Nazionale

Importante confronto con le Regioni su stili di vita e salute

A Bologna, il 10 e 11 luglio, i relatori del seminario Uisp hanno posto attenzione su intersettorialità e creazione di reti
 
Il Seminario organizzato dalle politiche Uisp per la salute e gli stili di vita, a Bologna il 10 e 11 luglio, è stato molto apprezzato anche dagli ospiti esterni. All’incontro sono stati invitati i referenti per la salute di dieci Regioni italiane, che hanno illustrato le strategie per i Piani di prevenzione regionali, davanti ad un uditorio formato da dirigenti territoriali e regionali Uisp. Ma è stata nche l’occasione, per loro, di confrontarsi sul lavoro svolto e i diversi approcci. (GUARDA IL VIDEO)

Annamaria Giannoni, della Direzione regionale diritti di cittadinanza e coesione sociale della regione Toscana ha detto: “Ringrazio per la possibilità di confronto con le colleghe che ci è stata offerta in questa sede, non è facile ritrovarsi in eventi simili. È già stato detto che condividiamo gli obiettivi del lavoro anche se interpretati diversamente, ma dobbiamo conoscere queste diverse interpretazioni per poter lavorare insieme. Allo stesso modo, in Regione, stiamo lavorando per mettere in rete tutti i progetti rivolti alla fascia d’età 6-18 anni, per conoscere le azioni messe in campo dai vari settori, come ambiente, cultura, agricoltura, e riuscire a condividere risorse e dati, per costruire strategie comuni”.

“Incontri di dialogo come questi sono veramente importanti per costruire ponti – ha detto Annarosa Pettenò, della sezione attuazione programmazione sanitaria, settore promozione e sviluppo igiene e sanità della Regione Veneto - anche perché uno dei punti cardine del piano nazionale della prevenzione e dei piani regionali della prevenzione è l’intersettorialità; quindi questo è un momento in cui concretamente si mette in atto questa parola, l’incontro tra settori diversi”.

Maria Donata Giaimo, dirigente del servizio prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Umbria, ha segnalato l’importanza dell’intersettorialità: “Il piano nazionale di prevenzione ha introdotto un principio fondamentale: il sistema sanitario da solo non può affrontare le sfide di salute che si trova davanti in questo momento nel nostro paese. Partiamo da un sistema sanitario nazionale che nonostante le difficoltà è uno dei migliori d’Europa, se non altro perché ha il principio base che è per tutti e gratuito. Dobbiamo però far sì che riesca a raggiungere anche chi, per svariati motivi, non è raggiungibile. Per fare questo sono necessari interventi strutturali, sostenibili”. 
“La mia impressione – ha detto Clara Pinna, della direzione centrale salute, integrazione socio sanitaria, politiche sociali e famiglia della Regione Friuli Venezia Giulia - è che dobbiamo smetterla come sanità di pensare di avere noi in mano il pallino della situazione. È necessario un cambio di prospettiva e capire che dalla comunità, dalla società noi dobbiamo imparare; dobbiamo metterci in una posizione d’ascolto, dobbiamo lavorare insieme con altre componenti della società, di cui siamo pari: tutti abbiamo un contributo da portare”.
Per Liliana Coppola, dirigente struttura tutela della persona, promozione della salute e igiene degli alimenti della Regione Lombardia, “l’intersettorialità funziona quando si prova ad essere diversi ma alla pari. La parola chiave del piano di prevenzione è formazione, quindi creare momenti in cui ci sediamo insieme e cerchiamo di capire cosa ciascuno può fare è l’unica strada possibile, ma va costruita per alimentare la credibilità reciproca”.

Giuliano Tagliavento, dirigente dell’area prevenzione della Regione Marche, ha precisato il ruolo degli Enti di promozione sportiva: “Le attività svolte in collaborazione con portatori di interesse specifici come gli Enti di promozione sportiva, in particolare con chi, come nel caso dell'Uisp, è anche Associazione di promozione sociale, sono fondamentali. Nel nostro caso regionale ipotizziamo e stiamo lavorando per degli accordi quadro regionali e poi con delle attuazioni attraverso coordinamenti locali nel territorio, perché è evidente che le azioni vanno poi sviluppate in territori anche piccoli sulla base delle esperienze e dei bisogni locali”.
Uno degli obiettivi fondamentali di questo nuovo piano della prevenzione è quello di lavorare sull’equità e per diminuire le disuguaglianze: “Un lavoro che va fatto sia a livello geografico, tra zone diverse di ogni regione e del paese complessivamente, sia a livello di diverse fasce della popolazione – ha detto Elena Coffano, del Centro regionale di documentazione per la promozione della salute della Regione Piemonte - È previsto in alcuni programmi dei piani regionali che si faccia un audit rispetto all’equità. Il Piemonte ha scelto questa strada in particolare sui programmi che riguardano gli stili di vita; ogni programma verrà monitorato sia rispetto al fatto che un’applicazione delle azioni possa generare nuove diseguaglianze, perché magari diretto in modo specifico o privilegiato ad alcune fasce di popolazione rispetto ad altre, sia che in effetti i piani possano contrastare le diseguaglianze”.

Si è parlato anche di coprogettazione: lo sport sociale può aiutare nella progettazione dei piani di prevenzione? Ha risposto Pirous Fateh Moghadam, del Dipartimento salute e solidarietà sociale della provincia autonoma di Trento: “Noi abbiamo avuto un’ottima esperienza con l’Uisp nella progettazione del piano, che a sua volta ha la capacità di coinvolgere altri soggetti come circoli per anziani e comuni”.
La maggior parte delle presenze al seminario Uisp sono state femminili: questa presenza ha un significato? Per Alba Carola Finarelli, responsabile guadagnare salute, servizio sanità pubblica della Regione Emilia Romagna, “poiché parliamo di un tema che prevede un impegno che dura nel tempo, probabilmente da parte delle donne c’è più un senso di prospettiva e di tenacia nel portare avanti le cose. C’entra poi la capacità di fare rete: una delle caratteristiche del nuovo piano è lo sviluppo di una rete che sostenga tutte le azioni, quindi alleanze e il mettersi in gioco anche investendo qualcosa di personale”.
La rete è stata anche al centro dell’intervento di Lilia Biscaglia, dell’area sanità pubblica, promozione della salute, sicurezza alimentare e screening della Regione Lazio: “Per una regione come il Lazio, che è in piano di rientro, l’intersettorialità torna anche utile, oltre a essere importante perché le azioni intersettoriali sono più efficaci. Non a caso noi abbiamo incontrato l’Uisp al di fuori dell’ambito sanitario”.
Emanuela Bedeschi, coordinatrice definizione piano di prevenzione regionale Emilia Romagna, ha tirato le conclusioni della giornata insieme a Daniela Rossi: “In questi anni di percorso gli operatori della sanità pubblica e i diversi enti e livelli che si occupano di salute hanno migliorato e approfondito le loro relazioni, in modo particolare l’Uisp che c’è sempre stata con una presenza capillare. È stato fatto un percorso importante che ha portato a definire e dare contenuto all’intersettorialità. Però è un lavoro ancora troppo legato alla sanità pubblica e a quelle realtà che si occupano di questi temi, come l’Uisp che è un associazione che vuole avere un ruolo di promozione sociale. Non è conosciuto né diventato patrimonio culturale di altri settori, e se questo non succede rischia di restare un discorso teorico”.

Il padrone di casa, il presidente dell’Uisp Emilia Romagna, Mauro Rozzi, ha evidenziato che “ci ritroviamo anche per completare un ragionamento, per contribuire a realizzare degli elementi che saranno fondamentali quando da domani torneremo ai nostri ruoli all’interno delle varie realtà, sentendoci parte di un progetto comune”. 
Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, ha descritto il ruolo che l’Uisp vuole ricoprire: “Abbiamo attraversato tutti i territori, abbiamo toccato tutte le regioni e quindi abbiamo portato a casa anche noi il nostro bagaglio, il nostro “monitoraggio del bisogno”, come lo abbiamo definito. Rispetto a quanto sta accadendo nel paese, ma anche nel rapporto con l’Europa e nelle relazioni internazionali, vogliamo capire come l’Uisp, dopo i suoi 67 anni di storia, può contribuire ad essere uno dei soggetti della promozione sociale, non soltanto della promozione sportiva, capace di migliorare la qualità della vita delle comunità e delle persone. Siamo sul terreno dei diritti, dello sport di cittadinanza, per essere un soggetto fino in fondo attore sociale con responsabilità nelle politiche pubbliche e del raggiungimento di benessere in comunità”.

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