Nazionale

Storie di migranti "salvati dallo sport"

Su Repubblica le storie di esuli africani che si sono affermati attraverso lo sport. Manco, Uisp: “Dobbiamo cambiare mentalità"

Quella che si sta avviando a conclusione verrà ricordata come l’estate dei tentati sbarchi e del mar Mediterraneo che sempre più assomiglia ad un camposanto. Senza una reale politica europea di accoglienza, senza strategie valide a trasformare i sogni e le speranze di molte persone africane in progetti di vita. Eppure lo sport qualche luce può accenderla e Giorgio Ruta e Lorenzo Tondo hanno raccontato su Repubblica del 14 agosto le storie di alcuni africani giunti in barcone a Lampedusa , che hanno trovato la loro strada grazie al calcio e allo sport.

Si parla del  “guineano Cissé diventato calciatore da Europa League e del somalo Sheik Ali un campione dell'atletica leggera. Si moltiplicano le storie di profughi africani che incontrano la vita e trovano un futuro tra campi e stadi”. A patto che lo sport, e soprattutto il calcio, ad ogni livello, sappiano creare opportunità di inclusione, incontro e dialogo. E aumentano anche le storie in cui lo sport diventa strumento di integrazione tra gente comune, anche senza raggiungere livelli di eccellenza


“E allora aumentano le società di calcio per rifugiati – si legge nell’articolo  In Sicilia c'è il team del Cara, a Roma la Liberi Nantes FC e la United Follonica. "Esempi importanti - spiega Vincenzo Manco, presidente dell'Uisp - che ci aiutano a cambiare mentalità, perché il sistema sportivo deve essere uno strumento di coesione sociale".


“Da Salim a Mohad, ecco i migranti sbarcati a Lampedusa e salvati dallo sport”, questo è il titolo dell’articolo di Repubblic:  “Il viaggio inizia con un mitra alla testa. Passa attraverso la sete, la fame e continua su un barcone, fino a Lampedusa. Salim Cissé, attaccante guineano, ha impiegato 4 anni per compierlo, il viaggio. Storie simili alla sua appartengono ad altri…Solca le onde e la morte, per sbarcare a Lampedusa. Salim Cissé, giovane attaccante guineano che con lo Sporting ha segnato 5 gol in 9 partite, ha impiegato 4 anni per compierlo, quel viaggio. Ma storia simili alla sua appartengono al corridore Mohad, al calciatore albanese Cani, al rugbista Salyaman. E a molti altri giovani uomini "sbarcati" in Italia con la speranza di un'altra vita possibile, in fuga dai machete di Boko Haram e dai "demoni a cavallo" del Darfur, dalle carceri militari e dai trafficanti di immigrati… Ma spesso questi atleti finiscono per impigliarsi nella rete della burocrazia italiana: da anni dirigenti e tecnici di ogni sport sono alle prese con i permessi di soggiorno dei loro giocatori. Se scadono quelli finiscono in un Cie. E i tempi per il loro tesseramento sportivo sono molto lunghi: passano anche quattro mesi. Lo sanno bene i tre nuovi acquisti del Modica Calcio in Eccellenza, Lamin, Louie (16 anni) e Sadibou (15), arrivati su un barcone lo scorso febbraio. Vengono dal Gambia e dal Burkina Faso, come ha raccontato Repubblica: ma senza permesso di soggiorno niente cartellino”.

“E allora aumentano le società di calcio per rifugiati. In Sicilia c'è il team del Cara, a Roma la Liberi Nantes FC e la United Follonica. "Esempi importanti - spiega Vincenzo Manco, presidente dell'Uisp - che ci aiutano a cambiare mentalità, perché il sistema sportivo deve essere uno strumento di coesione sociale". Poi però arrivano le parole di Carlo Tavecchio, neoletto presidente della Figc, quello che parla di "mangiabanane che giocano in serie A". "Il calcio si dimostra uno degli sport più chiusi, ci sono tentazioni nazionaliste, come dimostra il dibattito sui vivai", sostiene Mauro Valeri, autore, con Ivan Grozny, di Ladri di sport, che raccoglie molte storie di migranti e sport. "E non dimentichiamo che sono molti quelli che non riescono ad arrivarci, a Lampedusa". Perché ci sono speranze che affondano in mare. Come quella di Samia Yusuf Omar, infranto sulla costa siciliana: l'atleta somala aveva partecipato all'Olimpiade di Pechino nel 2008, gareggiando nei 200 metri. Voleva arrivare in Europa e correre a Londra 2012. ma non ce l'ha fatta”.

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