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Quale calcio? "Uisp crea possibilita' di giocare liberamente"

Vu cumpra' e mangiabanane: anche le parole sono fatti, eccome. Lo ripete Maurizio Crosetti, giornalista di Repubblica, chiamato a commentare da Giorgio Zanchini, giornalista di Radio 1 Rai, la fresca elezione di Carlo Tavecchio a numero 1 della Federcalcio. Inevitabile l'abbinamento con le parole infelici usate ieri dal ministro Angiolino Alfano per spiegare che gli italiani sono "stanchi delle orde di vu cumpra'". 

 
Si parla anche di questo a Radio Anch'io andato in onda questa mattina. Le solite voci dei padroni del calcio e quella di  Lotito:  Tavecchio eletto monostante il killeraggio mediatico. Replica Crosetti: peccato che stavolta la colpa non e' soltanto dei soliti giornalisti italiani visto che la stampa di tutta Europa ci ride dietro....Si scava nel tema integrazione con l'eurodeputata Cecile Kienge che chiede di non abbassare la guardia contro le discriminazioni verbali che nascondono, consapevolmente o inconsapevolmente, xenofobia e violenza: l'indifferenza produce paura. Un ascoltatore interviene: " con il loro linguaggio questi signori aiutano i razzisti e i maleducati, dei quali vorremmo volentieri liberarci". 
 
Si da' voce ad esperienze di inclusione attraverso lo sport e il microfono passa all'Uisp. Si parla dei Mondiali antirazzisti dove il calcio lascia spazio anche ad altri sport, come il touch ruby dove le regole sono flessibili e permettono alle persone di ogni cultura o credenza religiosa di potersi misurare in campo, conoscersi e giocare insieme. O come il chuck ball, dove le regole vengono adattate alle esigenze di tutte le persone, anche quelle con disabilita', e tutti possono divertirsi. Timothy Donato parla dell'esperienza quotidiana del calcio Uisp e dell'associazione Nessuno Fuorigioco, con due squadre di calcio, una femminile e una maschile, con ragazzi e ragazze rom che partecipano al Campionato di calcio Uisp di Cirie'-Settimo-Chivasso in provincia di Torino: " il lavoro dell'Uisp crea la possibilita' di giocare liberamente - spiega Donato - il nostro ingresso nel mondo del calcio ha creato qualche s oncerto ma oggi e' superato". Non si tratta di miracoli: queste squadre erano state rifiutate dai tornei federali perche' non in regola con i documenti di residenza. Permettere a tutti i ragazzi di partecipare e sperimentare l'integrazione e' semplicemente un dovere sociale. Rimanere umani e' possibile e migliorare la societa' nella quale viviamo anche. Attraverso il calcio, un linguaggio rispettoso, regole inclusive. 

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