Nazionale

Uisp Bergamo: quadrangolare di calcio a 7 in carcere

Gli incontri all'interno della casa circondariale di Bergamo tra detenuti ed esterni. Da domenica 6 luglio per tre domeniche

L’Uisp Bergamo ha avviato nel marzo scorso, in collaborazione con Rete Terzo Tempo il progetto “Oltre il muro, porte aperte allo sport”, destinato alle donne ed agli uomini reclusi all’interno dell’istituto di pena bergamasco. Il progetto intende lanciare una sfida all’indifferenza ed al pregiudizio che regnano nei confronti del carcere.

In programma un quadrangolare di calcio a 7 che si svolge nel campo sportivo all’interno del carcere, a partire da domenica 6 luglio e per le due domeniche successive. In campo tre squadre di detenuti ed una squadra esterna, a dimostrare come lo sport - anche praticato in un luogo di cui spesso la città si dimentica o esclude dalle proprie progettualità - fa crescere il senso delle responsabilità, il rispetto degli altri. Tutti saranno premiati, a prescindere dalle prestazioni sportive, con una maglietta prodotta da Made in jail, cooperativa romana di detenuti ed ex detenuti.

Lo spazio in cui si lavora è quello contenitivo di un penitenziario ma è anche quello determinato dallo stretto rapporto interconnettivo carcere-territorio poiché lo sport, quale strumento di educazione e disciplina comportamentale e quale diritto di cittadinanza, risponde perfettamente alla legittima richiesta di sicurezza che giunge dalla collettività. L’acquisizione di una cultura sportiva, il riconoscimento del proprio e dell’altrui ruolo, unitamente alla promozione di stili di vita attivi, sono strumenti attraverso i quali è possibile avviare socialità, interazione, inclusione, reinserimento. Con il progetto l’Uisp Bergamo intende promuovere e garantire il diritto di tutti gli uomini allo sport poiché lo sport è attività cui tutti indistintamente devono poter accedere.

Anche la Corte Costituzionale, infatti, è più volte intervenuta per affermare che dall’art. 27 della Costituzione italiana discende direttamente, quale ulteriore principio di civiltà, che a colui che subisce una condanna a pena detentiva va garantita "quella parte di personalità umana che la pena non può intaccare poiché chi si trova in stato di detenzione, pur privato della maggior parte della sua libertà, ne conserva sempre un residuo, che è tanto più prezioso in quanto costituisce l’ultimo ambito nel quale può espandersi la sua personalità individuale". (Fonte: Ufficio stampa Uisp Bergamo)

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