Nazionale

Il 2015 delle politiche Uisp per la salute e gli stili di vita

L'attenzione si sposterà al livello regionale per creare nuove alleanze programmatiche con le istituzioni. Parla D. Rossi

Proseguiamo l'illustrazione delle politiche Uisp attraverso le interviste ai loro responsabili nazionali. Questa settimana interviene Daniela Rossi, responsabile salute e stili di vita, all'indomani del seminario nazionale che si è tenuto a Roma mercoledì 28 gennaio. In questa occasione sono stati presentati gli obiettivi e le strategie future: “Nel 2015 continueremo sulla strada imboccata già nello scorso anno e che ha avuto gli appuntamenti di Trento e Orvieto come punti di riferimento. Una scelta di continuità motivata dai buoni risultati raggiunti, soprattutto per quanto riguarda l’accreditamento che l’Uisp è riuscita a costruire nei confronti delle istituzioni e del sistema socio-sanitario. Ora dovremo utilizzare la grande opportunità della stesura dei Piani di prevenzione regionali, che dovranno essere approvati entro il 31 maggio, spostando il nostro asse d’intervento dal livello nazionale a quello regionale. L’obiettivo sarà quello di concretizzare il messaggio lanciato a Orvieto: invitare i nostri stakeholder istituzionali ad avere il coraggio di scegliere l’Uisp come partner socialmente utile, sulla base di contenuti certificati, risultati dimostrati, buone pratiche validate. Dovremmo, quindi, puntare alla stesura e firma di accordi quadro tra regioni e Uisp”.


“Dal lavoro del gruppo nazionale il numero dei protagonisti si amplia attraverso il coinvolgimento dei referenti regionali: dovranno essere loro, insieme ai gruppi dirigenti dell’Uisp ai vari livelli, a sviluppare il confronto programmatico con gli interlocutori istituzionali e a costruire momenti di programmazione comune. L'obiettivo è quello di fare dell'Uisp un partner riconosciuto sin dall’inizio della programmazione. Potremmo così evitare il rischio di essere interpretati unicamente in un ruolo di servizio. Si tratta di costruire un network condiviso e coeso sui temi degli stili di vita e la salute. La nostra identità è l’elemento su cui abbiamo basato la strategia dell’anno scorso e deve continuare ad esserlo. Questo vuol dire consapevolezza profonda del nostro profilo sociale, della nostra mission e dei nostri obiettivi”.

"La costruzione di una rete attiva sarà il vero obiettivo del 2015: mettere insieme le esperienze e le buone pratiche, trasferire competenze di qualità non in maniera meccanica ma attraverso una rielaborazione che le renda adattabili alle singole situazioni. E alle priorità, individuate insieme agli interlocutori istituzionali. Terremo attivi i canali di comunicazione e di scambio, per la costruzione di un sapere e di una memoria collettiva, che diventi anche una banca dati. Abbiamo predisposto un programma di formazione diretto ai presidenti regionali, ai dirigenti nazionali e ai referenti regionali Uisp della salute, che si terrà dal 20 al 22 marzo in Toscana. Interverranno i responsabili della prevenzione di alcune regioni che ci aiuteranno a compiere questo passo in avanti dal punto di vista della qualità del nostro ceto dirigente”.

“Oltre l’identità ci interessa anche la coerenza. I criteri utilizzati per valutare le nostre proposte di lavoro devono essere chiari per noi ma anche riconoscibili per i cittadini: la salute come diritto di cittadinanza e il tema delle diseguaglianze in salute, in progressivo e preoccupante aumento. Nel suo intervento all’incontro di ieri, lo psicologo Fabio Lucidi, dell'Università di Roma La Sapienza, ha coniato un termine che mette a fuoco con precisione la nostra missione identitaria: l’Uisp deve essere presidio di uguaglianza sociale. Tutte le azioni che faremo si dovranno ispirare a questo obiettivo, che ci permetterà di valorizzare le nostre competenze ma ci obbligherà anche a riflettere maggiormente sul nostro profilo e sui contenuti”.

“Altre due questioni rivestono particolare importanza e orienteranno la nostra azione. La prima è l’invecchiamento attivo, uno dei punti principali dei Piani di prevenzione regionale. La seconda riguarda un ritardo complessivo sui temi della salute e della prevenzione che coinvolge molte Regioni del sud. L’Uisp stessa deve recuperare un gap per spingere con forza e competenza gli interlocutori istituzionali ad aprire tavoli di confronto con noi. L'Uisp al sud può essere il soggetto sociale che in grado di invertire questa tendenza". (E.F.)

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