Nazionale

L'Uisp per ricordare Pasolini e il suo amore libero per il calcio

"Un corpo, che è sempre rivoluzionario, perché rappresenta l’incodificabile". GUARDA I VIDEO di "Quando giocava Pasolini"

Pasolini fu ucciso quarant’anni fa e il suo ricordo è ancora vivissimo. C’è un motivo? Potremmo iniziare con una sua citazione ma l’idea da trasmettere è quella di riprendere in mano qualche sua opera e leggerla, stasera, tornati a casa. Tutto va bene ed è ugualmente moderno, intenso, se non sapete cosa scegliere partite da “Scritti Corsari”, un’antologia di suoi articoli apparsi su Corriere della Sera e Paese Sera tra il ’73 e il ’75. Ogni articolo, libro o film di Pasolini sembra scritto o girato oggi. L’amore per il calcio e quello per tutti gli sport (il basket e lo sci) gli derivava dall’amore per il “corpo, che è sempre rivoluzionario, perché rappresenta l’incodificabile”.

Un amore ricambiato da tanti amici ed estimatori che sabato hanno aderito all’iniziativa “Pasolini gioca ancora” promossa a Roma dall’Uisp, dal Comune di Roma e dal Mibac.

A 40 anni dalla sua uccisione, attori, scrittori, giornalisti si sono dati appuntamento sul campo del Fulvio Bernardini in un quadrangolare di calcio, insieme a Enzo De Caro, Edoardo Leo, Abel Ferrara, Maurizio Mannoni, Marco Risi, Marino Sinibaldi solo per citarne alcuni. GUARDA IL VIDEO

Ad aggiudicarselo è stata la nazionale scrittori Osvaldo Soriano Fc che ha superato soltanto ai rigori la Pasoliniana, formazione composta da veterani della squadra di rifugiati Liberi Nantes. Ma in campo si sono affrontate un po' tutte le anime di Pasolini, rappresentate dal Team Giornalisti Italiani e l'Italianattori che il poeta corsaro contribuì a fondare. "Nel mio ruolo di ministro della Cultura, credo di dovere, in qualche modo, scusarmi per le istituzioni che non hanno capito Pasolini e, anzi, spesso lo hanno emarginato", dice il ministro Dario Franceschini che ha dato il calcio d'inizio del torneo assieme a Ninetto Davoli. "Pasolini è stato tante cose - aggiunge il ministro - Anche calcio. Ci sono delle immagini bellissime di Pasolini in giacca e cravatta che gioca con i bambini nella periferia romana".

"Non dico che viveva per il calcio, ma quasi - spiega Ninetto Davoli - Lo chiamavano lo Stukas perché era velocissimo. Aveva una passione sviscerata. Qualche volta capitava che doveva fare delle conferenze ma se c'era una partita delle volte diceva una scusa per venire a giocare". Su un campo da calcio, Pasolini tentò anche di superare un diverbio con Bernardo Bertolucci. "Ma Bertolucci ci ha un po' fregato perché schierò degli ex giocatori - spiega Davoli - Pasolini si arrabbiò? A lui mica gli piaceva perdere. Giocava sulla fascia, era uno che faceva il doppio passo alla Biavati, era il suo idolo". Nel gioco del pallone, l'artista trovò un linguaggio, una forma espressiva assolutamente complementare alla letteratura. Il simbolo di una purezza perduta.

In questi giorni Rai Sport ha dedicato una serie di servizi a Pasolini e all’iniziativa organizzata dall’Uisp, da Dribbling (sabato 31 ottobre) alla diretta di Rai news 24. Abbiamo raccolto alcuni passaggi IN QUESTO VIDEO.

Stasera un servizio su Processo del Lunedi (Rai 3) e domani Luca Cardinalini ha confezionato un altro servizio per “Portami con te”, la trasmissione che debutta su Rai Sport 1 (ore 19.40).

 

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