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Addio Presidente: "Lo sport ha il potere di cambiare il mondo"

L'Uisp in lutto per la morte di Nelson mandela, al quale dedicò un premio negli anni 90, poi rilanciato durante i Mondiali in Sudafrica

Il mondo libero piange Nelson Mandela, icona del Novecento per la sua lotta contro l’apartheid. Il 10 dicembre è fissata la commemorazione nazionale nello stadio di calcio di Johannesburg. I funerali solenni si celebreranno domenica 15 dicembre a Qunu, il villaggio della sua famiglia. L’Uisp  ricorda Mandela, uomo che amava lo sport perchè rispecchiava i suoi ideali, liberta' e uguaglianza, pace e riconciliazione, liberazione e solidarieta', responsabilita' e condivisione.  

“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo – scriveva Mandela- Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di unire le persone come poche altre cose al mondo. Parla ai giovani in un linguaggio che capiscono. Lo sport può creare speranza, dove prima c'era solo disperazione. È più potente di qualunque governo nel rompere le barriere razziali. Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione”.
Molte riunioni di organismi dirigenti Uisp, in programma da oggi a domenica, si apriranno con la lettura di questa frase.

“Con lui se ne va un altro pezzo di storia – dice Carlo Balestri, responsabile internazionale Uisp -  Un uomo che è storia fondamentale di una parte del Novecento, intriso di ideali  - non ideuzze! - e di caparbia volontà di difendere quei valori non temendo nemmeno le più estreme conseguenze. Un uomo simbolo della lotta contro l’apartheid che è stato e sarà  un esempio anche per la Uisp, che tanto gli deve nell’impostazione del suo lavoro in Italia nell’ambito dell’intercultura e nell’utilizzo dello sport all’estero,  in aree martoriate dalle guerre, dalle carestie, dalla negazione dei diritti. L’Uisp assume l’impegno di proseguire sulla strada tracciata da Mandela e di farlo attraverso lo sport,  come strumento di pace, di dialogo e di lotta contro tutte le discriminazioni, a cominciare da quelle di carattere econonomico”.

L’Uisp istituì un premio intitolato a Nelsono Mandela nel 1990. Poi, durante i Mondiali in Sudafrica del 2010 , in giugno, una delegazione nazionale  Uisp presso il Museo dell’Apartheid di Johannesburg (Northern Parkway & Gold Reef Road) assegnò il Premio "Nelson Mandela - Sport e Solidarietà". Il premio è stato istituito dall’Uisp-Unione italiana sport per tutti, in collaborazione con il Centro di documentazione antirazzista Benny Nato. L’iniziativa gode del patrocinio del Coni e della Figc.

Di seguito pubblichiamo un ricordo di Mandela, scritto da  Raffaella Chidodo Karpinsky (settore Internazionale Uisp e Peace Games):

Grazie Madiba padre e maestro di tutti noi.

Una persona gentile, una lotta gentile. Una determinazione umana e politica giusta e gentile. Non c’è nulla di più vero per me, per la mia generazione e per quella dei nostri genitori. Una forza immensa, un esempio dal tono sempre delicato e modesto ma politicamente fortissimo.
Non riesco ad immaginare la sconfitta dell’apartheid senza la sua guida intelligente umana e politica.Lo ripeto: intelligenza umana e politica. Sta tutta qui la sua grandezza.

Nella storia in tanti hanno deluso dopo lotte, rivoluzioni, conquiste. Lui no. Mandela mai. Forse ha dato anche il meglio di sè dopo la sua liberazione dopo 27 anni di prigionia, di duro isolamento, di lavori forzati.
Ha saputo guidare e costruire la fase di transizione dalla sua liberazione e la fine della messa al bando dell’African National Congress alla realizzazione delle prime elezioni libere e democratiche del Sud Africa. Una fase delicatissima in cui si sono messe le basi della nuova impalcatura democratica e sociale della nazione arcobaleno. In quegli anni ho avuto la fortuna di seguire quel processo da vicino e l’insegnamento che ha prodotto su di me e su chi ha vissuto quei passaggi istituzionali e politici, è incalcolabile, profondamente delineante la forma mentis del presente e del futuro.
Un solco che ha impresso un'identità solidale e politica a tutte le azioni di lotta contro il razzismo, per la liberazione dei popoli e la lotta alla povertà che succesivamente abbiamo costruito. Quella che una volta chiamavamo internazionalismo. Un termine che ha in se più che un'evocazione antica, un senso altamente moderno per chi crede ancora che un mondo diverso e più giusto sia possibile e che se gli uomini e le donne lo vogliono è possibile davvero. Lo ha detto bene Barak Obama nel ricordare cosa ha rappresentato la figura di Mandela per lui.

Ci ha insegnato che l’inesorabile si può sconfiggere. Che l’utopia è sana ed è possibile che si avveri se la lotta è giusta e se viene mantenuta una lotta rigorosa moralmente e politicamente. Le tante lotte per la fine dell’apartheid, le tante raccolte di firme per la sua liberazione, l’impegno della società civile, delle associazioni, i partiti i sindacati, le Università, i Comuni e altre istituzioni, così come il mondo della cultura della musica e in modo straordinariamente importante il mondo dello sport, hanno tessuto negli anni una tela capillare fatta di uomini e di donne per l’isolamento del regime dell’Apartheid e poi il suo superamento, la sua definitiva sconfitta politica. Tutto questo è senz’altro stato possibile perchè aveva una statura morale altissima e salda.
Lo sport ha saputo fare la sua parte. Mandela gli assegnava e riconosceva tutta la potenzialità che questo poteva esercitare, prima durante la lotta e poi nella difficile costruzione della nazione arcobaleno. Non a caso queste sono state le sue parole: "Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirarare, il potere di unire le persone come poche altre cose sono in grado di fare. Parla ai giovani in una lingua che capiscono. Lo sport può creare speranza, dove una volta c'era solo disperazione. È più potente dei governi nel abbattere le barriere razziali. Lo sport ride in faccia a ogni tipo di discriminazione." La Uisp ha fatto la sua parte negli anni della lotta contro l'apartheid partecipando e promuovendo iniziative per la denuncia dell'odioso regime della segregazione razziale e promuovere il suo isolamento economico e politico, prendendo parte attiva anche nella struttura specificamente promossa dalle Nazioni Unite per lo Sport contro l'apartheid. Il Premio Nelson Mandela nella sua prima edizione a Perugia nel 1990 e poi l'ultima edizione nel 2010 a Johannesburg durante i Mondiali di Calcio in Sud Africa, ne sono una testimonianza importante di cui essere fieri oggi.
La lotta al razzismo e ogni forma di discriminazione che ogni giorno portiamo avanti nelle palestre e nelle mille attività che costruiamo nei territori trovano il loro straordinario culmine nei Mondiali Antirazzisti, che coinvolgono migliaia di ragazze e ragazzi con rinnovata forza e fiducia in un mondo migliore. Un luogo dove si incontrano persone unite dalla convinzione che il razzismo debba essere relegato solo in un Museo, non nel dimenticatoio ma in una continua e fertile capacità di guardarlo in faccia senza indugi e con coraggio quando si manifesta, per sapere che non sarà mai sconfitto se non siamo noi a tenere sempre vigile la guardia, sforzandoci di leggere e interpretare ciò che accade nella nostra società, favorendo processi di incontro, conoscenza, amicizia e così la forma più reale e semplice di integrazione. Questi gesti sono la concreta testimonianza di come possiamo essere migliori. Queste azioni sono il modo più umano e giusto per offrire il nostro tributo a un grande uomo e a un padre che ci accompagnerà sempre. "Il lungo cammino verso la libertà", quella piena quella giusta, è ancora davanti a noi e noi non dobbiamo dimenticare, sapendoci rinnovare ogni giorno. Oggi le sfide in Italia sono la lotta per la cittadinanza delle donne e degli uomini migranti, sulla base del principio dello "ius soli", la chiusura dei CIE e l'accoglienza per chi fugge dalla povertá e dalla guerra. Su questo fronte ispirati da Madiba continueremo a lottare fino a che non saranno affermati questi diritti umani e inalienabili.

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