Nazionale

"La frase razzista di Tavecchio non va sottovalutata"

Manco, Uisp, commenta l'uscita del candidato alla presidenza Figc relativa ai calciatori stranieri nel campionato italiano

Il razzismo, nel calcio italiano, è di casa: frase più, frase meno si tratta di un pericoloso polverone al quale la cronaca rischia di abituarci. Non bisogna abbassare la guardia, né all’interno degli stadi, né fuori. Né, tantomeno, non dobbiamo abituarci. “La frase razzista di uno dei candidati alla presidenza della FIGC è preoccupante e non va taciuta: è sottovalutata”, dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp.

“Possibile che il farsi avanti per una delle poltrone più importanti dello sport italiano non consigli maggiore responsabilità e avvedutezza?”, si chiede Manco.
La dichiarazione testuale di Carlo Tavecchio è stata questa: “L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree…”.

“A ben vedere la dichiarazione razzista del candidato presidente non dovrebbe stupire più di tanto, basti pensare al modo in cui la stessa candidatura ha preso forma – prosegue Manco - il solito cartello delle singole sigle per raggiungere una maggioranza purché sia. Ma dove sta il rinnovamento? Dove il terreno culturale, condizione preliminare per un programma di politica sportiva capace di dare una svolta alla crisi del calcio italiano? Non si doveva rispondere alla fallimentare esperienza del mondiale in Brasile, qual è il senso delle dimissioni dell'intero gruppo dirigente?”.

“A queste domande doveva trovare risposta il programma presentato da Tavecchio. Doveva avere un respiro, che non si è visto né si è sentito. Se non ci si pone l'obiettivo di collegare il grande fattore educativo dello sport italiano con la società, come si farà a rispondere adeguatamente al problema del razzismo negli stadi o alle violenze che anche solo poche settimane fa si sono macchiate di eventi luttuosi? Soprattutto in una fase in cui i legami sociali sono in crisi?”.

“La forza sociale dello sport non può essere solo evocata nella retorica delle tavole rotonde – conclude Manco - va perseguita soprattutto negli obiettivi concreti, nell'etichetta dell'esempio che deve riguardare tutti gli attori del movimento e del sistema sportivo. Quella frase è inqualificabile non solo per ciò che è stato detto ma, soprattutto, perché dietro di essa, ancora una volta, si riscontra il rischio di un vuoto culturale, prima ancora che di politica sportiva. Presagi che non lasciano margini alla possibilità della necessaria discontinuità che il mondo dello sport si dovrebbe attendere dalla più importante federazione del comitato olimpico nazionale”.

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