Nazionale

L'Uisp sulla scuola: investire sul sistema pubblico

“La scuola è in difficoltà ma c’è necessità di investire su infanzia e adolescenza. F. De Meo, Uisp, su #Labuonascuola
Nel Consiglio dei Ministri di giovedì 12 marzo è stato approvato il Disegno di legge di riforma del sistema scolastico. (Per approfondire leggi l'articolo de La Repubblica)
È la riforma definita con l’hashtag #labuonascuola, su cui abbiamo chiesto una valutazione a Fabrizio De Meo, responsabile delle politiche educative, giovanili e sociali dell’Uisp.

“La scuola è in difficoltà ma c’è necessità di uno sguardo più ampio, investire su infanzia e adolescenza vuol dire investire sul sistema pubblico scolastico. Da qui l’Uisp rilancia le sue idee su scuola, infanzia e adolescenza, si tratta di una visione che va inserita all’interno di politiche complessive che partano dal Fondo per l’infanzia, per l’uguaglianza, i diritti. Continueremo a lavorare all’interno delle reti di cui siamo parte, per ricostruire un tessuto che ridia alle scuole la sua centralità".

“Come associazione rileviamo alcune perplessità, a partire da aspetti formali: la riforma è nata da una consultazione on line tramite cui mandare indicazione e suggerimenti, da cui sono stati esclusi i corpi intermedi. Infatti, all’interno delle linee guida non mi sembra ci siano i temi che ci interessano, le politiche educative, la partecipazione e diritti. Questo approccio rischia di fare il paio con quello che accade sul fronte del Fondo nazionale dell’infanzia, tagliato del 25%. Il tema dei diritti si sta scomparendo dall’orizzonte, e sembra difficile raffermarlo”.

Scendiamo nel particolare del Disegno di legge: “La prima perplessità è sul tema della privatizzazione, le agevolazioni che vengono assegnate alle scuole private paritarie costituiscono un elemento di difficoltà rispetto al sistema pubblico dell’istruzione, che è quello che dobbiamo garantire. Un sistema laico e democratico all’interno del quale promuovere un modello di uguaglianza che, come Uisp, vogliamo continuare a sviluppare. Da questo aspetto discende la difficoltà del rapporto tra scuola e impresa: le imprese partecipano alla vita delle scuole, quindi potrebbero influenzare l’orientamento didattico ed educativo, in base alle esigenze economiche di soggetti terzi. Le scuole sono piccole imprese a loro volta, il dirigente scolastico rischierebbe di comportarsi come un manager, non come il dirigente di un’istituzione educativa”.

“Secondo punto: ancora non ci sono programmi adeguati rispetto all’approccio ludico motorio dell’apprendimento. Si parla di educazione motoria, ma al di fuori di un percorso, che noi promuoviamo da tempo, che prevede un programma di formazione adeguato per il corpo docente. Sarebbe necessaria una proposta integrata tra le discipline, non solo concentrata sulla natura tecnica, ma che abbia la capacità di mettere insieme diversi aspetti, non ultimo il legame con il territorio. Infatti, la nostra attività nelle scuole concepisce un’istituzione aperta al territorio, con cui produce comunità educante, offrendo parità di risorse per tutti anche attraverso le attività motorie. È una posizione complessa che ha obiettivi di lungo periodo e va sostenuta da una istituzione scolastica che abbia capacità di strutturarsi e una visione strategica”.

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