Nazionale

Da Tunisi sport e cultura per sconfiggere la paura

Raffaella Chiodo Karpinski, internazionale Uisp, sta partecipando al Forum sociale mondiale. Pubblichiamo un suo contributo

Il FSM del 2013 perciò ha rappresentato certamente un'occasione di solidarietà e sostegno alle organizzazioni della società civile tunisina, per dare loro coraggio non facendoli sentire isolati e anche - forse soprattutto - grazie a questo contribuire a dare loro credibilità e autorevolezza interna al paese. Tra i cittadini e da parte della sfera politica e istituzionale.
Oggi il FSM rappresenta una nuova occasione di supporto a una società civile che vede tutti i limiti di questo processo politico e si batte per provare a ridisegnare, dal basso e attraverso la partecipazione attiva nelle mille realtà da quelle più strutturate e diffuse nel paese come il sindacato alle più piccole e articolate associazioni, una nuova infrastruttura democratica.
Prima del tragico attacco terroristico al Museo Bardo qui si sarebbe soprattutto concentrata l'attenzione su come imparare da questo sforzo e questa capacità di resistenza e come scambiare le esperienze e costruire in particolare alleanze tra società civili delle sponde del Mediterraneo. Avremmo celebrato anche questa festa dei giovani e meno giovani tunisini che si impegnano tutti i giorni e che piano piano cominciavano a registrare segni di ripresa in particolare nel settore cruciale: il turismo.

Dopo l'orrore al Museo, la sfida per Tunisi è diventata necessariamente reagire, respingere e isolare il terrore, allontanare la paura e ancora di più cercare una relazione con il mondo, con la società civile del resto del mondo. E insieme provare a parlare all'opinione pubblica internazionale spaventata. Una responsabilità gigantesca per le tante realtà della società civile che dal mondo hanno deciso di venire a Tunisi riconfermando la presenza anche dopo l'attentato e nonostante le persistenti minacce. Una responsabilità che purtroppo non trova oggi capacità e coesione all'altezza delle aspettative.
Una consapevolezza e maturità che sarebbe indispensabile venisse espressa innanzitutto dall'Italia. In virtù della vicinanza, non solo fisica ma storica di relazioni consolidate in secoli di andirivieni, radicate nei territori dei due paesi. Sarebbe utile ricordare che il fenomeno dell'immigrazione è solo l'ultima pagina di una infinita storia. Spesso questo viene dimenticato o addirittura non è conosciuto da molti italiani. Ricostruire una forte relazione tra tunisini e italiani partendo dal riconoscimento e valorizzazione del patrimonio culturale dei due popoli sarebbe un utile e concreto servizio per combattere il terrorismo.
La cultura e lo sport potrebbero diventare mezzi e strumenti fondamentali per la ricostruzione di queste relazioni fra italiani e tunisini. Non tanto i classici grandi eventi bensì molte e diffuse attività di scambio e conoscenza. L'Uisp è al Forum con questo portato di linguaggio universale e nonviolento dello sport. Di questo si è parlato oggi in uno dei seminari al quale ha partecipato la Uisp. Un approccio e una strategia che possono aiutare a sconfiggere la paura, almeno sarebbe un modo razionale e intelligente per affrontarla non rinunciando a noi stessi, alle identità e libertà conquistate. Se non lo facessimo, sarebbe la resa. Sarebbe proprio quello che vogliono i terroristi. Speriamo che la determinazione dei tunisini sproni noi europei e soprattutto noi italiani, cittadini e istituzioni.

Nei 24 mesi trascorsi dal primo Forum di Tunisi, sono accadute molte cose in questo paese così vicino e così lontano. Il primo fattore significativo è che il FSM (Forum sociale mondiale) ha aiutato la società civile tunisina a mettere le basi per organizzarsi a mettersi in rete e lavorare per costruire nella società le condizioni per rimettere sui binari di un possibile sviluppo civile e più laico il paese. Non è stato e non è semplice e, pur con tutte le contraddizioni o le restrizioni di spazi democratici e di diritti individuali e collettivi, in parte sono state costruite le basi di un nuovo approccio di partecipazione più attiva al percorso che ha portato alle nuove elezioni e al conseguente risultato. Alle prime elezioni la gente sentiva bruciare sulla pelle il contraccolpo della delusione dopo l'entusiasmo dell'immediato post rivoluzione. Alle urne andò la metà degli elettori, quelli mossi da Ennahda. Gli altri restarono a casa per mancanza di convincenti e credibili riferimenti alternativi al passato regime e anche per una dose di illusione. L'illusione che nulla di irreparabile poteva accadere in un paese dall'antica storia e tradizione di società moderna e aperta pur con tutti i lati peggiori della fase di Ben Alì. I tunisini avevano ripreso a tessere una nuova tela istituzionale per rimettere prima di tutto ai margini le ali più estreme destrutturando l'impalcatura che nel frattempo andava consolidandosi nella società, occupando posizioni ai vari livelli dell'apparato dello stato, dell'amministrazione locale e cosi via.

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