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L'Uisp esprime cordoglio per la morte di Giovanni Lo Porto

"La vita e il ruolo dei cooperanti sono preziosi nel mondo: occorre evitare che diventino bersagli". Parla C. Balestri

Giovanni Lo Porto è stato ucciso in Pakistan, vittima civile e inconsapevole di una operazione militare contro al-Quaida condotta da un drone Usa. L’Uisp esprime cordoglio e vicinanza alla madre, alla famiglia e a tutti coloro che in questi tre lunghi anni di prigionia si sono mobilitati per la sua liberazione. Ci sono ancora molti interrogativi da chiarire, a cominciare dal ritardo col quale è stata data questa triste notizia dal presidente Obama.

“E' morto un innocente e in queste ore prevale un giusto sentimento di lutto e di sgomento – dice Carlo Balestri, responsabile internazionale Uisp - Giovanni Lo Porto viene descritto come un giovane generoso e impagabile. Anche molto preparato e buon conoscitore del territorio. Tutto ciò deve però farci riflettere sul ruolo dei cooperanti internazionali. Ragazzi che dedicano la loro vita agli altri, mettendo in secondo piano la loro. Il loro non è un mestiere come un altro e per questo, di fronte ad una vita che non c’è più, occorre riflettere. Il lavoro dei cooperanti necessita di competenza e professionalità. Ma c’è bisogno anche di sempre maggiore responsabilità e prudenza. Sapendo che molto spesso anche queste precauzioni non sono sufficienti e allora bisogna saper selezionare le zone di intervento con grande cautela. Alcune zone del pianeta sono fuori controllo e diventa difficilmente evitabile che in situazioni di guerra i prigionieri e gli ostaggi diventino vittime dei cosiddetti effetti collaterali. La vita e il ruolo dei cooperanti sono preziosi nel mondo: occorre evitare che diventino bersagli”.

“Giovanni era un cooperante italiano, di grande esperienza e sensibilità – dice in un comunicato Pietro Barbieri, portavoce del Forum del terzo settore - aveva dedicato la sua vita alla cooperazione internazionale e umanitaria, teso a portare aiuto a persone in difficoltà: era stato in diversi paesi del mondo ed il suo silenzioso impegno era stato unanimemente apprezzato ovunque si fosse recato. Giovanni non era uno sprovveduto ed era ben consapevole dei rischi che si possono correre nel lavoro che aveva scelto e che amava: crediamo però che non poteva certo immaginare di perdere la vita in questo modo”.

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