Nazionale

"Matti per il calcio" Uisp ha vinto. Ancora una volta ha vinto

Archiviata a Montalto di Castro la VII edizione della manifestazione. Galleria foto su Repubblica.it e servizio Rai Sport

Clicca qui e guarda il servizio di Rai Sport (realizzato dal giornalista Luca Cardinalini giovedi 12 settembre)

Clicca qui e guarda la Galleria fotografica di Matti per il calcio 2013 su Repubblica.it (foto di Antonio Marcello)

Francesco, quarantaquattro anni, di Napoli, ce l’ha fatta: ha dormito fuori casa per la prima volta, in un’altra città, Montalto di Castro, per partecipare con la sua squadra alla VII edizione di Matti per il calcio Uisp. Con lui ce l’hanno fatta anche Marco, Andrea, Mario, Alessandro…le loro storie sono state raccontate in questi giorni, le loro e quelle di tanti altri che grazie allo sport e ad una squadra di calcio hanno vinto la solitudine e l’isolamento.

Le finali, per ciò che può contare il risultato in manifestazioni di questo tipo, si sono svolte sabato mattina, 14 settembre. I romani si sono confermati vincitori della Rassegna, la squadra capitolina  “Real…mente” ha rifilato tre gol al Coordinamento Disagio Uisp Trentino, durante la finale. Per il terzo posto “Una ragione in più” di Oristano ha battuto ai rigori “Colpi di testa” di Torino (5-4) dopo che i tempi regolari erano finiti in parità, 1-1.

Venerdi sera la festa finale, premi per tutti, abbracci e foto, c’è stato spazio per spiegare tutti i significati di una manifestazione unica nel suo genere. Sono stati premiati e ringraziati i volontari, gli arbitri e gli operatori Uisp giunti qui da quindici diverse regioni italiani. Con loro il giornalista Carlo Paris, il sindaco di Montalto Sergio Caci e Massimo Maietto, presidente dell’Uisp Viterbo e della polisportiva di Montalto di Castro che ha contribuito ad organizzare la manifestazione, con il sostegno di Provincia di Viterbo e Poste Mobile.

Simone Pacciani, vicepresidente nazionale Uisp, nel salutare e ringraziare tutti i partecipanti ha annunciato (non senza un po’ di commozione) che questa è stata per lui l’ultima edizione da presidente nazionale della Lega calcio Uisp. Lui che, sette anni fa, insieme agli altri dirigenti della Lega calcio Uisp aveva deciso di dar vita a questa maniefstazione...

Nel pomeriggio, in un’intervista a Panorama.it, aveva definito la manifestazione: “Un'occasione unica per portare attenzione sui questi disagi. I ragazzi sono felicissimi di stare insieme, anche la scelta del villaggio è particolare, ogni malattia è diversa ma andare al campo insieme unisce e guarisce, ognuno si rende utile a suo modo" spiega Simone Pacciani, vice presidente dell'Uisp….Simone Pacciani continua: "L'agonismo passa in secondo piano e anche per questo motivo il "calcio che conta" rimane escluso: "Abbiamo collaborato con l'arbitro Trentalange ma non ci siamo mai messi in contatto con calciatori e club. Non vogliamo che l'evento sia incentrato sull'agonismo, una star del calcio potrebbe portare troppo l'attenzione sul campo. Per fare un esempio lo scorso anno c'erano 20 squadre, abbiamo fatto le finali e pioveva fortissimo, i campi erano allagati. Non potevamo giocare e abbiamo fatto la seconda giornata in un campo a cinque. Questo per sottolineare lo spirito con cui si vive questo evento, la parte sportiva è diventata secondaria". (Per l’intervista completa clicca qui)

Ascolta l'intervista di Radio Articolo 1 a Fabrizio De Meo, responsabile Politiche sociali Uisp, realizzata in diretta da Montalto di Castro, insieme a Stefano Cavalli, operatore della squadra "Va Pensiero" di Parma.

Venerdi 13 settembre, sull’Uinità, un articolo di Marzio Cencioni: tante storie per raccontare una manifestazione sportiva unica nel suo genere. Riportiamo ampi sralci del'articlo:
"Senti che la vita scorre e tu la guardi da un oblò: questa è malattia mentale. Ad un certo punto quell’oblò assume la forma di un pallone e il distacco si riduce. Il calcio è ancora capace di miracoli, basta allontanarsi dai riflettori e dirigersi verso le periferie. Matti per il calcio, rassegna nazionale dei Centri di igiene mentale organizzata dall’Uisp, ha scelto di partire dalle periferie per arrivare al centro. E il centro è la persona, giova ricordarlo. Sino a domani a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, sedici squadre composte da persone con disagio mentale, medici e infermieri sono le protagoniste di un torneo di calcio che sa essere pazzo e autoironico. A cominciare dai nomi delle squadre, da “Real…mente” di Roma a “Va pensiero” di Parma a “Colpi di testa” di Torino. Perché “Matti per il calcio” è un’avventura speciale, viaggio compreso. Francesco, 44 anni, non è mai uscito da Napoli. E’ la punta della Asl zona Flegrea e ogni giorno sale sui mezzi pubblici e si sposta da Soccavo, sobborgo ovest, e raggiunge Pozzuoli, dove c’è il Centro Serapide: qui si allena e poi torna nel suo quartiere. Il suo primo gol sarà quello di dormire fuori casa, con i suoi compagni e la sua voglia di autonomia. Marco, quarant’anni, in cura presso la Asl Umbria 2 di Foligno, unisce la passione del calcio a quella della musica. Ha perso il papà a 15 anni e da allora è in cerca di pace, anche con se stesso. La sua malattia la definiscono schizofrenia e solo in campo riacquista equilibrio, padronanza del proprio corpo e capacità di autogestirsi. Il viaggio più lungo lo ha fatto la squadra di Villa Falco, che è partita da Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria. E se nella partita di esordio, un autentico derby nor-sud ha perso 4-3 con la squadra bresciana, pazienza".

"Daniela Molinari della ASL di Milano è un’infermiera ed è la centrocampista dell’Olimpia. Lei sa bene che le storie di queste persone siano spesso simili: la malattia compare in giovane età, intorno ai vent’anni, e il suo evolversi si riduce in una progressiva autoemarginazione.
Matti per il calcio, in qualche modo, rappresenta anche un “calcio” alla crisi economica: “I tagli ai quali sono sottoposte da anni le Asl, moltiplicano gli effetti positivi di questo tipo di attività – dice Massimo Gasparetto, insegnante di educazione fisica e promotore della squadra “Araba Felice” di Rovigo – l’idea di integrazione che si realizza attraverso questo calcio può affiancare efficacemente la cura e la terapia”. “Nulla di strano ma nulla di facile: perché con la crisi è
ancora più facile che le porte si chiudano e che la solitudine sociale e l’emarginazione siano la regola”, dice Fabrizio De Meo, di Genova. Il calcio può servire a tenerle aperte, quelle porte".

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