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Sport e crisi economica: su Rai Sport 1 l'esperienza dell'Uisp

Mercoledì 19 febbraio il tema è stato affrontato da Mattia Morena, direttrice dell'impianto Uisp "Fulvio Bernardini" di Roma

Lo sport è un indicatore per misurare la crisi economica? Se ne è parlato mercoledì 19 febbraio durante “Un pomeriggio da campioni” in onda su Rai Spost 1 alle 18.15. In studio anche Mattia Morena, direttrice dell’impianto Fulvio Bernardini di Roma, gestito dall’Uisp. L’impianto, uno dei principali spazi attrezzati della capitale, sorge nel quartiere popolare di Pietralata e rappresenta un valido osservatorio per misurare come, al crescere delle difficoltà economiche, le famiglie siano costrette a rinunciare anche allo sport. In assenza di politiche pubbliche per l'attività motoria e sportiva, le famiglie sono lasciate da sole di fronte alla crisi, con conseguenze negative sulla salute delle persone. Mattia Morena, sulla base della sua esperienza, risponderà alle domande dei conduttori, i giornalisti Simona Rolandi e Marco Lollobrigida. Quanto incide la crisi econimica sulla pratica sportiva? Quanto condiziona la necessità di fare sacrifici e contenere i consumi da parte delle famiglie?

Insieme alla dirigente dell’Uisp e ad alcune famiglie del quartiere, erano presenti in studio altri ospiti: la sociologa Luciana D’Ambrosio Marri, Marcel Vulpis di Sporteconomy.it e Alessandro Tappa di Sport senza Frontiere. Il programma, curato dal vicedirettore di Rai Sport Raimondo Maurizi, si avvale del lavoro degli autori Valentina Rizzo e Armando Perna.

Sul tema sport e crisi economica, l’Uisp condusse una ricerca alla fine del 2011. Durante i Campionati italiani di nuoto Uisp master e giovanili (Torino, novembre 2011) sono stati raccolti circa 800 questionari tra i partecipanti, a cura della Lega nuoto Uisp. Emanuela Recchini, ricercatrice di statistica, ha elaborato i dati: "È evidente che sono le famiglie e i singoli praticanti a farsi carico delle spese, pur di continuare a praticare sport, ed è intuitivo che tale trend non possa continuare a lungo".
"L’Italia è investita dalla crisi economica che in questi anni si è rapidamente diffusa in tutto il mondo. I dati macroeconomici segnalano lo spettro della recessione, con specifiche preoccupazioni anche a livello microeconomico.Le società sportive, che vivono di finanziamenti degli Enti locali, sponsorizzazioni delle piccole imprese e sostegno da parte delle famiglie, si ritrovano a dover fare i conti con un marcato ridimensionamento delle fonti di sostentamento. Vengono meno i fondi pubblici, si allontanano gli sponsor e le famiglie non sono più in grado di sostenere gli oneri che la pratica sportiva comporta. Eppure lo sport, quello di base in particolar modo, in quanto fenomeno sociale capace di generare legami tra le persone e i gruppi, riveste da sempre un ruolo importante per i singoli e le comunità: crea appartenenza, è luogo di identificazione sociale, di acquisizione di regole, di confronto con l’altro. Lo sport inoltre si caratterizza, tra le attività umane, per la sua enorme potenzialità di riunire e raggiungere tutti indipendentemente dall’età e dall’origine sociale. Quali le conseguenze di questa crisi per lo sport di base? Come dar voce a quella che potrebbe essere una leva non trascurabile per il cambiamento economico e sociale?
Per comprendere meglio come la crisi stia incidendo sullo sport di base, la Uisp ha intervistato gli atleti che hanno partecipato ai recenti Campionati italiani Uisp di nuoto tenutisi a Torino il 26 e 27 novembre 2011. Un questionario appositamente predisposto è stato somministrato a 525 atleti di età compresa tra i 10 e i 92 anni, di cui 227 femmine e 298 maschi. Sono 306, ovvero il 58 per cento del campione di riferimento, gli atleti che denunciano l’aumento dei costi per partecipare alle attività in piscina rispetto all’anno precedente; ciò nonostante, il 48 per cento di essi continua a praticare nuoto con la stessa frequenza e per ben il 35 per cento la frequenza è aumentata rispetto all’anno precedente. Inoltre, a fronte dell’11 per cento di intervistati che dedica meno tempo allo sport in generale (non solo nuoto, quindi), vi è il 43 per cento di atleti che dedica lo stesso numero di ore alla pratica sportiva e ben il 46 per cento segnala un aumento del tempo ad essa riservato. Il 91 per cento degli intervistati non ha notato una diminuzione, rispetto all’anno precedente, degli utenti nell’impianto in cui pratica nuoto, al contrario, il 39 per cento di essi dichiara un aumento del numero di utenti.
Quel che emerge, apparentemente in controtendenza rispetto al momento di grave difficoltà economica che sta attraversando l’Italia, trova riscontro anche nelle statistiche ufficiali, che mettono in luce un aumento della propensione alla pratica sportiva, passata dal 26,8 per cento del 1997 al 32,1 per cento del 2011. È evidente che sono le famiglie e i singoli praticanti a farsi carico delle spese, pur di continuare a praticare sport, ed è intuitivo che tale trend non possa continuare a lungo".

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