Maestrelli (Uisp Toscana): Lo sport interessa la salute e la qualità della vita: con questa premessa stiamo lavorando per la diffusione del defibrillatore automatico. Lo stiamo facendo non perché ce lo impone una legge severa, ma perché crediamo nella tutela della vita e nel garantire la sicurezza a chi fa attività motoria. In Italia ogni anno muoiono 50.000 persone per arresto cardiaco. La pratica sportiva è già di per sé un ottimo salvavita, ma la diffusione di questo strumento può dare un altro grande contributo da parte del mondo sportivo.

Alberto Manzotti (Uisp Emilia Romagna): Cosa fare di un sistema Uisp a livello di aziende. Innanzitutto dare un valore aggiunto. Io provo a elencarne cinque. Il primo, velocità, per adattarsi ai cambiamenti del mercato, riconoscere il fattore chiave del tempo, attuare i progetti il prima possibile. Ambizione positiva poi, per garantire la meritocrazia, tendere al miglioramento continuo, avendo fame di risultati e agendo con coraggio. Tre: realizzazione, sentendo l’associazione come cosa propria, in senso positivo, curando i dettagli. Quarto: fiducia, basata sul senso di appartenenza, sull’affidabilità, la trasparenza e l’incisività. Quinto: focus, ovvero la capacità di migliorare e innovare il servizio, massimizzando il posizionamento competitivo dell’azienda, collaborando per il raggiungimento degli stessi obiettivi.

Eva Fedi (Uisp Toscana): La comunicazione oggi rappresenta un elemento fondamentale, da far funzionare sinergicamente a livello nazionale, regionale e territoriale. In tal senso bisognerebbe individuare figure ad hoc. Riformare il modello organizzativo serve poi a rilanciare le nostre attività. Il nazionale dovrebbe garantire supporto alla nascita di nuove discipline non presenti sul territorio. In questa revisione ci starebbe anche una revisione delle cariche presidenziali, incentrando tutto su chi ha la responsabilità legale. Ci sembra doveroso inserire in statuto articoli legati a principi etici di rifiuto del razzismo e del doping, accompagnando l’iniziativa da un albo delle società etiche.

Daniela Talan (Uisp Puglia): Presentazione di un catalogo alla rete nazionale associativa, come progetto pilota. Uisp rete eccezionale per i numeri e per la territorialità. La proposta è quella di mettere in rete le “esperienze” turistiche e realtà e tentare di farne un prodotto “vendibile” attraverso la creazione di un catalogo ad hoc che sia in grado di coniugare sport ambiente e lavoro. 

Francesco Magno (Uisp Puglia): Avrei immaginato un’associazione compatta nel lavoro di ridefinizione dell’Uisp. Questa campagna congressuale è stata portata avanti nel tentativo di cambiare cose localmente. L’Area Perlagrandetà è diventa riferimento per tutto il paese, oggi le regole o lo statuto vanno rispettate ma stiamo commettendo errori, siamo miopi se non difendiamo l’area per la grande età che ha prodotto molto sul territorio.

Natale Azzini (Uisp Lombardia): Ringrazio la Lombardia per avermi dato fiducia come delegato a questo congresso. Ho 30 anni di esperienza associativa e voglio partire dall’intervento di Malagò, amichevole nei toni. Mi chiedo però quanto è praticabile di queste dichiarazioni d’intenti, conoscendo la situazione del Coni, di Federazioni che non ci apprezzano. La strada passa per un sistema delle autonomie locali (regione e comuni), dove si possono comunque trovare risorse intrecciando tematiche e competenze diverse convergenti su tematiche come stili di vita, salute, ambiente. Il candidato presidente nazionale ha espresso un vicepresidente, va bene, ma il Consiglio nazionale deve essere espressione di tutte le realtà culturali, sociali per questo non sono stato d’accordo con la lista unica.

Mauro Dugheri (Uisp Toscana): Chi mi ha preceduto ha lanciato un bel segnale che conviene riprendere. Abbiamo ben presenti i valori fondanti della nostra associazione. Talvolta però esiste uno scarto tra le enunciazioni e quanto siamo in grado di fare nel metodo. Scarto che possiamo colmare avendone in primis coscienza e conoscenza. La crisi profonda che attraversa da anni il paese riguarda tutti anche noi. Limita la speranza futura per le nuove generazioni. Siamo prima di tuttoi cittadini e poi uomini e donne di sport. E quindi ogni nostra azione si deve ispirare ai valori fondanti dell’equità, giustizia, rispetto. Molti hanno sottolineato l’esigenza di cambiamento e di rinnovamento che non possono essere mere enunciazioni. Dobbiamo puntare al ricambio generazionale, ma il rinnovamento va progettato e perseguito con competenze, rigore. Come si organizza un’associazione vasta come la nostra? Bisogna riflettere maggiore trasversalità, confronto, semplificazione. Tenere insieme confronto, partecipazione. Dobbiamo essere volontari ma non dilettanti: il nostro progetto formativo è adeguato alle nostre esigenze? Se sportpertutti vuol dire valore, allora anche il nostro aspetto organizzativo e formativo deve essere tale. Affinchè le nostre idee non rimangano esercizi intellettuali bisogna essere pragmatici anche nel prendere decisioni.

Manuela Claysset (Uisp Emilia Romagna): In una situazione bloccata come questa a livello politico e di associazioni categorie, crisi finanziaria economica, situazione di recessione, in una situazione di conflitti, scontri, emergono nuove fragilità, paure, dove anche persone colte rischiano di perdere il lavoro. E noi cosa c’entriamo in tutto questo? Le organizzazioni sportive devono cambiare, lavorare per una nuova forma di sostenibilità, (ambiente, economia) l’attività siamo noi, è il nostro fare e dobbiamo ripartire dal basso, dobbiamo essere un’associazione aperta, solidale e innovativa. Partiamo dagli spazi, dai piccoli campi, dall’idea di sport come forma di partecipazione, promuovere sport come forma di partecipazione. Siamo un marchio sociale unico, che deve rispondere ai bisogni che emergono. Serve coraggio, serve un’associazione che si apra, e che sia coerente quotidianamente in tutte le piccole cose, dalle manifestazioni piccole a quelle grandi.

Daniela Rossi (Uisp Lazio): Ci sono parole che rischiano di essere usurate forse perché sono sulla bocca di tutti: cambiamento e rinnovamento. Nessuno di noi forse sa davvero quale è la rotta, ma penso che possiamo farlo anche utilizzando anche altre intelligenze oltre la Uisp, altre menti. Mettere in circolo nuove idee e nuove passioni per cambiare cose e direzioni. Il principio di responsabilità deve sostituire il ruolo a livello di organizzazione della nostra associazione. Un’associazione che deve davvero avere fiducia nel cambiamento, prendendo le parole e trasformandole in scelte attraverso azioni concrete. Possiamo costruire un presidio nazionale autorevole che raccolga la possibilità di risolvere i problemi. Un terreno dove uno vale uno e non per il peso associativo di chi li propone, ma piuttosto per il “peso” dell’idea.

Giorgio Gollini (Uisp Emilia Romagna): Partiamo dalle cose belle. Interpreto a mio modo il congresso come cornice per discutere di quello che si vuol fare e non di quello che si è fatto. Ma ci sono anche cose che vanno sottolineate e chiarite. Abbiamo cose come Peace Games e l’intervento di stamattina del ministro Sarawi, realtà poco conosciute che andrebbero valorizzate e sostenute. Una cosa che mi piacerebbe che avvenisse è sul modo di operare e di agire: condivisione del percorso che prevede il cosa ed il come fare le cose. 

Davide Moratti (Uisp Piemonte): Balon mundial, manifestazione di calcio e con attività di cricket che lavora con comunità migranti locali e accoglie immigrati e rifugiati politici Abbiamo scelto come modalità di utilizzare sport per promuovere partecipazione e aggregazione delle persone. Con lo sport riusciamo a coniugare esigenza di socialità. In modo che le comunità straniere residenti parlino tra di loro e riescano a conoscersi, parlarsi. Una delle attività che stiamo promuovendo è quello di accompagnare le comunità nella creazione di gruppi associativi: è successo nel nostro territorio con la comunità colombiana, quella bosniaca e quella boliviana. Quando si lavora con le comunità migranti, bisogna lavorare per creare associazioni, il che si traduce nel lavorare anche sulla partecipazione democratica con comunità che magari non l’hanno mai conosciuta. Certi passaggi delle democrazia interna di un’associazione, rappresentano momenti di estremo valore per quanto riguarda le comunità.

Mauro Rozzi (Uisp Emilia Ronagna): Ringrazio i responsabili per il materiale offerto per leggere la nostra associazione. In linea con le indicazioni territoriali stiamo cercando di rimodellarci su una più stretta rete di sinergie su attività, prevenzione e ambiente. Supporto alle leghe e aree di attività, ci impegneremo a rendere trasversali sollecitazioni sui diritti e la sostenibilità ambientale. Qualità vita delle nostre comunità e al benessere. Regionale gestito con innovazione e trasparenza. Rinnovamento: passa per formazione qualificata che non crei discontinuità, organizzarsi per tempo e costruire ricambio valorizzando le persone. Sfruttare a pieno il patrimonio di saperi da passare agli altri. Bilancio sociale e consulenza di Arsea. Le strutture delle attività devono restare perno della associazione valorizzando anche le trasversalità fra di loro. Doveroso stimolare il riferimento ai nostri valori fondativi, richiamo al nostro statuto. Riforma del tesseramento è necessario, siamo in ritardo per il nazionale chiediamo partecipazione alla governance. Far conoscere meglio le nostre peculiarità. Insisto spesso sulla necessità di dare centralità alla comunità, la guida è il corpo nella comunità. Dobbiamo vedere le cose da un punto di vista diverso, agire, sperimentare, creare connessioni, per il buon funzionamento di progetti futuri c’è bisogno di collaborazione non solo tra i territoriali ma tra i regionali. Dobbiamo impegnarci tutti, di aiuto e collaborazione. Per effetto della crisi, c’è bisogno di creare alleanza, pianificare, programmare e fare scelte condivise sulle risorse. Eticità, competenze, e qualità sono le parole chiave.

Alessando Ribolini (Uisp Liguria): Come sarà il prossimo presidente nazionale Uisp? Non esiste una risposta sensata a quella domanda. Non conta quello che sei, ma quello che sarai… Non possiamo accontentarci, dentro la nostra associazione c’è un progetto di società. Questa associazione sui territori offre speranza, fiducia, sorrisi… Sarai un buon presidente se sarai capace di tirar fuori da tutti noi passione, sorrisi, speranza e coraggio. Persone scelte, scommettendo su dove vogliono andare.

Timothy Donato (Uisp Piemonte): Presidente associazione Nessuno Fuori Gioco nata luglio 2012 e affiliata Uisp che si rivolge a ragazzini romene e rom nelle zone di Torino.  Nessuno fuori gioco vuol dire Sognare un mondo di possibilità per tutti. I problemi sono tanti, dalla povertà, mancanza di strutture, di adulti: il problema della norma è che i ragazzini non possono sognare di praticare sport a livello agonistico o un futuro da calciatori?. Non hanno diritto al gioco?

Santino Cannavò (presidente Lega montagna): Con la crisi economica bisogna ripartire dai luoghi di aggregazione basilari, creando relazioni e rafforzandole laddove già esistono. Bisogna costruire un’immagine di sport come volano economico e sociale per tutti. Sport e turismo sostenibile. Il Coni rappresenta uno degli interlocutori, potrà essere una parte del nostro progetto. Non dobbiamo abbandonare la sana presunzione di poterlo cambiare lo sport.

Enrico Balestra (Uisp Emilia Romagna): Il mondo sportivo non è fuori dal mondo politico attuale, con le affermazioni dei grillini e dei rottamatori, ed è oggetto di grande discredito anch’esso. Non dobbiamo sottovalutare l’assemblea di metà mandato che rappresenta il primo traguardo da tagliare dando risposte alle domande di democrazia, trasparenza e innovazione che vengono fuori da questo congresso. Penso che il legame tra politica e sport per come è costruito in questo Paese è completamente da cambiare.

Patrizia Alfano (Uisp Piemonte): Stanno aggregandosi alla Uisp tante nuove società non tanto per i servizi che garantiamo ma piuttosto per il loro riconoscersi in una casa. A Torino come Uisp abbiamo tanti riconoscimenti politici e pochissime risorse. L’ascolto dei territori e dei tanti delegati che stanno intervenendo è il punto da cui ripartire dopo questa tappa.

Gianluca Di Girolami (Uisp Lazio): Guardare questa associazione da Roma è guardarla dalla periferia. È strano guardare un corpo di 1.300.000 persone non da un centro, perché storicamente il centro di quest’associazione viene da quell’universo tosco-emiliano che da bambino ho imparato ad amare a prescindere. Roma, in quanto periferia della Uisp, coglie prima i mutamenti, la crisi. A Roma, metropoli che si basa sul rapporto centro/periferia, stiamo inventando qualcosa che vogliamo mettere al servizio di questa organizzazione, a cui chiediamo di imparare ad ascoltare la sua periferia. Dobbiamo infine renderci conto che alla Uisp guardano non solo dal mondo dello sport ma anche dal volontariato, dalla politica. So che possiamo come prendere in mano un pezzo del Paese.

Isabella Di Grumo (Uisp Liguria): Non voglio pensare che per potere avere spazio di azione in Uisp si debba avere per forza una carica. E non credo che ci vogliano anni per trasferire le competenze. Bisogna sblindare l’associazione dai bipolarismi. Tutto questo sarà possibile con una formazione politica innovativa e moderna. Correttezza, trasparenza, lealtà, condivisione.

Francesca Brienza (Uisp Lazio): Esprimo preoccupazione per il futuro di questo settore e delle politiche che ha saputo sviluppare in questi anni. Spero che il gruppo dirigente della Uisp del futuro sappia valorizzare la nostra esperienza dandole un seguito.

Walter Cavalieri D’Oro (Uisp Piemonte): La sperimentazione praticata negli anni ci ha permesso di sviluppare nuove forme di contaminazione tra le attività. Il congresso è la sede ideale per deliberare la prosecuzione di utili sperimentazioni. Condivido l’individuazione dell’assemblea di metà mandato come importante momento di verifica.

Daria Manente (Uisp Toscana): È strano come a volte ci si preoccupa più di definire gli spazi piuttosto che occuparli. Ho trascorso la mia esperienza con persone che hanno saputo conservare lo spirito dell’infanzia: la curiosità di conoscere, lo spirito di comunicare. Più che concentrarmi sull’espressione “spazio ai giovani” mi piacerebbe che ci si concentrasse su quella “spazio alle idee”.

Fabio Maratea (Uisp Sicilia): Esiste un problema del mezzogiorno che è un problema del Paese e non può essere trascurato da un’associazione come la Uisp. I comitati al sud rischiano la chiusura perché non riescono più a pagare l’affitto.

Tiziano Pesce (Uisp Liguria): Credo che in questo mandato si sia fatto parecchio in tema di tesseramento, insieme. Proprio da Chianciano era partito un importante lavoro insieme a molti altri rappresentanti del territorio. Il nuovo gruppo dirigente su questo settore dovrà fare ancora molto: ci vorrà ancora più attenzione al tesseramento, mettendo insieme una squadra di persone che sappiano lavorare insieme.

Alessandro Bachi (Uisp Lazio): Da gennaio abbiamo un consiglio direttivo rinnovato, con molti giovani, con una quota rosa superiore al 40%. Voglio fare una precisazione sul cambiamento, che non sempre implica il miglioramento. Questo consiglio direttivo ha una grossa responsabilità: garantire persone che da trent’anni operano nella Uisp e hanno scelto di far crescere persone sotto la loro ala protettiva.

Matteo Franconi (Uisp Toscana): Sognatori concreti: ci siamo definiti così nel rilanciare la nostra attività. Tre punti mi stanno a cuore: il primo è quello delle aziende, rispetto al quale è stato riscontrato che un certo modello non è perseguibile. Poi l’organizzazione, per rendere la Uisp più snella e partecipata. La responsabilità associativa è poi da mettere all’ordine del giorno, e spero che una legge al riguardo sia messa in campo in Parlamento, assieme a tutele assicurative da garantire al nostro interno.

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