Nazionale

L’associazionismo di promozione sociale è una risorsa per il Paese

Preoccupazione per le dichiarazioni di alcuni parlamentari ed esponenti del governo sulle finalità della riforma del terzo settore

Le recenti dichiarazioni di alcuni parlamentari e di autorevoli esponenti del governo sulle finalità del Ddl di riforma del terzo settore, in discussione al Senato, hanno destato forte preoccupazione tra le associazioni di promozione sociale.

I numeri del terzo settore italiano sono ben noti: con oltre 300mila organizzazioni, un milione di occupati, il 4% del Pil nazionale, il terzo settore rappresenta un fondamentale presidio per la coesione sociale del Paese. Quello che forse non tutti sanno è che oltre il 70% del terzo settore italiano è rappresentato da associazioni di promozione sociale (riconosciute dalla l. 383/2000), ed in esse opera buona parte dei 5 milioni di volontari censiti dall’Istat.

Quotidianamente l’associazionismo di promozione sociale si prende carico di attività che vanno dall’accoglienza dei migranti, alla promozione della cultura popolare, dalle azioni di contrasto al disagio sociale a quelle per la tutela dell’ambiente, dallo sport per tutti alle mense sociali e al sostegno alle persone anziane. Iniziative che molto spesso si sostengono senza finanziamenti pubblici ma con il solo contributo degli associati. Decine di migliaia di circoli e associazioni di base che rappresentano un importante collante per le nostre comunità e occasione di socialità per i cittadini dei piccoli centri e delle periferie urbane.

“Le Aps sono un grande fenomeno di autoproduzione di servizi e di partecipazione democratica – dichiara Benito Perli, coordinatore della Consulta delle APS, che riunisce le maggiori associazioni nazionali di promozione sociale, socie del Forum del terzo settore – che le recenti dichiarazioni pubbliche di alcuni esponenti politici hanno un po’ troppo trascurato e che ci sembrano poco valorizzate dal testo del Ddl che rischia di confondere autofinanziamento con esercizio dell’attività di impresa, impegno volontario con profitto personale”.

“L’associazionismo di promozione sociale – prosegue Perli – vuole mantenere la propria natura esclusivamente associativa, democratica, autonoma, partecipata dai cittadini, al servizio delle comunità. Non chiede soldi e non si sottrae alle giuste esigenze di trasparenza e corretta gestione. Auspichiamo però che il tanto richiamato impegno di ‘separare il grano dal loglio’ non finisca con il buttare via anche il grano”.

“I nostri caratteri e la nostra storia sono per noi fondamentali – conclude Perli – e per preservarli non escludiamo di adottare forme di protesta e di mobilitazione”. (Fonte: Ufficio stampa Forum nazionale del terzo settore)

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